L'inchiesta su Capristo tra nuovi approfondimenti e il giallo del movente

L'inchiesta su Capristo tra nuovi approfondimenti e il giallo del movente
di Mario DILIBERTO
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Giovedì 21 Maggio 2020, 12:15
Circostanze da approfondire. Con dettagli coperti da omissis che potrebbero consegnare altri spunti investigativi. Perché l'inchiesta sul procuratore capo di Taranto Carlo Maria Capristo è ben lontana dalla sua definizione. Non mancano paraventi, anche nelle note in cui si dà conto di contatti con altre attività di indagine, nelle carte che la procura di Potenza ha scoperto martedì mattina per motivare i domiciliari decretati per l'alto magistrato e altri quattro indagati, tutti accusati di induzione indebita.

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Nella sua ordinanza, infatti, il gip di Potenza Antonello Amodeo, nel motivare i provvedimenti restrittivi specifica che le «indagini sono ancora in corso». Un passaggio non solo formale perché il fiume delle indagini appare davvero in piena e scorre anche in rivoli sviluppati sino ad oggi solo in parte.
Si intuisce, infatti, che l'attività delegata ai finanzieri è indirizzata non solo sul necessario tentativo di illuminare alcuni aspetti della vicenda madre, ma anche su episodi balenati nei mesi di attività investigativa sotto copertura. Dettagli in cui un peso potrebbero aver recitato i contatti e le conoscenze, a vari livelli, del procuratore capo.

In prima battuta, comunque, gli inquirenti intendono lavorare per verificare tutti i passaggi del caso per il quale sono scattati i clamorosi arresti. In questo senso, l'obiettivo è puntato sulle manovre, contestate a Capristo, per pilotare un'indagine affidata al pm di Trani Silvia Curione, sfruttando il carisma e l'influenza maturata negli anni alla guida della procura barese dove è rimasto in servizio sino al 2016.
Quel fascicolo interessava ai tre imprenditori di Bitonto arrestati con il procuratore e indicati come molto vicini al magistrato. Da quel procedimento, infatti, gli imprenditori volevano spuntare i benefici riconosciuti dalla legge alle vittime di usura.
Un vantaggio per il quale avrebbero chiesto l'intervento del procuratore amico che, secondo l'ipotesi accusatoria, si sarebbe prestato con le pressioni sulla magistrata mediante il suo agente factotum, anche lui ai domiciliari. La pm Curione, come è noto, non si è piegata alla richiesta recapitate a nome del suo ex capo, nel frattempo sbarcato a Taranto al timone della procura in cui lavora il marito della magistrata, il sostituto procuratore Lanfranco Marazia, e si è decisa a denunciare tutto.

La sua denuncia ha innescato lo scandalo che ha portato Capristo ai domiciliari. Tra gli aspetti da comprendere fino in fondo, per esempio, c'è il motivo per il quale l'alto magistrato si sarebbe deciso ad intervenire, spedendo come emissario dalla pm il suo poliziotto di fiducia, e mettendosi automaticamente a rischio. Un rischio che poi si è concretizzato. Può valere come movente il solo rapporto con i tre imprenditori? Anche se ritenuti nella cerchia dei fedelissimi attraverso la quale, secondo gli inquirenti lucani, Capristo avrebbe continuato ad esercitare la sua influenza sulla procura di Trani, lasciata quattro anni fa per accomodarsi sulla poltrona di procuratore capo di Taranto.

Quel presunto sistema di potere adombrato dagli inquirenti di Potenza, però, è anche al centro di ulteriori approfondimenti. Che passano attraverso una raffica di interrogatori che la procura intende avviare. Nella richiesta di misura cautelare, infatti si specifica che in questi mesi di attività investigativa «proprio per evitare una discovery che avrebbe potuto pregiudicare gli esiti dell'indagine in corso, gli inquirenti non hanno ancora escusso persone che potrebbero riferire altri elementi rilevanti». L'accusa, insomma, è intenzionata ad ascoltare diversi testimoni. Deposizioni nelle quali si punta a raccogliere elementi da poter eventualmente utilizzare come grimaldelli per ricostruire aspetti che si intrecciano con il lavoro condotto anche da altre procure.
I magistrati, in questo senso, intendono ascoltare non solo cancellieri e magistrati in servizio a Trani, dove secondo quanto emerge dalle intercettazioni, il club avrebbe dettato legge ancora, ma anche a Taranto. Un lavoro da condurre al riparo dal pericolo di inquinamento probatorio.
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