Incidenti stradali costruiti a tavolino: 26 indagati

Incidenti stradali costruiti a tavolino: 26 indagati
di Francesco CASULA
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Venerdì 10 Maggio 2019, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 10:29

Sono 26 gli indagati dell'ultima inchiesta sui sinistri stradali a Taranto. Il nuovo capitolo della saga che da anni sistematicamente riporta sotto i riflettori le truffe ai danni della compagnie assicurative è stata ancora una volta condotta dagli agenti della Sezione di polizia giudiziaria della Polstrada di Taranto. La particolarità, tuttavia, è che a condurla questa volta non è stata la procura ionica, ma quella di Trieste. Le compagnie coinvolte, infatti, sono la Allianz che ha sede a Trieste e la Genialloyd con sede a Milano: la competenza territoriale è stata individuata nella procura friulana dove per prima è stata presentata la denuncia della compagnia che ha avviato l'indagine, affidata comunque ai poliziotti di Taranto, e nella quale sono poi confluiti anche i sinistri che hanno interessato Genialloyd.

Sono 11 gli incidenti che per i poliziotti sono stati in realtà costruiti a tavolino con l'unico scopo di ottenere il risarcimento delle compagnie assicurative. I fatti cominciano nel 2013, ma la maggiorparte dei sinistri contestati risalgono prevalentemente all'anno 2014 e, a vario titolo, coinvolgono il 38enne tarantino Giovanni Latorraca, il 26enne Giovanni Cianciaruso, il 26enne Francesco Calderone, il 26enne Leonardo Perrucci, il 54enne Umberto De Rosa, il 27enne Davide Capriulo, il 34enne Antonio Capriulo, la 39enne Floriana Fucci, la 41enne Irene Tamborrino, il 41enne Angelo Tardiota, il 27enne Andrea Basile, il 24enne Francesco Vitti, il 33enne Francesco Scarci, il 45enne di Napoli Francesco Cars, il tarantino 68enne Alfonso Longobardi, la 26enne Nathalie Longo, la 30enne Michela Tognocchi, il 36enne Lorenzo Proto, la 28enne Antonia Alagni, il 42enne Antonello Santoiemma, il 26enne Angelo De Giorgio, il 26enne Emanuele Spina, la 45enne Bruna Fanelli, la 43enne Daniela Bimbola, il 35enne Mario Bimbola e, infine, il 46enne Vincenzo D'Andria.

Il primo incidente, stando a quanto si legge nell'avviso di conclusione delle indagini notificato nei giorni scorsi, secondo il pubblico ministero Matteo Tripani, coinvolge gli indagati Latorraca, Cianciaruso, Calderone, Perrucci e De Rosa che per «conseguire si legge nel capo d'accusa indebitamente l'indennizzo derivante da un contratto di assicurazione, denunciavano un sinistro non accaduto».

In particolare secondo la ricostruzione della Polstrada di Taranto Cianciaruso, Calderone e Perrucci erano a bordo di un'auto che sarebbe stata colpita da un Ape Car in retromarcia condotto da Latorraca: «Alle richieste scrivono gli inquirenti di risarcimento danni erano allegati certificati medici autentici rilasciati dal Pronto Soccorso dell'Ospedale Moscati di Taranto, attestanti delle lesioni falsamente denunciate e riferite ai sanitari dal predetti i quali in realtà non erano rimasti coinvolti in alcun sinistro, e non avevano riportato lesioni».

Il modus operandi negli altri incidenti non si distacca troppo da questo: una modalità che, in misura ridotta ricalca comunque lo schema che gli agenti della Stradale hanno ritrovato spesso nelle numerose inchieste messe a segno negli ultimi dieci anni. Gli indagati avranno ora 20 giorni di tempo dalla notifica per chiedere di essere interrogati o per presentare attraverso i propri legali delle memorie difensive per fornire le proprie giustificazioni.

Toccherà poi al magistrato triestino valutare gli elementi e decidere se chiedere l'archiviazione delle accuse oppure il rinvio a giudizio.

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