Le aziende dell'indotto escono da Confindustria. Tensione alle stelle sull’ex Ilva di Taranto

La protesta dei lavoratori ex Ilva della scorsa settimana a Roma
La protesta dei lavoratori ex Ilva della scorsa settimana a Roma
di Domenico PALMIOTTI
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Lunedì 23 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21:03

Strappo in Confindustria Taranto. Era nell’aria e si è materializzato ieri. Le imprese dell’indotto Acciaierie d’Italia annunciano l’uscita da Confindustria. E lo fanno qualche giorno dopo il vertice del 19 gennaio col ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ma soprattutto una decina di giorni prima dell’assemblea generale dell’associazione, il 3 febbraio alle 10, nella sala a tracciare dell’Arsenale militare, col presidente nazionale Carlo Bonomi (“Taranto le sfide della transizione” è il tema scelto). 

Il documento di ieri delle aziende


Sono le imprese dell’indotto ex Ilva​, che dichiarano di lavorare anche con altre importanti aziende dell’area industriale tarantina. Rispetto agli ultimi documenti, in quello diffuso ieri non ci sono i nomi delle aziende, né le firme degli imprenditori. Alla fine del testo c’è scritto solo “Firma Comitato Indotto A.d.I. e Grandi Imprese”. E basta. Nei precedenti documenti, invece, nomi delle imprese e degli imprenditori titolari erano stati messi a penna alla fine del testo. Inoltre, nei documenti precedenti c’erano sia imprese che stavano in Confindustria e in altre associazioni datoriali ma anche da nessuna parte.

Si può quindi presumere che le imprese siano sostanzialmente rimaste le stesse. Ma ora l’uscita riguarda solo quelle di Confindustria.

Infatti nell’incipit del documento si sostiene che «tutte le aziende dell’indotto associate a Confindustria Taranto si sono dimesse in massa da Confindustria Taranto dopo aver constatato che occorre aprire una fase nuova. Una fase di pari dignità, di collaborazione costruttiva e di complementarità con le grandi imprese. Una fase meno politica e più concreta. Senza giochi di poteri e condizionamenti». «Il nostro comitato - spiegano le imprese - è un’aggregazione di aziende libere e senza condizionamenti ideologici, unitesi per interagire direttamente e trovare soluzioni costruttive, pragmatiche e quindi efficaci alle problematiche tipiche del rapporto con clienti di così grandi dimensioni. Abbiamo sentito di non essere rappresentate, rischiando di fare la fine del vaso di coccio come nel 2015 - dicono le imprese riferendosi all’anno in cui Ilva fu messa in amministrazione straordinaria con tutti i problemi che ne derivarono. In un assoluto vuoto di rappresentatività e lontane dalla palude della politica, le aziende dell’indotto hanno preso il cuore in mano e lo hanno gettato oltre l’ostacolo, appropriandosi del loro spazio e diventando protagoniste dirette del proprio destino, consapevoli che questa è una strada coraggiosa e senza ritorno. Una strada di assunzione di responsabilità».

Le motivazioni

Per queste imprese, «a peggiorare il clima e l’incertezza, ha contribuito l’inerzia della rappresentanza della Confindustria tarantina che, distratta e disorientata, aveva ormai derubricato in una routinaria questione tra semplici privati, le problematiche complesse della metalmeccanica e della siderurgia, delegandole alla competenza regionale e a loro dire nazionale». In riferimento all’ex Ilva, le imprese dicono che «attaccare questa fabbrica è una follia». Fabbrica «che riteniamo patrimonio comune e vogliamo proteggere a tutti i costi in quanto depositaria di tecnologie e di know-how vitali per la sopravvivenza economica e lo sviluppo del nostro territorio. È saggio difenderla aiutando a migliorarla. Per questo abbiamo lanciato messaggi di allarme al Governo e al Parlamento». Ma già da novembre, affermano, «in un crescendo spontaneo di adesioni e consensi, queste aziende hanno avuto la forza di prendere posizioni controcorrente nette e chiare. Posizioni positive e di netta contrapposizione con le idee confuse di altri attori locali. Abbiamo chiesto di fare presto ed essere convocati per esporre il nostro punto di vista direttamente, senza filtri, come attori esperti della materia e portatori di un interesse legittimo, giusto e sincero» - sostengono.
Per le imprese, «il riconoscimento di tanti sforzi è arrivato il 19 gennaio 2023, quando le nostre imprese dell’indotto, formalmente riunitesi in comitato (una vera e propria “associazione” regolarmente costituita), sono state accolte e ascoltate dal ministro Adolfo Urso presso il ministero delle Imprese e Made in Italy, al pari della stessa Acciaierie d’Italia, dei suoi soci, delle istituzioni e delle altre forze produttive e di rappresentanza. Su esplicito invito del ministro - concludono le imprese -, il nostro comitato parteciperà a tutti i successivi appuntamenti del tavolo di confronto indetti dal ministero, che saranno finalizzati allo sviluppo dell’accordo di programma e alla verifica passo dopo passo dell’avanzamento dei cronoprogrammi per la ripartenza e la decarbonizzazione di Acciaierie d’Italia».

La tensione


L’uscita delle imprese segna ora il culmine di una tensione che si era accumulata nelle ultime settimane. Ai primi giorni di gennaio, Salvatore Toma, presidente di Confindustria Taranto, aveva preso le distanze da queste imprese, che, oltre a schierarsi sempre a difesa dell’ex Ilva, avevano anche contestato lo sciopero dei sindacati definendolo “inopportuno”. «Non condividiamo né nel merito né nel metodo» - ha dichiarato Toma. E prima di lui anche il sindaco Rinaldo Melucci aveva contestato le aziende. Nel consiglio generale di martedì scorso di Confindustria sembrava essere stata raggiunta una tregua. Il documento da portare ad Urso fu approvato all’unanimità. E sembrava che solo il presidente di Confindustria dovesse esporre la posizione al ministro. Ma il 19, al Mimit, Toma si è ritrovato (a sua insaputa, ha dichiarato) il comitato, che è intervenuto anche prima della stessa Confindustria e di Confapi. Evidentemente, la dichiarata unanime di adesione manifestata in consiglio generale era venuta meno. O forse non era davvero tale. 
Infine, da più fonti associative imprenditoriali, non solo di Taranto, la mossa delle imprese viene messa in relazione con la partita delle nomine della nuova Camera di Commercio Taranto-Brindisi. Il decreto del presidente della Regione, Michele Emiliano, che invita le associazioni a designare i propri rappresentanti nel consiglio camerale, è da poco arrivato e Confindustria, apprende Quotidiano, farà le proprie designazioni a giorni. 

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