Il racconto: «Io, tarantino, nell'inferno di Vienna sotto l'attacco dei terroristi»

Il racconto: «Io, tarantino, nell'inferno di Vienna sotto l'attacco dei terroristi»
di Lucia J.IAIA
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 4 Novembre 2020, 15:40 - Ultimo aggiornamento: 15:42

Nell'ora più buia, così definita dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz, le raffiche di fucile hanno terrorizzato Schwedenplatz. E qualcuna è anche finita di rimbalzo, sulla vetrina di un bar-ristorante dove Ciro Svaldi, tarantino di 50 anni, aveva appena servito due gelati ad un tavolo. «Ho sentito degli spari e subito dopo, decine di persone si sono rifugiate nel bar. Erano circa le otto della sera e trattandosi di una città piuttosto tranquilla, mi sono sorpreso per quanto stava accadendo fuori, pensando ad un regolamento di conti o ad una rapina finita male».


Ciro ripercorre con la mente quei minuti interminabili. «Abbiamo serrato le porte del bar in cui lavoro come cameriere e ci siamo nascosti negli angoli, invitando la gente a restare tranquilla. La maggior parte dei presenti in effetti, ha mantenuto la calma, mentre fuori si continuava a sparare. Ho pensato anche ad una maxi rissa ma mai ad un atto terroristico che, nel mio immaginario, si sarebbe manifestato con una bomba e comunque, non in una città come Vienna».


A circa 30 metri da questo ristorante, un poliziotto ha perso la vita sotto i colpi di un attentatore. «Credo che il killer si trovasse a una settantina di metri da noi prosegue Ciro ma, in quel momento, era tutto poco chiaro. I clienti hanno cominciato a telefonare dai loro cellulari ed anch'io ho avvisato i miei familiari di quello che stava avvenendo sotto i miei occhi». Ad un certo punto, Ciro e gli altri clienti si sono spostati nella cantina del ristorante dove una maggiore sicurezza ma, mentre erano di sotto, il rumore dei tavoli al piano superiore ha fatto temere il peggio. «Sì ricorda ho avuto paura che qualcuno fosse entrato per sparare sulla gente ma, per fortuna, era la polizia che ci ha rassicurati ed invitati ad uscire, pian piano, dal retro. Io però, sono rimasto nel bar fino alle 2.30 del mattino perché le forze dell'ordine hanno utilizzato il locale come base operativa».
Durante quei concitati momenti, Ciro si è tenuto in contatto telefonico con il fratello Gianni che, in uno stato d'ansia comprensibile, gli ha consigliato di silenziare il telefono, di nascondersi e restare tranquillo. «A dire il vero ammette Ciro non ho avuto paura per la mia vita ma che potesse accadere qualcosa agli altri.

Ovviamente, ora a freddo e avendo appreso che si è trattato di un atto terroristico, mi rendo conto del pericolo in cui mi sono ritrovato».


I clienti, durante la notte, sono rientrati nelle loro abitazioni mentre questa mattina potranno andare a recuperare gli effetti personali lasciati nel bar. «Mi ha colpito l'atteggiamento di due anziane signore che, nonostante tutto, nella stessa serata hanno insistito affinché potessero pagare il conto. La gente, anche durante la sparatoria, non ha urlato e non ho visto scene di panico. Forse questa società ci ha abituati a tutto, compresi atti terroristici che, statisticamente, accadono ormai un po' ovunque».
Il commando è entrato in azione poco prima che scattasse il lockdown anti-Covid con diversi attacchi nei pressi della Sinagoga e in altri cinque punti della città. Al momento, alcuni terroristi sono ancora in fuga, mentre uno di loro è stato ucciso durante l'attentato. Austriaco di origini albanesi, pare avesse annunciato su Instagram il proposito criminale. Il triste bilancio della serata è di 4 morti e 22 feriti. Per tutta la giornata di ieri, nel Paese si sono susseguite perquisizioni e fermi, mentre il governo ha annunciato tre giorni di lutto nazionale. «Alla difficile situazione del Covid conclude Ciro si aggiunge anche questa. Credo che l'Austria non abbia mai attraversato un momento così nero. Vivo a Vienna da 17 anni ed è sempre stata una città assolutamente tranquilla. Ora invece, la tensione è altissima».

© RIPRODUZIONE RISERVATA