La difesa della moglie del medico contagiato: «Accuse ingiuste, mio marito ha seguito ogni procedura»

La difesa della moglie del medico contagiato: «Accuse ingiuste, mio marito ha seguito ogni procedura»
di Mario DILIBERTO
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Lunedì 23 Marzo 2020, 09:36
«Mio marito da tempo non si sposta dalla Puglia. Questa storia è surreale. Ha seguito le regole e quando aveva la febbre ha mendicato un tampone che gli è stato negato. Viviamo un doppio incubo. Mario rischia la vita e gli hanno scaraventato addosso responsabilità che non ha. Proprio mentre sta combattendo il Covid-19 nel letto di un ospedale».

Mirella Gatto trattiene a stento le lacrime al telefono. È un fiume in piena, però, nel difendere suo marito Mario Montemurro, il 60enne vicedirettore sanitario dell'ospedale San Pio di Castellaneta, in provincia di Taranto, bollato come l'untore del Covid-19 nel presidio sanitario. Da giorni Mirella, che di professione fa l'avvocato, e le figlie convivono con la malattia di Mario. E contemporaneamente schivano cattiverie e accuse piovute da tutte le parti e con tutti i mezzi. Un delirio a colpi di post e a chat unificate. Con il picco raggiunto ieri quando sono arrivati gli esiti dei tamponi eseguiti al San Pio, con sette operatori risultati positivi. Quel verdetto e le parole del Governatore Emiliano e del sindaco Gugliotti hanno alimentato una campagna di odio contro il vicedirettore sanitario, dipinto come un irresponsabile. Capace di entrare in ospedale tacendo i sintomi del Covid-19.

Mirellla, però, racconta una storia molto diversa, puntellata da dati oggettivi. A cominciare dal fantomatico viaggio a Milano imputato a Montemurro. La vox populi sostiene che lui sia andato in Lombardia in piena emergenza coronavirus a prendere la figlia universitaria. Una balla facilmente verificabile. Il medico effettivamente ha due figlie. Entrambe studiano medicina. La più grande a L'Aquila, la più piccola in un paese straniero.
La prima è rientrata a casa dall'Abruzzo molti giorni prima della malattia del papà. L'altra quando il medico aveva già la febbre.

«Questa è solo una delle tante bugie che abbiamo sentito» - sentenzia Mirella. «Mario spiega - ha avuto la febbre l'8 marzo. E da quel momento non è più andato in ospedale. Ha informato i colleghi e il medico curante. Ha anche chiesto di essere sottoposto al tampone. Per lavoro ha contatti con tanta gente e voleva escludere ogni ipotesi. Non hanno voluto farglielo. Lo hanno preso persino in giro. Ho ancora nelle orecchie le parole di chi lo sbeffeggiava. Lui, comunque, è rimasto sempre in casa». Da quell'8 marzo, quindi, Montemurro si è curato nella sua abitazione, senza accantonare quel dubbio Covid che accompagna un po' tutti in questo tremendo periodo. «Si è isolato in casa. Abbiamo confinato una delle nostre figlie nella tavernetta - continua la moglie - per evitare ogni tipo di rischio. Uno così accorto può mai essere superficiale in un ospedale?». Assolutamente no a seguire il lucido racconto di quei giorni. Perché quella febbricola alla fine è andata via.

«Si è ripreso e sembrava stare meglio. Il 13 marzo - dice Mirella Gatto - ha avvertito un senso di oppressione al petto. Ha contattato l'ospedale e gli hanno detto di andare. L'ho accompagnato io e abbiamo seguito la procedura. Siamo usciti di casa indossando guanti e mascherina. Così bardati siamo passati dalla tenda del pretriage dove hanno misurato la temperatura ad entrambi. Sono stata registrata anche io. Ho ancora il foglietto che mi hanno dato. Non ha nascosto alcuna informazione e lo hanno sottoposto ai raggi. Per loro era tutto ok e lo hanno rispedito a casa».

Qualcosa che non andava, però, c'era. Perché due giorni dopo la situazione è precipitata. Montemurro ha accusato problemi respiratori e la famiglia ha contattato uno dei numeri per l'emergenza Covid.
«E' arrivata prima l'automedica e poi l'ambulanza. Lo hanno portato al Moscati dove è stato sottoposto al tampone che ha invocato inutilmente per giorni. Ed è risultato positivo. Non abbiamo idea di come possa averlo contratto. Di certo anche lui è stato contagiato. Immagino in ospedale. Da qualcuno che non è stato individuato. Forse è un paziente asintomatico. Questa è la pura verità. Dove ha sbagliato mio marito? E quanto è ingiusto tutto quello che stiamo subendo? Noi e soprattutto lui. Accusato delle peggiori cose in un momento in cui non si può nemmeno difendere».
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