Mancano le materie prime, ex Ilva a singhiozzo

Giornata convulsa in fabbrica e la Uilm valuta il ricorso "per comportamento antisindacale"

Mancano le materie prime, ex Ilva a singhiozzo
di Domenico PALMIOTTI
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Giovedì 16 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:03

Una giornata all’insegna della confusione quella di ieri in Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Con impianti fermi e poi messi in ripartenza 24 ore dopo. Con altri impianti che vengono riavviati dopo un periodo di inattività. Con un’incertezza generale, a breve termine come in prospettiva, che continua ad essere il dato di fondo dell’intera situazione.

La situazione

Cominciamo dalle fermate. Dopo la batteria 9 della cokeria, che l’altro ieri era stata fermata poiché mancava il sigillante per i coperchi, ieri c’è stata la fermata dell’acciaieria 1 e dell’altoforno 4. Motivo: mancanza di refrattari e ferroleghe. Nella giornata di ieri, quindi, il siderurgico ha marciato con un solo altoforno, l’1, poiché il 2 è inattivo da luglio, ed un solo convertitore dell’acciaieria 2, la quale ne ha altri due in manutenzione. Minimo del minimo. Poi, nel pomeriggio, la situazione ha cominciato a cambiare. 
L’azienda prima ha comunicato ai sindacati il riavvio da oggi del tubificio Erw e del treno lamiere della produzione lamiere 2, poi, sempre da oggi, la riaccensione dell’acciaieria 1 e il riavvio - cominciato già ieri sera per essere pronti oggi - dell’altoforno 4.

E oggi, inoltre, sarà rimessa in attività anche la batteria nove delle cockerie. Evidentemente, l’approvvigionamento di materiali e materie prime deve essersi in qualche modo normalizzato. Ma per i sindacati tutto questo è indice di disordine, di gestione approssimata e «di fabbrica che vive alla giornata senza alcuna programmazione». 


Intervenendo sulla fermata dell’acciaieria 1 e dell’altoforno 4, la Fiom Cgil dice che ne è derivato «un elevato numero di carri siluro pieni di ghisa (circa 15) da smaltire nella sola acciaieria 2». Per la Fiom, i lavoratori dell’acciaieria 1 che ieri erano di secondo e terzo turno sono stati «esentati dal prestare la loro attività» su scelta di AdI. «Questo assetto impiantistico - dice la Fiom all’azienda - determina rischi a carico delle persone e dell’ambiente assimilabili a quelli da voi esposti nella lettera accompagnatoria delle cosiddette “comandate allargate”». Per la Fiom «è assolutamente palese che, in assenza della macchina a colare (impianto di solidificazione ghisa) che possa fungere da “valvola di sicurezza” per la gestione degli squilibri tra la produzione di ghisa e il suo smaltimento e trasformazione nelle acciaierie, tale rischio rimane e non può essere fatto valere solo ed esclusivamente in caso di sciopero».
Rincara la dose la Uilm col segretario Davide Sperti: «Siamo orientati a presentare un ricorso articolo 28 per comportamento antisindacale. Contestiamo che in caso di sciopero l’ex Ilva, adducendo ragioni di sicurezza degli impianti, mette di “comandata” e obbliga alla presenza migliaia di persone, poi però accade che per scelta aziendale, come in queste ore, si vada davvero al minimo storico, con un altoforno e un convertitore, ma in questo caso, stranamente, la sicurezza non esiste più». 


E prima che si avesse notizia delle ripartenze, la Uilm aveva denunciato che «la fabbrica si sta fermando da sola, andando incontro ad eventi irreparabili da un punto di vista ambientale ed impiantistico». «A Roma o in altri incontri - prosegue il sindacato - si discute di revamping dell’altoforno 5 (unica condizione per garantire una prospettiva ed una tenuta del sito, visto il fine campagna degli altoforni 1 e 2), di ciclo combinato e addirittura di forni elettrici ad idrogeno verde tra 10 anni» ma «la quotidianità è fatta di gravi preoccupazioni e disagi come la mancanza di materie prime fondamentali per la marcia degli impianti, l’assenza di ricambi, di dispositivi di protezione individuale per la salvaguardia delle vite umane che operano sui reparti, la mancanza, addirittura, di carta asciugamani, di carta igienica, di acqua calda negli spogliatoi e di tanto altro». 
Per la Fim Cisl, che interviene con Biagio Prisciano e Vincenzo La Neve, «sicuramente è un fatto positivo il riavvio degli impianti tubificio Erw e produzione lamiere. Ma non si può andare avanti con ripartenze a singhiozzo - rilevano -. Siamo stanchi di assistere a questi continui stop and go che di fatto determinano una situazione di incertezza che ricade sempre e solo sui lavoratori, i quali diventano vittime delle scelte organizzative e perdono salario e dignità».

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