Il pizzo nei campi: due arresti

Il pizzo nei campi: due arresti
di Nazareno DINOI
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Mercoledì 3 Agosto 2016, 09:34 - Ultimo aggiornamento: 15:17
Non si accontentavano di estorcere denaro contante. Ma facevano firmare impegni di credito alle loro vittime. E se non accettavano gli arrecavano danni alle colture. Per questo sono finiti in carcere un uomo e una donna, ginosino lui, di origini romene lei. A far scattare le manette ai loro polsi sono stati i carabinieri della stazione di Ginosa marina protagonisti di una trappola organizzata con la collaborazione di una vittima di minacce e vessazioni continuate. A finire in carcere con l’accusa di estorsione in flagranza, è stato il 55enne Sergio Salvatore, già noto alle forze dell’ordine e una trentatreenne rumena, conosciuta come «caporale» di manodopera per lavori nei campi, entrambi residenti a Ginosa marina.
 
A denunciare la coppia, permettendo ai militari di mettersi sulle loro tracce, è stato un imprenditore agricolo del posto, conduttore di un appezzamento di terreno, adibito alla coltivazione di uva, di proprietà della consorte. L’uomo, esasperato dalle continue minacce, vessazioni ed episodi intimidatori nei suoi confronti da parte della coppia, aveva deciso di querelare i due presunti estorsori che il giorno prima, questo ha raccontato ai militari, lo avevano contattato telefonicamente minacciandolo di danneggiare il suo vigneto nel caso in cui non avesse provveduto a consegnare loro la somma di 600 euro, frutto di una precedente attività di intermediazione illecita finalizzata al reperimento di manodopera a nero. L’imprenditore aveva poi riferito ai carabinieri che a distanza di due ore da quella chiamata, si era recato nel proprio vigneto notando nelle vicinanze un’autovettura di marca Alfa Romeo con a bordo i due complici che si allontanavano in tutta fretta. Entrando nella sua proprietà, il coltivatore avrebbe poi scoperto che erano state recise quaranta ceppi di vite.

Era stato questo a fargli trovare la forza di denunciare e raccontare tutto ai carabinieri. Nel corso della denuncia l’agricoltore ha precisato di conoscere gli autori del danneggiamento e i motivi della richiesta estorsiva in quanto, in passato, aveva commissionato alla 33enne rumena il compito di reperire manodopera da utilizzare nei lavori della sua azienda. Vista la disponibilità della vittima a collaborare, gli investigatori hanno concordato una trappola per incastrare i due sospettati.

L’occasione si è presentata l’altro ieri quando l’imprenditore ha contattato nuovamente i carabinieri avvisandoli di aver ricevuto un’altra telefonata nella quale i due formulavano l’ennesima richiesta di incontro finalizzata ad estorcere denaro. I militari in incognito hanno così iniziato l’appostamento nei pressi del luogo stabilito per l’incontro dove hanno notato Sergio e la 33enne che, dopo essersi intrattenuti pochi istanti con la vittima, si allontanavano a bordo della loro auto. I carabinieri hanno deciso di intervenire e di bloccarli. Nel corso dei controlli gli investigatori hanno trovato e recuperavano il denaro consegnato dalla vittima ed anche un manoscritto che l’imprenditore e sua moglie erano stati costretti a firmare poco prima. Nell’atto i due dichiaravano di essere debitori nei confronti degli arrestati, della somma di 10.000 euro. L’agricoltore ha raccontato ai militari di essere stato minacciato, insieme alla moglie, e che solo dopo aver firmato il contratto è stato rassicurato che non gli sarebbe successo niente. L'accordo sottoscritto rappresentava insomma una sorta di garanzia di incolumità.

Il ginosino con la sua complice rumena sono stati portati in caserma e dopo le formalità di rito sono stati dichiarati in arresto ed accompagnati alle rispettive abitazioni per essere sottoposti agli arresti domiciliari.
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