Anche Beppe Fiorello, poche sere fa su RaiUno nel suo Penso che un sogno così, doppia biografia per suoni ed immagini (quella di una figura fondamentale della sua vita, suo padre, e quella di una figura fondamentale per lui e per suo padre, Domenico Modugno), facendo riferimento ad Amara terra mia, una canzone dell'indimenticabile Mimmo dedicata a tutto il Sud, ha fatto accenno a Taranto e al disastro ambientale da cui tenta di fuggire.
E quindi bene ha fatto il dossier preparato per l'annuale confronto in vista della designazione a Capitale italiana della Cultura a non trascurare ambiente e clima innestandoli nel progetto di rinascita della città accanto a libri, teatro, a tutto ciò che la gente considera cultura. Mentre la parola, lo sanno bene gli studiosi, indica molto altro. Ma basteranno il mare e i delfini e tutto il resto contemplato nel saggio dei saggi a convincere oggi i componenti della commissione giudicatrice?
Si prende allora la domanda e la si gira ad Aldo Perrone, uno dei più noti intellettuali tarantini. Fondatore e guida del Gruppo Taranto. E già queste due parole incutono rispetto. Sapendo quanta storia e quante battaglie ci sono nel passato di questo sodalizio. Risponde Perrone: «Purtroppo come alcuni impegnati sono bravi nel citare un film ma non il romanzo che lo ha ispirato, così anche dalle nostre parti si avverte questa lacuna». Frase sibillina che invoca chiarimenti. Il riferimento, nelle parole del fondatore del Gruppo Taranto, abbraccia tutto: dossier e corto promozionale. «Mi colpisce il solito gusto per l'esterofilia. Il provincialismo si comporta sempre così perché non conosce in maniera seria l'identità dei propri luoghi».
Già il mare: basterà lui, basteranno i delfini, e tutto il resto a vincere? «Io spero proprio di sì per Taranto. Ma temo non solo per l'approvazione e la vittoria ma anche per l'attuazione di progetti di alta qualità che le diano il segno del valore del nostro territorio e della nostra cultura».
Teme? In che senso? «Da quanto finora appreso, pare un'avventura culturale legata agli indici di gradimento. E questa allora è tutta cultura effimera». E, per concludere, nel dossier cos'altro ha suscitato il suo interesse? «Potrei far riferimento alla Grecìa salentina. Ma allora penso alla grande cultura greca che si sarebbe potuta saldare alla Taranto di Quasimodo. Il Premio Nobel ha dedicato una delle più grandi pagine della sua vita alla città. Sarebbe stata la grande occasione per ricordare un profondo legame. Non averlo fatto, è un'occasione perduta».
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