Ex Ilva: slitta la ripartenza di altoforno e acciaieria

Il siderurgico di Taranto
Il siderurgico di Taranto
di Domenico PALMIOTTI
6 Minuti di Lettura
Giovedì 1 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 23:43

Il futuro a breve della fabbrica. E la norma (articolo 30) del Dl Aiuti Bis, quella che consente a Invitalia, su autorizzazione del Governo, di utilizzare un miliardo di euro per l’ex Ilva di Taranto affinchè sottoscriva aumenti di capitale o diversi strumenti purchè idonei al rafforzamento patrimoniale della società. Anche nella forma di finanziamento soci in conto aumento di capitale.

La ripartenza

Ad avvio di settembre, le sorti di Acciaierie d’Italia viaggiano su due piani. Il primo riguarda produzione e occupazione ed eventuale possibilità di ridurre la cassa integrazione straordinaria, che ora, per i sindacati, è al massimo: 2.500 addetti a Taranto sui 3.000 complessivi di gruppo. Il secondo, invece, concerne la prospettiva, visto che si tratta di capire come Invitalia, società del Mef, partner pubblico del privato Mittal in Acciaierie d’Italia, spenderà il miliardo. Ieri Fim Cisl, Fiom e Usb hanno inviato una nota ai vertici di stabilimento scrivendo che “la situazione inerente la marcia degli impianti ha dei ritardi rispetto a quanto comunicato alle organizzazioni sindacali in data 8 luglio in cui veniva confermata la fermata di altoforno 2, finalizzata ad effettuare una serie di attività di ripristino sullo stesso impianto, con la conseguente fermata di acciaieria 1 e di parte dell’area a freddo”. Ad oggi, scrivono ancora Fim, Fiom e Usb, “riscontriamo un ritardo sulle ripartenze e riteniamo necessario un incontro al fine di conoscere le problematiche che stanno ritardando le ripartenze previste”. Conferma a Quotidiano Gennaro Oliva, coordinatore di fabbrica Uilm: “Ci avevano annunciato il riavvio dell’altoforno 2 dall’1 settembre ma non accadrà nulla. Stessa cosa per l’acciaieria 1. Probabilmente ora ha un costo eccessivo tenere in marcia così tanti impianti”. “Si è in attività solo con due altiforni, l’1 e il 4, ed una sola acciaieria, la 2, la batteria coke 9 che giorni fa doveva essere fermata è ancora in attività ma va a marcia ridotta, come peraltro tutto lo stabilimento” aggiunge Oliva. Allargando la visuale all’intero settore siderurgico, Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl, spiega a Quotidiano “che il prezzo dell’acciaio e la domanda stanno calando. In più, noi siamo stretti nella morsa del gas. Tuttavia non possiamo fermarci, nè chiudere le aziende, perché al contrario della pandemia, che ha fermato tutti e poi tutti sono ripartiti insieme, in questa fase ci sono Paesi come India e Cina che l’acciaio lo continuano a produrre non avendo alcuna difficoltà a rifornirsi di gas. E quindi gli spazi che lasci come Italia, li occupano altri”. 

Il Decreto Aiuti Bis


Per il Dl Aiuti Bis, invece, ieri pomeriggio le commissioni riunite di Bilancio e Finanze al Senato hanno avviato l’esame del testo, pubblicato lo scorso 9 agosto sulla Gazzetta Ufficiale. Il decreto, che contiene misure urgenti in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali, è atteso in aula per il voto finale il 6 settembre. Dopodichè andrà alla Camera per l’ultimo passaggio prima di diventare legge. Il miliardo per l’Ilva, puntualizza il servizio Studi del Senato, sono “fondi ulteriori e addizionali rispetto agli apporti di capitale e ai finanziamenti in conto soci che, nel limite massimo di 705.000.000 di euro, Invitalia è autorizzata a sottoscrivere in base al Dl n. 142/2019” (Misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno). Il Governo vorrebbe usare il miliardo sul versante capitale, anche per cercare di dare una sterzata ad una società che è ancora nel guado. Invece Acciaierie d’Italia preme perchè le risorse vadano alla liquidità, problema ritenuto urgente per la tenuta dell’azienda. E anche Confindustria Taranto è su questa posizione, richiamando le serie difficoltà dell’indotto. “Servono risorse immediatamente spendibili”, sostiene. Ma nella discussione al Senato cambierà la norma sull’ex Ilva? I partiti la studiano. Antonio Misiani, senatore Pd, responsabile economico del partito e commissario Dem a Taranto, dichiara a Quotidiano che pensa ad un intervento che sostenga il cosiddetto fondo Tamburi.

