Import-export, il saldo è negativo: «Bisogna diversificare»

Import-export, il saldo è negativo: «Bisogna diversificare»
di Paola CASELLA
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Lunedì 20 Settembre 2021, 05:00

Bilancia commerciale in rosso  per Taranto. È quanto emerge dalla lettura dall’analisi dell’import-export realizzata dall’Osservatorio Economico Aforisma che pone in particolare la lente di ingrandimento sul primo semestre del 2021. Bene, invece, a livello nazionale, con un attivo di 29 miliardi di euro rispetto al surplus di 23 miliardi del corrispondente periodo del 2020.

Lo studio

L’Osservatorio elabora dati ed indicatori statistici in materia di imprenditoria, credito, internazionalizzazione, mercato del lavoro, previdenza, fisco, redditi e consumi. «La Puglia, con un export di poco più di 4 miliardi di euro, - ha spiegato il responsabile dell’Osservatorio Economico Aforisma Davide Stasi , commentando il dato regionale - rappresenta meno del 2 per cento, più precisamente l’1,6 per cento del totale dell’export nazionale». 
Nel primo semestre, il valore delle esportazioni è stato di 4.076.185.331 euro, mentre quello delle importazioni di 4.655.201.313 euro. Il saldo fra questi due valori risulta negativo per 579.015.982 euro e, dunque, la bilancia commerciale è in rosso, con conseguente uscita netta di capitale monetario. In relazione all’export, la provincia pugliese che ha esportato di più è quella di Bari (2.018.398.154 euro), seguita da Taranto (531.157.082 euro); Brindisi (488.364.409 euro); Foggia (400.965.971 euro); Lecce (338.790.270 euro) e Barletta-Andria-Trani (298.509.445 euro). Per quanto riguarda l’import, la provincia pugliese che ha importato di più è quella di Bari (2.028.844.106 euro), seguita da Taranto (1.243.330.738 euro); Brindisi (447.237.249 euro); Foggia (356.569.659 euro); Barletta-Andria-Trani (343.324.898 euro) e Lecce (235.894.663 euro). 
La bilancia commerciale risulta quindi negativa per Taranto (-712.173.656 euro). «Sono dati che, in realtà, già conoscevamo, mancavano solo quelli dell’ultimo semestre che non avevamo ancora ricevuto». L’assessore allo Sviluppo economico e Turismo del Comune di Taranto Fabrizio Manzulli, dopo aver letto quanto emerso dall’analisi dell’import-export, non si dice per nulla sorpreso né preoccupato e ne spiega il perché. «La bilancia pugliese - ha osservato - è sempre stata in negativo, la Puglia è una terra che ha sempre più importato che esportato; la situazione, invece, a livello tarantino è sicuramente determinata dal processo monoculturale legato all’acciaio che con il discorso della pandemia ha avuto inevitabili cali. Taranto resta, comunque, la seconda provincia di Puglia per volume di export e di import». 
L’amministratore ha poi chiarito che non essere allarmati non significa, però, ignorare la questione. «È chiaro - ha detto - che devono crescere le esportazioni, soprattutto quelle legate alla diversificazione produttiva, perché la storia di tutti i Paesi insegna che nel momento in cui ci si lega a pochi settori produttivi - e questo è esattamente il nostro caso e probabilmente è stato anche il nostro male - basta una piccola flessione di mercato per avvertirne in maniera marcata gli effetti. La dicotomia esistente tra il discorso dell’acciaieria e tutto il resto chiaramente si ripercuote poi su tutta una serie di settori».
L’assessore Manzulli ha così raccontato cosa sta facendo l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Rinaldo Melucci: «Proprio per correggere questa situazione generata da scelte del passato, abbiamo avviato da tempo la forte spinta verso la diversificazione. Diversificazione che deve investire il campo industriale, agricolo, turistico, l’innovazione. È fondamentale questo aspetto. Quando parliamo di innovazione l’immaginario collettivo va verso la tecnologia, ma l’innovazione riguarda anche il metodo, i processi, l’organizzazione, il management, la formazione del personale che è ciò di cui si ha davvero tanto bisogno nel nostro territorio e che spesso fa la differenza tra Nord e Sud Italia». 
L’amministratore cittadino ha evidenziato, inoltre, che dall’analisi delle aziende italiane ed europee emerge che hanno invertito la rotta, vedendo crescere la bilancia dell’export rispetto all’import, quelle che hanno investito moltissimo in innovazione, ricerca e sviluppo. «È per questo - ha affermato - che abbiamo candidato Taranto al bando europeo sui Poli di innovazione tecnologica.

Abbiamo chiamato il polo Mihub, cioè polo del Mediterraneo. La nostra candidatura è risultata ammissibile e il progetto ha ottenuto un punteggio molto alto. Si chiedeva di creare aggregazione e noi lo abbiamo fatto, aggregandoci al progetto della maccatronica e dell’aerospazio, perché anche quel tipo di start up, ricerca e sviluppo e poi innovazione si lega alla blu economy che stiamo cercando di realizzare relativamente a tutte le attività portuali, marittime, infrastrutturali e a tutto ciò che si lega a quei processi che, a loro volta, ricadono sull’esportazione di prodotti agricoli, di cui la nostra terra è ricchissima». 

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