Ilva, altri sei mesi per i lavori. Proroga al piano ambientale. E sulla vendita i sindacati chiedono un incontro a Renzi

Ilva, altri sei mesi per i lavori. Proroga al piano ambientale. E sulla vendita i sindacati chiedono un incontro a Renzi
di Tiziana Fabbiano
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Venerdì 8 Gennaio 2016, 11:08 - Ultimo aggiornamento: 18:52

I primi sei mesi di proroga dell’Aia erano arrivati con il decreto legge Ilva di dicembre. Ieri, durante il primo esame del provvedimento, il decreto è stato approvato dalle commissioni Attività produttive e Ambiente ma con degli emendamenti.



Il più importante è l’ulteriore slittamento del completamento dell’autorizzazione integrata ambientale. Viene prorogato al 30 giugno 2017 il termine per la realizzazione del piano ambientale previsto per lo stabilimento di Taranto. Il decreto prevedeva appunto già una proroga al 31 dicembre 2016. Nel capoluogo jonico lo spostamento del termine dell’Aia scatenò già a dicembre vibranti polemiche e di certo l’ulteriore allargamento delle maglie dell’Aia (sia temporale sia nelle modalità di esecuzione del risanamento) sarà accolto dai tarantini in maniera fortemente negativo.

La sensazione che la maggioranza di governo voglia diluire il piano ambientale da una parte e favorire la cessione ai privati dell’Ilva dall’altra crea sconcerto nei tanti che avevano scommesso sulla possibile, benché difficile, ambientalizzazione della fabbrica.
Un altro emendamento approvato ieri modifica il comma della legge di Stabilità sugli 800 milioni che servono al risanamento ambientale. Ora i commissari straordinari del gruppo Ilva potranno «contrarre finanziamenti statali» per 800 milioni di euro «al fine esclusivo dell'attuazione e della realizzazione del piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitarie». Precedentemente il finanziamento era solo coperto da garanzia dello Stato.

Insieme alle cattive notizie almeno una buona: sarà più facile per le aziende dell'indotto Ilva accedere al fondo di garanzia per le aziende in difficoltà. Un emendamento, come ha spiegato il sottosegretario al ministero dell'Economia Pier Paolo Baretta, prevede «parità di accesso al credito per aziende che devono le loro difficoltà economiche proprio a causa del rapporto con l'Ilva e non per condizioni di mercato». L'emendamento infatti prevede che possano accedere al fondo le aziende, che pur non rispondendo ai requisiti previsti, abbiano un fatturato che, negli esercizi 2011 e 2012, sia stato costituito per «almeno il 75% del relativo importo in beni e servizi allo stabilimento Ilva».

Dopo il vaglio di ammissibilità svoltosi ieri mattina, sono rimaste una sessantina di proposte di modifica sulle quali le Commissioni hanno votato. Nel pomeriggio le commissioni Attività produttive e Ambiente delle Camera hanno chiuso l’esame del nono decreto. Il provvedimento è atteso lunedì mattina in aula per la discussione generale, a Montecitorio.

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