Evasione da film, detenuto sostituito dal fratello. Ma il piano fallisce

Evasione da film, detenuto sostituito dal fratello. Ma il piano fallisce
di Mario DILIBERTO
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Venerdì 22 Aprile 2022, 21:14 - Ultimo aggiornamento: 23:00

Sei anni fa avrebbero tentato di mettere a segno un’evasione dal carcere di Lecce con un numero da prestigiatori. Durante il colloquio consentito tra familiari e detenuti, nella saletta del penitenziario, infatti, due fratelli avrebbero provato a scambiarsi il posto. Con il detenuto, che si sarebbe allontanato tentando di farsi passare per il familiare, mentre l’altro si sarebbe diretto verso la zona delle celle. 
Il piano degno della trama di un film, però, fallì, grazie alla prontezza di un agente della Polizia Penitenziaria. E ieri per due fratelli tarantini è scattata la condanna di primo grado decretata dal giudice di Lecce. 

Il tentato scambio di persona


Altro che fratelli coltelli, insomma. Alzi la mano, infatti, chi può vantare un fratello disposto ad un sacrificio del genere. Protagonisti della singolare vicenda i tarantini Francesco e Gianpaolo Buonfrate. 
Il primo di 63 anni e con davanti ancora un lungo periodo da trascorrere ancora in cella. L’altro di 55 anni a piede libero. Il “fattaccio” risale al 2 marzo di sei anni fa. Quel giorno Gianpaolo entrò nel penitenziario Borgo San Nicola a Lecce per il colloquio con il fratello. Al momento di salutarsi, però, i due si sarebbero scambiati i ruoli. Gianpaolo, infatti, prese la strada riservata ai detenuti per rientrare nei padiglioni delle celle. Il fratello detenuto, invece, imboccò quella opposta. E si posizionò nei pressi dell’uscita riservata ai familiari in visita.
Proprio davanti a quella porta che, una volta varcata, gli avrebbe restituito la libertà, però, un ispettore della Penitenziaria lo riconobbe e lanciò l’allarme.

I due fratelli, a quel punto, si scusarono, sostenendo che si trattava di un banale malinteso. E che lo scambio non era volontario, ma il frutto di un errore. 

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Una tesi che ieri, durante la sua arringa il loro legale, l’avvocato Gianluca Sebastio, ha riproposto in aula. Il difensore, infatti, ha ribadito che non si trattava di un ardito e piuttosto fantasioso piano studiato a tavolino, ma di una incomprensione. Per sostenere la sua lettura della vicenda, ha spiegato che i due fratelli in realtà non si parlavano da mesi. E che non avrebbero potuto organizzare lo scambio di persona in quei pochi minuti di colloquio nella saletta del carcere. Per dimostrare l’assoluta buona fede dei due fratelli, inoltre, ha sottolineato come i due non si assomiglino affatto. E che quindi l’idea dello scambio era impraticabile. In più ha aggiunto che Francesco Buonfrate attualmente è recluso da tempo nel carcere di Foggia.

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Da quella struttura, nel marzo di due anni fa, evasero decine di detenuti, ma lui rimase al suo posto. Un dettaglio che ha lanciato sul tavolo del giudice per supportare il fatto che il suo assistito non ha mai avuto l’intenzione di evadere.
Le argomentazioni all’epoca non avevano convinto la Polizia Penitenziaria, ieri non hanno scomposto il pm che ha chiesto la condanne per entrambi sulla base delle contestazioni di concorso in tentativo di evasione, favoreggiamento e scambio di persona. Una sfilza di accuse che il giudice ha ritenuto provate. Per questo ha inflitto dieci mesi a Francesco Buonfrate, il fratello detenuto bloccato ad un soffio dalla libertà, e sei mesi al fratello disposto al sacrificio per far uscire dal carcere il familiare. Dopo il verdetto di ieri, per la coppia di fratelli resta la possibilità di impugnare in appello il verdetto per riprovare a dimostrare la loro buona fede. Da rilevare, invece, che gli agenti della Penitenziaria che sventarono quel piano fantasioso per evadere dal carcere sono stati premiati con l’encomio.
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