Inaugurato il Mudit, museo degli illustri tarantini

Il Museo inaugurato ieri
Il Museo inaugurato ieri
di Domenico PALMIOTTI
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Martedì 25 Ottobre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:32

È un viaggio nella memoria della città di Taranto attraverso 150 illustri tarantini, la cui vita e opera è stata ricostruita da un’ottantina di ricercatori. Da Archita ad Aristosseno per la storia antica, da Benedetto Brin ad Aldo Moro per la politica, da Mario Costa ad Anna Fougez, da Dino Milella a Leo Pantaleo per arte, musica e teatro. Ma è soprattutto un tassello di quel rilancio di Taranto che, accanto alla ricerca di nuova economia e alla costruzione di infrastrutture materiali, sta investendo, e vuole continuare a farlo, anche nella cultura. Ecco cos’è il Museo degli illustri tarantini, Mudit in sigla, inaugurato ieri sera.

Un'altra vita per l'ex masseria

Si trova nella masseria Solito di via Plateja che da anni era un rudere. Edificato nel ‘600, dal nome della famiglia proprietaria dell’intero agro nel diciottesimo secolo, con linee architettoniche del ‘700, il complesso è stato abitato sino agli anni ‘80 del secolo scorso. Poi più nulla, se non un continuo degrado. C’è stato anche il rischio di vedere la masseria abbattuta. A marzo 2011 un costruttore edile di Bari aveva infatti comprato il suolo e ottenuto la concessione per edificare. Ma la demolizione fu evitata grazie ad una mobilitazione popolare e culturale e da lì è partito il rilancio che ha portato il complesso sino ad oggi. 

L'esposizione


Restaurata e in una veste completamente rinnovata ma rispettosa delle preesistenze, la masseria si compone di piano terra, primo piano ed uno spazio verde all’esterno che in estate sarà usato per proiezioni e spettacoli. 
Al piano terra ci sono il bookshop, il caffè letterario, l’area ristoro, l’infopoint, la biblioteca multimediale e la sala con l’esposizione permanente dei tarantini illustri. Al piano superiore trovano posto una hall d’ingresso per mostre d’arte e di foto ed una sala convegni da 40 posti che può anche trasformarsi in laboratori didattici.

C’è un ascensore panoramico e prossimamente saranno esposti anche i reperti archeologici magnogreci, del quarto secolo Avanti Cristo, venuti alla luce durante i lavori. «Il progetto nasce nel 2015 - spiega Ubaldo Occhinegro, ex assessore del Comune di Taranto e coordinatore del recupero - quando l’associazione centro studi Cesare Giulio Viola fa una richiesta al Comune per salvare la masseria. Da allora abbiamo cominciato a lavorare a stretto contatto col Comune per proporre un progetto che fosse pubblico. Trattandosi di un bene privato, è stato necessario cambiare la destinazione d’uso dell’edificio. E nel 2018 il Comune adotta il progetto del Mudit». 

La storia dell'intervento


E qui il sindaco Rinaldo Melucci racconta un particolare. Fu proprio Occhinegro, in qualità di architetto, a presentare il progetto al Comune. «E ce lo presentò e illustrò con tanta passione - racconta Melucci - che dopo un po’ Occhinegro lo abbiamo anche nominato assessore». L’intervento è stato quindi candidato al bando regionale “Community Library” ed ha vinto un finanziamento da 1,6 milioni di euro. Bando poi usato anche per la biblioteca Acclavio. I 180 tarantini illustri sinora catalogati sono un numero provvisorio perché il lavoro di ricerca prosegue. «L’edificio era inaccessibile e non aveva impianti - spiega Occhinegro -. È stato fatto un restauro conservativo di quello che era possibile nonché rimasto. Si è ricostruita completamente la parte superiore, perché il tetto era crollato in più punti, recuperando le tegole e gli antichi vessilli della facciata, e sono state consolidate le murature che si stavano sbriciolando. È stato poi fatto un enorme lavoro statico e rifunzionalizzato il tetto della parte bassa. Che è diventato un tetto giardino dove adesso crescerà la vegetazione».
Il bando prevedeva la gestione di un anno al soggetto vincitore dell’appalto lavori. Se l’è aggiudicato l’impresa Edilres insieme alla cooperativa Museion per il restauro e la fase di start up. L’associazione Viola - con Enrico Viola, parente dello scrittore Cesare Giulio - e il comitato tecnico scientifico supervisionano infine il censimento di tutte le schede. 

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