Nel Tarantino si sono registrate 270 morti premature in dieci anni. Sono i dati dell'Oms, Organizzazione mondiale della sanità. Nell'area di Taranto a ridosso dell' Ilva, nel decennio che precede l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) del 2010, ci sono stati almeno 270 morti premature ma potrebbero essere anche 430.
Il rapporto
Lo ha stabilito il "Rapporto di valutazione di impatto sanitario per gli scenari produttivi dell'acciaieria di Taranto", condotto dall'Oms su commissione della Regione Puglia e presentato oggi online da Francesca Racioppi, direttrice Centro Europeo per l'Ambiente e la Salute dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, e da Marco Martuzzi, attuale direttore del Dipartimento Ambiente dell'Istituto Superiore di Sanità, ed ex dirigente Oms.
Nel dettaglio, per l'area oggetto della valutazione di danno sanitario, il rapporto Oms calcola in circa 270 morti premature, ma il range arriva fino a 430 decessi evitabili: l'intervallo annuo è infatti di 27-43 morti premature.
Se fossero invece state applicate le prescrizioni previste dall'Aia 2015 - sempre secondo l'Oms - le morti premature non supererebbero le 50 unità con un range fino a 80 decessi nel corso dei successivi dieci anni.
Le emissioni
«L'impatto degli impianti» ex Ilva, dal 2010 al 2015, sull'ambiente e la salute dei cittadini «è stato considerevole ma non del tutto caratterizzato. Mentre le emissioni dirette nell'aria sono relativamente ben monitorate, si sa meno di altre vie di esposizione, come l'inquinamento di suolo e acqua. Le emissioni nell'aria dell'impianto ex Ilva, rispetto alla concentrazione di Pm 2.5, sono causa di eccesso di mortalità e altri impatti negativi sulla salute che hanno anche costi economici».
Lo studio è iniziato nel 2019. «Le stime di questo rapporto sono pienamente in linea con le valutazioni della Regione Puglia», è stato detto. Racioppi ha sottolineato che «non è stato possibile stimare accuratamente gli impatti sulla salute meno gravi, rispetto alla mortalità, che riguardano i bambini».