Medici e dipendenti Asl assenteisti: a processo 5 furbetti del cartellino. Sono accusati di truffa, falso e peculato

Medici e dipendenti Asl assenteisti: a processo 5 furbetti del cartellino. Sono accusati di truffa, falso e peculato
di Francesco CASULA
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Mercoledì 30 Settembre 2020, 10:14

Sono 5 i dipendenti dell'Asl di Taranto rinviati a giudizio per l'inchiesta sull'assenteismo avviato nel 2014 dalla procura di Taranto. Sono invece 6 quelli prosciolti da tutte le accuse. Solo uno dei 12 imputati, difeso dall'avvocato Michele Rossetti, ha chiesto e ottenuto di patteggiare la pena a otto mesi.

Inizierà il prossimo 4 febbraio il processo nei confronti dei 5 dipendenti mandati a giudizio: nei loro confronti la procura ha contestato a vario titolo le ipotesi di reato di truffa, falso e peculato. Il sistema individuato dagli investigatori è quello ormai «tradizionale» dei dipendenti pubblici indicati come furbetti del cartellino: alcuni di loro infatti si allontanavano dal lavoro senza alcuna giustificazione: evitavano di timbrare il proprio cartellino mentre, secondo l'accusa, si recavano a sbrigare faccende personali inducendo l'azienda a pagare anche quel tempo come se fossero al lavoro. In altri casi, invece, sono accusati di aver timbrato il badge marcatempo in modo completamente differente rispetto ai loro reali orari di lavoro. Ma in questa indagine la procura di Taranto ha contestato anche in alcuni episodi l'utilizzo di mezzi e strumenti dell'azienda sanitaria locale per fini esclusivamente personali: a diversi dipendenti finiti a processo, ad esempio, è stata contestata l'accusa di aver utilizzato l'auto della Asl per svolgere questioni personali e in alcuni casi per soste in esercizi commerciali della città.

Non solo impiegati o infermieri, però. Nell'inchiesta condotta tra settembre e novembre del 2014 erano coinvolti anche alcuni medici tra i quali uno accusato di truffa e falso perché «si allontanava si legge nelle carte dell'inchiesta - dal luogo di lavoro senza far risultare, con la correlativa marcatura del badge la propria ingiustificata assenza dal luogo di lavoro inducendo per l'effetto i competenti organi dell'ente di appartenenza a corrispondergli retribuzioni non dovute». Insomma percepiva lo stipendio nonostante fosse, secondo l'accusa, lontano dal suo reparto.

Per alcuni imputati, però, le cose non stavano integralmente come sosteneva la procura. Il collegio difensivo, infatti, è riuscito a dimostrare che in alcuni casi non si trattava di allontanamento ingiustificato ottenendo la caduta di alcuni dei capi di imputazione. Per 6 dipendenti invece alcuni avvocati difensori, tra i quali i legali Leonardo La Porta e Rino Levato, sono riusciti a dimostrare la completa estraneità dei propri clienti rispetto alle accuse: hanno in sostanza dimostrato come non si trattasse di truffa al sistema sanitario, ma di episodi che gli inquirenti avevano inquadrato in modo sbagliato. Per questi imputati, quindi, il giudice per le udienze preliminari Pompeo Carriere ha emesso una sentenza di non luogo a procedere prosciogliendoli da ogni accusa. Per i 5 imputati rinviati a giudizio, invece, sarà un processo a fare piena luce sugli episodi contestati e a stabilire se si trattasse o meno di illeciti commessi dai dipendenti pubblici. La prima udienza del processo è fissata per il 4 febbraio del prossimo anno. Contro di loro, attraverso l'avvocato Arnaldo Sala, l'Asl si è costituita parte civile per ottenere un eventuale risarcimento.

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