Cassintegrati ex Ilva, da settembre i corsi di formazione

Cassintegrati ex Ilva, da settembre i corsi di formazione
di Domenico PALMIOTTI
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Martedì 14 Giugno 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:42

Partiranno a settembre i corsi di riqualificazione per i 1.600 dipendenti di Ilva in amministrazione straordinaria. Lo dichiara Leo Caroli, presidente della task force occupazione della Regione Puglia, dopo l’incontro di ieri pomeriggio con i sindacati, presente anche Sebastiano Leo, assessore al Lavoro e alla formazione professionale della Regione Puglia.

L'annuncio

«Abbiamo individuato una misura interessante - spiega Caroli - che prevede, a fronte della partecipazione dei lavoratori, anche la corresponsione di un’indennità di 6 euro. Siamo già in una fase avanzatissima - aggiunge - e abbiamo ricevuto la candidatura di 143 progetti formativi da parte degli enti di formazione, che adesso devono essere valutati. Lo faremo in questi due mesi che serviranno appunto a valutare, ai fini dell’ammissibilità, i progetti. Le qualifiche per cui si sono candidati gli enti sono quelle del catalogo regionale. Non parliamo esclusivamente delle qualifiche di pertinenza metalmeccanica, metallurgica o siderurgica, ma di riqualificazione dei lavoratori - sostiene ancora il presidente della task force - Inoltre, abbiamo assunto l’impegno di incontrarci di nuovo, prima della pausa estiva, sia per un monitoraggio dell’avviso e dei progetti, sia per avviare il confronto sui piani successivi.

Quelli che dovranno formare e qualificare i lavoratori nella prospettiva della nuova occupazione. Se la futura ricollocazione al lavoro di queste persone sarà in fabbrica o altrove, lo vedremo, lo verificheremo, ma è chiaro che non si potrà prescindere dal futuro industriale del polo tarantino.

E questo sarà anche materia di discussione nell’incontro che avremo al Mise il 22 giugno su Acciaierie d’Italia e sul nuovo piano industriale».
Caroli aggiunge che in merito alla possibilità di impiegare i cassintegrati di Ilva in amministrazione straordinaria nei lavori di pubblica utilità «l’opzione è stata ribadita e confermata. Si tratta di traguardare queste attività sotto forma di sperimentazione, però bisogna anche tradurre in atti amministrativi, esigibili da parte dei lavoratori, questa volontà, verificandone la compatibilità col quadro regolatorio e normativo comunitario e italiano». Il ragionamento emerso ieri nell’incontro è che se le risorse dovranno essere europee, allora bisognerà necessariamente interfacciarsi col quadro comunitario, altrimenti si dovrà scegliere la via nazionale o regionale. «L’ipotesi che vogliamo verificare e mettere in campo è quella di un salario minimo di cittadinanza - osserva Caroli - proprio perché questi lavoratori, in cassa integrazione a zero ore da molto tempo, non vogliono sentirsi pesi morti ma delle risorse utili».
E intanto in vista del confronto del 22 al Mise, domani i delegati sindacali di Acciaierie d’Italia di Fim, Fiom e Uilm, saranno a Taranto per un’assemblea. «Si riunisce a Taranto, dopo diverso tempo il coordinamento nazionale di Acciaierie d’Italia - d ichiarano Roberto Benaglia e Valerio D’Alò, rispettivamente segretario generale e segretario nazionale della Fim - a valle della decisione assunta dal Governo e dalla multinazionale ArcelorMittal di prorogare per altri due anni le attuali condizioni che vedono la costituzione di Acciaierie D’Italia».

Per la Fim Cisl «questi due anni non possono tradursi in un semplice rinvio che lascia lavoratori e sito in una situazione instabile e grave dal punto di vista produttivo e occupazionale. Dalla riunione - aggiungono Benaglia e D’Alò - di dopodomani abbiamo bisogno di ripartire insieme su obiettivi chiari per presentarci il 22 giugno, all’incontro convocato al Mise, su nostra richiesta, con proposte concrete. Le cose che per noi vanno prioritariamente sbloccate riguardano innanzi tutto la realizzazione degli interventi finanziati e promessi dall’azienda per riportare alle piena efficienza e sicurezza gli impianti; la produzione va portata ai 5 milioni e 700 mila tonnellate che l’azienda aveva individuato per il 2022 ma che attualmente langue. Serve un’inversione di tendenza da questo punto di vista, la produzione non è stata mai così bassa in questi anni, con l’aggravante che siamo anche in una fase in cui il mercato richiede acciaio a prezzi alti». Inoltre per la Fim «va diminuito l’uso degli ammortizzatori sociali che oggi gravano su tanti lavoratori e va recuperato un accordo sindacale che governi questa vertenza migliorando le relazioni sindacali» perché «oggi quest’ultime sono sotto ogni livello di accettabilità». «Infine - affermano Benaglia e D’Alò - bisogna garantire stabilità al sistema degli appalti in termini di funzionamento e finanziamento e avere un piano che dia prospettive e certezze ai lavoratori in amministrazione straordinaria. È su questi temi che affronteremo la discussione unitaria a Taranto per rilanciare fortemente la nostra azione». Per la Fim, occorre «evitare che questi due anni di proroga siano due anni persi. Se non ci sarà un cambiamento positivo nelle prossime settimane - concludono i vertici nazionali - non accetteremo una situazione di stagnazione e temporeggiamento». 

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