Si tratta di quello normato dall’emendamento al decreto 73/2021, presentato a suo tempo dal deputato Pd Ubaldo Pagano, che ha previsto un fondo di 7,5 milioni di euro in due anni (5 milioni per il 2021 e 2,5 per il 2022) per risarcire i proprietari di case gravemente danneggiate da polveri ed emissioni inquinanti della fabbrica e che hanno ottenuto dalla Magistratura una sentenza definitiva di risarcimento. A luglio, nel question time al Senato col ministro Giancarlo Giorgetti, a fronte del caso sollevato da Misiani, sono emersi ritardi nell’attuazione della misura. 

Le dichiarazioni


Il vice presidente M5S, senatore Mario Turco, annuncia a Quotidiano che l’emendamento del movimento, in fase di deposito, “condizionerà l’ulteriore finanziamento di un miliardo a favore di Invitalia per la sottoscrizione dell’aumento di capitale di Acciaierie Italia, ad una serie di condizioni a tutela dell’ambiente, della salute, delle imprese dell’indotto e dei lavoratori ex Ilva in amministrazione straordinaria”. “In particolare - aggiunge Turco - il M5S chiede l’introduzione dell’obbligo di Valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario (VIIAS) nell’ambito della procedura Aia e prima del rilascio di qualsiasi nuova autorizzazione ad aumentare l’attività produttiva, nonché la revisione dei valori limite degli inquinanti previsti dal decreto legislativo 155 del 2010, così come raccomandato in ultimo dall’Oms”. “Il nuovo finanziamento pubblico - afferma Turco - rappresenta un ulteriore tentativo di salvare un’impresa che dopo questi lunghi, difficili e travagliati anni, non garantisce ancora la sostenibilitá ambientale, produttiva, sanitaria ed economica, oltre che la piena sicurezza sul lavoro”. E inoltre, marca Turco, dei “700 milioni di euro già stanziati col decreto Venezia nel solo 2021 non si conosce la relativa destinazione così come i termini d’impiego. Allo stesso modo, non si conosce la destinazione degli ulteriori 150 milioni di euro, trasferiti con il Decreto Energia dalle bonifiche all’attività produttiva, a cui il M5S si fortemente opposto”. In quanto all’articolo 30, il servizio Bilancio del Senato annota che “la RT (relazione tecnica - ndr) sottolinea che la disposizione interviene al fine di consentire ad Invitalia di assicurare la continuità del funzionamento produttivo dell’impianto siderurgico di Taranto della società Ilva Spa qualificato stabilimento di interesse strategico nazionale. La RT null’altro aggiunge al contenuto dell’articolo”. Per la copertura, “non vi sono rilievi da formulare in ordine alla teorica disponibilità delle risorse rispetto agli utilizzi previsti” scrive il servizio del Bilancio a proposito dei 900 milioni, su un miliardo, che arrivano da conto residui patrimonio destinato Cdp. Invece per i restanti 100 milioni, che hanno diversa provenienza, “andrebbe confermata l’effettiva disponibilità delle risorse relative al Fondo per le misure fiscali in favore dei soggetti danneggiati dall’emergenza Covid”. Infine, a proposito dei 100mila euro previsti per le “primarie istituzioni finanziarie” che dovranno affiancare il Mef nell’operazione un miliardo per Ilva, i soldi vengono dal capitolo “Esperti di elevata professionalità per monitoraggio clausole di flessibilità Patto di stabilità”. Si tratta “della metà dello stanziamento per il 2022 previsto affinché l’amministrazione possa avvalersi degli esperti”, afferma infine il servizio Bilancio. Ma a fronte di 200mila euro complessivi “il rendiconto per l’esercizio 2021 attesta l’assoluta mancanza di impegni e pagamenti, il che suggerisce che le risorse necessarie siano effettivamente disponibili”.