Mar Piccolo trasformato in discarica: rifiuti raddoppiati in un anno

Mar Piccolo trasformato in discarica: rifiuti raddoppiati in un anno
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Domenica 26 Maggio 2019, 12:20
Di male in peggio, verrebbe da dire, anche se peggio di così obiettivamente è difficile. Il riferimento è al quadro disastroso emerso dall'indagine Beach Litter 2019 di Legambiente, che presenta anche quest'anno una situazione critica per l'area del Mar Piccolo di Taranto, in corrispondenza della Pineta Cimino.
«In quell'area - puntualizza Legambiente - abbiamo contato quest'anno 1535 rifiuti in 100 metri, pari a oltre 15 rifiuti per ogni metro. L'anno scorso ne avevamo contati 761, pari a 7 rifiuti e mezzo al metro. I fatti dicono che, al di là di annunci e protocolli, sulle sponde del Mar piccolo la monnezza non lascia, ma raddoppia!».

Un dato allarmante, plasticamente rappresentato da una montagna di rifiuti in cui la plastica, materiale non degradabile per eccellenza, è la padrona assoluta delle spiagge del Mar Piccolo, rappresentando il 93,5% di tutti i rifiuti trovati; il resto è costituito da metallo, con il 2,4%, legno, con il 3,4%, e gomma, con lo 0,7%.
«Nella gara a chi arriva primo vincono, tra i rifiuti trovati a Mar Piccolo, le reti utilizzate in mitilicultura, intere o in pezzi, solitarie o aggrovigliate in inestricabili nodi, pari al 49,5% del totale, praticamente uno su due. Assente invece, nel tratto monitorato, l'usa e getta (piatti, bicchieri, posate, cannucce) compreso nella recente direttiva Europea sulla plastica monouso. Il motivo è facilmente individuabile: alla spiaggetta di Cimino nessuno va a prendere il sole o a fare il bagno e quello che la ricopre non viene abbandonato da bagnanti, ma è costituito solo da ciò che viene depositato dal mare che, in questo caso, coincide per buona parte con i rifiuti delle attività di pesca e mitilicoltura».

Ecco l'elenco dei regali che il Mar Piccolo ha restituito: 3 telai di ruota, di bicicletta o di auto, in gomma, 7 altri pezzi di gomma, 1 cassetta di legno, 52 pezzi di legno, 35 lattine in metallo per bevande, 1 rottame in metallo, 1 rete metallica. E poi la plastica, tanta, tantissima plastica: 138 bottiglie e contenitori per bevande, 33 altri contenitori (barili, bidoni, fusti, secchi), 7 contenitori di olio motore, 63 cassette, scatole e ceste, 4 guanti, 760 reti o pezzi di rete, calze, sacchi per mitilicultura, 185 cime e corde, 5 boe e galleggianti per reti da pesca, 90 pezzi di plastica, 150 pezzi di polistirolo.
«Una mole incredibile alla luce della quale, anche a Taranto appare urgente prevenire la dispersione in mare delle reti di mitilicoltura in plastica, attraverso la sensibilizzazione, il controllo degli operatori economici, la gestione a terra (con un'efficace raccolta ed un corretto smaltimento), promuovendo e sperimentando l'utilizzo di materiali biodegradabili o comunque meno impattanti, e prevedendo un graduale abbandono delle reti di plastica secondo il modello virtuoso già attuato con gli shopper».

Di conseguenza tanto lavoro da fare per gli operatori del Progetto Verde Amico, lo specifico progetto di Bonifica e riqualificazione ambientale delle sponde e delle aree contermini, che si avvale di una scheda progettuale predisposta dal Commissario Straordinario alle bonifiche Vera Corbelli dopo un lungo periodo di verifiche e sopralluoghi.
Ma i risultati e i tempi di intervento non lasciano soddisfatti. «Al Commissario alle Bonifiche chiediamo una decisa accelerazione e di stimolare ed aiutare il mondo della pesca e della mitilicultura ad affrontare l'emergenza plastica in mare, a prevenire la formazione di rifiuti, a non abusare della plastica e adottare stili di vita e di lavoro più sostenibili, promuovendo innovazione e ricerca nell'ottica dell'economia circolare. La sfida che abbiamo di fronte è impegnativa: dobbiamo diminuire l'enorme pressione che l'uomo esercita sui mari e, a Taranto, sul fragile sistema del Mar Piccolo. Non c'è tempo da perdere: i rifiuti in spiaggia e sulla superficie del mare rappresentano appena il 15% di quelli che entrano nell'ecosistema marino e, con le pericolosissime microplastiche, stiamo mettendo seriamente a rischio la possibilità di vita sul nostro pianeta».
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