La mobilitazione. «Modello Pompei anche per Taranto»

La mobilitazione. «Modello Pompei anche per Taranto»
di Francesca Rana
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- Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 14:35
Una tregua, nel nome della cultura e con un forte obiettivo in comune: evitare la chiusura della sede di Taranto della Soprintendenza Archeologica della Puglia, attualmente all’ex Chiostro di San Domenico in via Duomo 33.
I circa 600, forse 700, ma meno di 1000, ieri mattina in marcia, avevano diverse idee sul modo di ottenere il risultato, spesso sono stati avversari e, in alcuni casi, lo sono ancora. Non tutti avevano in mente una strategia chiara, unica. Sapevano, tuttavia, di non voler perdere un simbolo autorevole, istituito nel 1907. Oltre un centinaio le associazioni, i gruppi facebook, i club service della prima ora, con una lista di adesioni in continuo aggiornamento sui social network, strumento di aggregazione di questa manifestazione di cittadini attivi.

Lo striscione simbolo “Giù le mani dalla Soprintendenza” era stato srotolato sulla facciata del Convento di San Michele in Piazza Castello alle spalle delle Colonne Doriche Arcaiche di fondazione greco spartana. Sono partiti poco dopo le 10 e, prima di mezzogiorno, hanno simbolicamente occupato a gruppi, nel rispetto del luogo e dei principi della tutela del bene culturale, l'ex Chiostro del Convento di San Domenico. Davanti alla targa della Soprintendenza Archeologica della Puglia, Carmine De Gregorio, spontaneo portavoce, ha esordito: «In base a questa riforma Franceschini, la nuova Soprintendenza dovrebbe avere la testa a Lecce, con una struttura operativa, né più né meno di un deposito, a Taranto. Il Chiostro di San Domenico dovrebbe dipendere da un Polo Museale barese. Siamo a questo “spezzatino”. E noi protestiamo». La speranza è riuscire a confluire in un unico grande comitato con una strategia unica: «La richiesta può essere un provvedimento specifico, affinché si mantenga la competenza archeologica della Soprintendenza della Puglia a Taranto, il modello di Pompei.

“Ritiro, del decreto, e palla al centro”». Tra meraviglia, stupore, orgoglio, qualcuno forse avrà scoperto un monumento, o l'esposizione “Sulla Strada...6500 anni fa. Ritratto di una società della Preistoria”, possibile grazie agli scavi di archeologia preventiva a Palagiano, commissionati dopo i primi rinvenimenti durante i lavori dell'Anas. O, forse, avranno riflettuto sulle ricadute occupazionali nel mondo delle cooperative di archeologi in fermento, pensierose sui rischi del patrimonio culturale ed archeologico, sulla scia della riforma Franceschini bis di riorganizzazione del Dicastero, ritenuta una potenziale anticamera, secondo indiscrezioni non confermabili, di ulteriori provvedimenti ministeriali di minaccia del principio di archeologia preventiva in vista dello sblocca italia.

I dipendenti della Soprintendenza devono rispettare un codice comportamentale e non rilasciano dichiarazioni. Eppure, alcuni di loro erano in città vecchia con tutti i loro timori sulle criticità della tutela se il decreto ministeriale non venisse ritirato. E i rappresentanti sindacali riuniti l'altro ieri nell’assemblea unitaria dei sindacati della Funzione Pubblica, Cgil, Cisl e Uil, e della Flp, Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche, hanno sfilato con le loro bandiere ed hanno ribadito le loro richieste, dopo aver proclamato lo stato di agitazione nel loro documento rivendicativo “Giù le mani dalla Soprintendenza” ed aver preannunciato un sit-in sotto la Prefettura: dimissioni del presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, Giuliano Volpe; ritiro della riforma Franceschini bis sulla riorganizzazione del Dicastero.
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