Gps in auto per controllare la moglie: marito sospettoso assolto in Appello

Primo passo di quello che poi si è rivelato il naufragio dell’unione

Gps in auto per controllare la moglie: marito sospettoso assolto in Appello
Gps in auto per controllare la moglie: marito sospettoso assolto in Appello
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 3 Maggio 2023, 21:39 - Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 12:31

Era convinto che la moglie avesse una doppia vita. E per confermare quel sospetto che lo tormentava, piazzò un apparecchio gps con tanto di microfono nella macchina della donna. Il sospetto è rimasto sulla carta, ma lui è finito nei guai.

Perché la moglie lo denunciò subito dopo aver scoperto quel meccanismo sistemato nell’abitacolo della sua vettura con lo scopo di spiarla. Primo passo di quello che poi si è rivelato il naufragio dell’unione.

Cosa successe

Per quell’escamotage l’uomo, si tratta di un tarantino di 49 anni, venne condannato in Tribunale a sei mesi di reclusione per il reato di interferenza illecita nella vita privata, oltre all’obbligo di risarcire la compagna dalla quale nel frattempo, come si è accennato, si è anche separato.

Una beffa insopportabile per il marito che, tramite il suo difensore, l’avvocato Maurizio Besio, ha impugnato quel verdetto in Appello. E l’altro giorno la Corte, presieduta dal giudice Giovanna De Scisciolo gli ha dato ragione. Il collegio d’appello, infatti, lo ha assolto accogliendo il ricorso della difesa. I giudici, sposando le argomentazioni dell’avvocato Maurizio Besio, hanno ritenuto che il comportamento dell’uomo non sia punibile alla luce di quanto previsto dall’articolo 615 bis del codice penale, ovvero il reato di “interferenze illecite nella vita privata”. Per questo ha assolto l’imputato cancellando condanna e obbligo di risarcire la ex. Un verdetto che ha concluso una battaglia in punto di diritto in Appello dove è sbarcata una querelle tra ex coniugi deflagrata ben cinque anni fa. Correva maggio del 2018, infatti, quando il marito sospettoso, dopo aver fatto ricorso anche ad un investigatore privato, progettò di spiare i movimenti della moglie piazzando il Gps nell’abitacolo della vettura.
L’apparecchio, dotato di un microfono, gli consentì di monitorare i movimenti della donna che venne intercettata in un’altra città. 

Al netto dei suoi sospetti, però, dopo la scoperta di quell’apparecchio e delle conseguenze di quella intercettazione, la donna decise di denunciare quello che all’epoca era suo marito. E per il tarantino cominciarono i guai. 
Per lui scattò l’incriminazione per interferenza illecita nella vita privata. Il giudice di primo grado lo ritenne colpevole e lo condannò a sei mesi, con lo sconto riconosciuto per la scelta del giudizio abbreviato, oltre all’obbligo di risarcire la ex moglie. Come si è detto, quella sentenza è stata impugnata e in Appello la musica è cambiata. Il legale dell’imputato ha sostenuto che l’abitacolo della macchina, della quale il suo assistito era comproprietario, non può essere considerato o assimilato ad un luogo di privata dimora. E per sostenere la sua tesi ha prodotto due sentenze della Cassazione. In una, in particolare, si dava conto del comportamento di un fidanzato geloso che, per controllare la compagna, aveva escogitato un sistema davvero singolare. In pratica nella macchina della ragazza aveva lasciato un cellulare con la suoneria esclusa e con il meccanismo di risposta automatica azionato.
In questa maniera per “ascoltare” le conversazioni della giovane non faceva altro che comporre il numero di quel cellulare che, senza squillare e grazie alla risposta automatica, si trasformava in un microfono senza che la giovane se ne rendesse conto.

Anche in quel caso l’abitacolo della macchina non venne considerato un luogo in cui applicare l’articolo 615 bis. Esattamente come stabilito dalla Corte d’Appello di Taranto l’altro giorno nel caso del marito geloso. In base allo stesso principio, quindi, il tarantino è stato assolto perché il fatto non sussiste. Per effetto dell’assoluzione, quindi, la Corte ha anche cancellato l’obbligo di risarcire la ex moglie.

© RIPRODUZIONE RISERVATA