Ex Ilva, scatta lo sciopero. Dipendenti a Roma: «Subito maggioranza allo Stato»

Ex Ilva, scatta lo sciopero. Dipendenti a Roma: «Subito maggioranza allo Stato»
di Domenico PALMIOTTI
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Mercoledì 18 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:03

Comincia questa sera alle 23 lo sciopero indetto da Fiom Cgil, Uilm e Usb sino alle 7 del 20 gennaio per chiedere un cambio in Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Obiettivo: portare lo Stato in maggioranza (60 per cento) attraverso i 680 milioni deliberati a fine dicembre dal Consiglio dei ministri con un decreto legge. Si protesta anche contro la reintroduzione dello scudo penale, misura di carattere generale prevista dallo stesso decreto.

La mobilitazione

È la seconda astensione dal lavoro nel giro di due mesi. La prima avvenne il 21 novembre ma fu unitaria, con la partecipazione di tutte le sigle. Quella di domani coincide con due scadenze importanti: il vertice convocato alle 14 dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso, e l’avvio, alle 9, in commissione Industria del Senato, dell’iter parlamentare sul decreto legge (numero 2 del 5 gennaio scorso). Ieri sera, intanto, si è nuovamente riunito, dopo venerdì, il consiglio generale di Confindustria Taranto. Approvato all’unanimità il documento da portare al ministro. Lo consegnerà il presidente Salvatore Toma che dovrebbe essere il solo a rappresentare Confindustria nel vertice. Centralità delle imprese dell’indotto, riequilibrio della governance societaria e no alla statalizzazione, nel senso che non si vuole un’azienda tutta pubblica, sono le linee guida del documento confindustriale.
Lo sciopero di domani coinvolgerà il personale di Acciaierie d’Italia e dell’indotto. Interessati alla protesta anche i cassintegrati di Ilva in amministrazione straordinaria. Oltre allo sciopero a Taranto, si manifesterà a Roma sotto la sede del ministero delle Imprese. Urso ha convocato azienda, con i partner ArcelorMittal e Invitalia, sindacati, Confindustria e Regioni sedi degli stabilimenti. Domani alle 4, su iniziativa di Fiom, Uilm e Usb, partiranno da Taranto per Roma una decina di pullman (ma potrebbero essere anche di più) con a bordo lavoratori e delegati sindacali. Il raduno di tutti i mezzi è in via Magnaghi. Dai comuni della provincia i pullman si muoveranno a partire dalle 3. La Fim Cisl non aderisce allo sciopero ma sarà comunque presente domani pomeriggio sotto il ministero. 


Sono diverse però le posizioni assunte dalle sigle metalmeccaniche. Fiom, Uilm e Usb mettono al primo posto la svolta societaria mentre Fim attribuisce priorità alla ripartenza del gruppo. “Dopo un 2022 che ha visto Acciaierie d’Italia produrre più Cig che acciaio, vogliamo che l’incontro al ministero porti ad una svolta vera che dia lavoro e sviluppo al gruppo sulla strada intrapresa di rendere le produzioni sempre più ecosostenibili” afferma la Fim. E ancora: “Va programmato definitivamente il riequilibrio della governance.

Se con il nuovo decreto non serve aspettare aprile 2024 perchè lo Stato passi in maggioranza, occorre anticipare questa scelta con certezza garantendo allo stesso tempo una svolta nelle relazioni industriali”. La Fim chiede inoltre che “i 680 milioni che Invitalia verserà in questi giorni vanno vincolati ad un aumento consistente di produzione, rilancio degli impianti e riduzione della cassa integrazione”. Per Taranto la Cisl evidenzia inoltre che va programmato la ripartenza dell’altoforno 5, spento dal 2015, in modo che sia garantita “la produzione necessaria al riavvio degli impianti a valle del ciclo produttivo”. Infine “va programmato un futuro occupazionale per i lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria e va data concretezza occupazionale agli investimenti su Taranto contenuti nel decreto”.

Il motivo dello sciopero


Fiom Cgil, Uilm e Usb annunciano invece che domani si sciopera “per rivendicare il cambio della gestione”. “In concomitanza con l’incontro ministeriale - affermano - saremo in sciopero per dire basta alla disastrosa gestione di ArcelorMittal e del suo ad Morselli ed invitare il Governo Meloni a prendere delle decisioni chiare sul futuro occupazionale, industriale e ambientale del sito produttivo di Taranto”. Dopo le iniziative dei giorni scorsi e il referendum col quale 6mila lavoratori tra siderurgico e indotto (il 98 per cento) hanno chiesto il passaggio dello Stato in maggioranza in Acciaierie d’Italia, Fiom, Uilm e Usb dicono che intendono “proseguire con le mobilitazioni al fine di determinare un immediato intervento che permetta allo Stato di gestire gli impianti”. Nel decreto “è previsto un ulteriore finanziamento pubblico per un importo complessivo di un miliardo di euro - ricordano le tre organizzazioni -. Non è tollerabile anche solo immaginare che risorse pubbliche continuino ad essere gestite da una multinazionale che tramite il suo ad utilizza la cassa integrazione come bancomat per ridurre il costo del lavoro tramutando persino gli istituti delle persone in cigs, che usa i dipendenti degli appalti come scudo umano per ricattare il Governo nazionale e che ritiene i lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria fuori dal perimetro industriale. Non ci arrenderemo mai davanti a chi continua a sbeffeggiare le sofferenze della nostra comunità”.
In fabbrica intanto emerge il caso dei mezzi di soccorso che scarseggiano. Lo segnala la Fim Cisl in una lettera all’azienda. “Su 5 mezzi di soccorso - scrive il sindacato - ne sono disponibili solo 2. Di cui un mezzo adibito a rianimazione ed uno al trasporto. Quelli non disponibili ci risulta siano ricoverati in officina per anomalie di carattere meccanico”. “Ritenendo tale condizione inaccettabile, vista la grandezza dello stabilimento, il numero dell’organico e gli elevati rischi presenti su tutti gli impianti”, la Fim chiede ad Acciaierie d’Italia di “ripristinare le normali condizioni che possano garantire eventuali operazioni di soccorso”. La Fim paventa infine il ricorso agli enti esterni “se non dovesse esserci un’immediata risoluzione a tale problematica”. La Fim infine segnala che anche per i bus adibiti al trasporto interni “la situazione è notevolmente peggiorata. Ci risultano essere in funzione negli ultimi giorni solo 8 autobus che di fatto non garantiscono il servizio”.

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