​«La lavanda dei piedi ai migranti andava fatta»

«La lavanda dei piedi ai migranti andava fatta»
di Nazareno DINOI
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Martedì 3 Aprile 2018, 16:43 - Ultimo aggiornamento: 18:41

«Se avessi immaginato quello che sta accadendo, mi sarei impegnato e avrei fatto di tutto per portare a termine ciò che avevo in mente di fare». Sono le uniche parole che riesce a dire padre Gabriele Maccariello  preso in pieno dalla valanga di polemiche caduta sulla sua chiesa per la vicenda della mancata lavanda dei piedi agli extracomunitari, durante la messa del giovedì santo. La storia, riportata dal Quotidiano di Puglia e rimbalzata sulla stampa nazionale, vede come protagonisti il 74enne di origine campana, padre Gabriele, e il suo confratello, padre Leonardo, entrambi dell’ordine dei servi di Maria, responsabili della chiesa di San Michele Arcangelo di Manduria. Un botta e risposta tra i due religiosi avvenuto durante la celebrazione della messa serale, di quel giovedì di Pasqua, ha fatto scoprire il motivo per cui il tradizionale rito del lavaggio dei piedi ai fedeli non si sarebbe fatto: padre Leonardo si era opposto all’idea avanzata da padre Gabriele di lavare i piedi a dodici extracomunitari (che non erano presenti perchè non più invitati), assistiti dalla Caritas del posto. Nella chiesa gremita di fedeli era calato il gelo e non pochi dei presenti non hanno perso tempo, una volta fuori, ad esprime sdegno su Facebook definendo l’accaduto come «un vergognoso atto di razzismo salito sull’altare».  È così iniziato il tam tam, prima sui social network e poi sui giornali e infine nella sede della curia vescovile di Oria che non ha potuto ignorare l’incidente. 

È stato il vescovo in persona, monsignor Vincenzo Pisanello, a volere incontrare i due sacerdoti dai quali ha voluto sapere tutto. Cosa si siano detti in quella occasione non è possibile sapere. È nota invece la posizione che la curia ha preferito fare uscire solo quattro giorni dopo l’accaduto. «Il rito della lavanda – hanno fatto sapere dal vescovado – non si è più fatto perché uno dei due religiosi non era stato informato per tempo dall’altro che aveva avuto per primo l’idea». Che l’inconveniente si possa chiudere così, è troppo ingenuo crederlo. Il più mortificato tra tutti è padre Gabriele, colui aveva organizzato tutto alla perfezione contattando personalmente i responsabili della Caritas i quali avrebbero dovuto “fornire” i dodici migranti. 
«Peccato – dice il servo di Maria improvvisamente al centro della cronaca – dopo il rito della lavanda gli avremmo offerto anche una pizza». Intanto la rete si scatena contro i «preti razzisti». Ma c’è chi li difende. «I servi di Maria non sono razzisti, io ero presente – scrive un parrocchiano - i sacerdoti avevano discusso in privato sulla possibilità di fare la lavanda agli extracomunitari ma non si erano messi d’accordo e il celebrante durante la messa ha accennato del fatto».

Dello stesso tenore la testimonianza di un addetto ai lavori. «Ero presente e stavo facendo servizio all’altare e perciò posso testimoniare che è stato solo un piccolo diverbio che ovviamente si poteva evitare, ma nella nostra parrocchia non c’è razzismo, ci sono invece molti chiacchieroni». Serviranno queste parole ad evitare gli strali della curia vescovile di Oria? 

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