Santoro: «Insopportabili i veleni che inquinano l’aria di Taranto»

L'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro
L'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro
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Domenica 13 Giugno 2021, 05:00

Sviluppo e tutela dell’ambiente nel Sud, con l’ottica di abbattere il divario tra il Mezzogiorno e il resto del Paese. Un obiettivo che si può portare avanti prevedendo per questa parte d’Italia il 70% del “Recovery plan”. Questo, in sintesi, il pensiero del vescovo di Taranto Filippo Santoro. 
L’alto prelato, presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle settimane sociali, nell’ambito del webinar sul Sud Italia, promosso in preparazione all’evento che si terrà proprio nella città pugliese dal 21 al 24 ottobre prossimi.

Le dichiarazioni

«Il piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta l’occasione imperdibile perché progetti di sviluppo durevoli inizino ad essere realizzati nei nostri territori per segnare quell’energica ripresa di cui il Sud ha bisogno. Qui - ha aggiunto don Filippo - è necessaria una battaglia perché al Sud non vada solo il 40% del Recovery Plan, ma il 70% secondo quanto stabilito dall’Unione europea. Anche perché il nostro Sud è la più vasta e popolata area di sviluppo ritardato del continente». 
Un appello che si aggiunge a quelli del passato, con i quali l’arcivescovo di Taranto ha sempre posto l’attenzione sulla necessità di investire al Sud e in particolare sulla città dei due mari, per eliminare sperequazioni insopportabili.   

L'inquinamento di Taranto

Durante il suo intervento, infatti, ha posto l’accento sulle disparità che esistono nel Mezzogiorno rispetto al resto del paese parlando di situazioni insopportabili esattamente come non è più sopportabile l’inquinamento di Taranto. Un tema che è tornato di strettissima attualità nelle ultime settimane anche dopo il verdetto con il quale la Corte d’Assise ha chiuso il primo grado di giudizio del processone “Ambiente svenduto”. 
Una sentenza che con le sue condanne esemplari a carico dei vertici dell’Ilva e dei politici accusati di aver fatto da sponda a quel sistema industriale, ha chiuso una pagina di storia della città ma che può rappresentare il punto di partenza per individuare un modello di sviluppo diverso rispetto al passato, e in linea con una visione moderna più green e rispettosa della salute.

Un programma ambizioso nel quale si incastrano le parole del vescovo, il quale è tornare a sottolineare la necessità di investire risorse importanti nel Mezzogiorno.

La richiesta

Di qui la richiesta di destinare al Sud il 70% delle risorse del recovery plan. «Questo perché - aggiunto il vescovo - l’Europa sia effettivamente unita non a parole, ma nello sviluppo. E anche nell’interesse di tutto il nostro Paese perché se cresce il Sud, più del consueto minimo, cresce tutto il Paese. Attualmente in Europa il nostro Sud - ha ricordato monsignor Santoro - ha un reddito che è la metà di quello del Centro Nord e allo stesso tempo il Sud ha il doppio di disoccupazione del Centro Nord ed ha un livello di servizi sotto il minimo previsto dalla Costituzione. Il Paese giusto è quello senza divari ed è il Paese in cui non sei costretto ad emigrare per sopravvivere. Siamo di fronte ad una disuguaglianza insopportabile come sono insopportabili i veleni che inquinano l’aria di Taranto e di tanti altri siti dell’Italia».

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