Timbravano e uscivano: anche nove militari fra i furbetti del cartellino pizzicati dalla Finanza

Timbravano e uscivano: anche nove militari fra i furbetti del cartellino pizzicati dalla Finanza
di Mario DILIBERTO
2 Minuti di Lettura
Lunedì 13 Maggio 2019, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 12:08
Spuntano anche nove militari tra i presunti furbetti del cartellino scovati dalla Guardia di Finanza grazie agli appostamenti e alle telecamere piazzate davanti alla caserma Mezzacapo. Il dettaglio sulla clamorosa indagine che aveva già portato all'incriminazione di 23 dipendenti civili in servizio presso la caserma, è venuta a galla dopo che la procura jonica ha dovuto trasmettere, per competenza, la posizione dei 9 militari della alla procura militare.

Nel caso degli uomini in divisa, infatti, a parere del procuratore aggiunto Maurizio Carbone, titolare delle indagini, le condotte contestate potrebbero configurare l'accusa di truffa militare.
Una ipotesi che ha fatto automaticamente scattare la competenza della procura militare alla quale il magistrato ha girato gli atti relativi ai nove indagati finiti nel mirino della Finanza. Anche per loro, come si accennava, decisive si sono rivelate le immagini e il monitoraggio di quanto avveniva alla Mezzacapo da parte dei finanzieri.

Per diverse settimane, infatti, le fiamme gialle hanno sorvegliato e filmato gli accessi alla caserma. In questa maniera hanno notato che numerosi lavoratori, civili e militari, dopo aver regolarmente preso servizio, con tanto di timbro del cartellino, uscivano poco dopo. In alcuni casi, peraltro, i finanzieri hanno anche seguito i presunti assenteisti, scoprendo che gli indagati, con grande disinvoltura, nel tempo che avrebbero dovuto trascorrere al lavoro in realtà si dedicavano ai fatti propri.

Più di qualcuno, per esempio, è stato intercettato nel vicino mercato Fadini mentre era intento a fare la spesa. Eloquente la vicenda di una funzionaria che dopo essere stata fermata tra le bancarelle dalla Finanza candidamente invitò i militari a non farle perdere tempo perché lei doveva tornare al lavoro.

In realtà, stando alle conclusioni del procuratore aggiunto, dal posto di lavoro lei, come gli altri, non si sarebbe dovuta spostare. Anche perché, nel corso delle indagini, i finanzieri hanno acquisito il registro delle presenze e degli ingressi dei lavoratori, accertando che nessuno di loro aveva lasciato l'ufficio godendo di permessi o autorizzazioni.

L'incrocio di quei dati con le verifiche condotte dalle fiamme Gialle ha spianato la strada all'incriminazione di 23 indagati, accusati di truffa aggravata «perché, nella qualità di dipendente del Ministero della Difesa, in servizio presso la Caserma Mezzacapo, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, mediante artifizi e raggiri consistiti nell'essersi in più occasioni allontanato dal proprio posto di lavoro durante il normale orario di servizio, omettendo di timbrare con l'apposito cartellino marca tempo l'orario di entrata e di uscita, in particolare dopo aver fatto registrare la propria presenza, mediante la timbratura del badge personale, si allontanava in maniera ingiustificata dal luogo di lavoro, per periodi intermedi, senza far risultare con analoga marcatura la propria assenza».
Lo stesso sistema, però, sarebbe stato seguito dai nove militari per i quali, visto il gioco delle competenze, dovrà procedere la procura militare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA