​Ex Ilva, la Procura dice no al dissequestro degli impianti

Ex Ilva, la Procura dice no al dissequestro degli impianti
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Lunedì 16 Maggio 2022, 13:11 - Ultimo aggiornamento: 17 Maggio, 20:00

La Procura della Repubblica di Taranto ha espresso parere negativo in merito al dissequestro degli impianti siderurgici dell’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia. L’istanza era stata avanzata a fine marzo scorso dagli avvocati di Ilva in amministrazione straordinaria alla Corte d’Assise di Taranto in vista delle scadenze contrattuali di fine maggio 2022 tra la stessa Ilva e Acciaierie d’Italia. E cioè passaggio dello Stato al 60 per cento del capitale di Acciaierie d’Italia e acquisto dei rami di azienda da Ilva in amministrazione straordinaria. Due passaggi cruciali legati però all’ottenimento del dissequestro.

Le richieste degli avvocati

L’istanza è stata presentata alla Corte perché a maggio 2021 il collegio, con la sentenza del processo Ambiente Svenduto, è stata proprio la Corte ad aver disposto, su richiesta della pubblica accusa, la confisca degli impianti.

Quest’ultima, però, scatterebbe solo dopo il verdetto della Corte di Cassazione. Dopo il parere negativo della Procura, sarà ora la Corte D’Assise ad esprimersi definitivamente.

Nell’istanza, gli avvocati dell’Ilva avevano motivato il dissequestro col fatto che le prescrizioni ambientali Aia sono ormai completate al 90 per cento e che la conduzione dello stabilimento avviene sotto il controllo sia delle autorità amministrative competenti (Ispra, Arpa e Mite) sia dell’Ilva in Amministrazione Straordinaria”, quest’ultima guidata da commissari di Governo. Inoltre, hanno detto gli avvocati nell’istanza, “non può che pervenirsi alla conclusione che la sostituzione dell’organo di nomina statale (e poi di un affittuario) al proprietario privato e la costante implementazione del Piano Ambientale escludano radicalmente tanto la concretezza quanto le occasioni di reità e, pertanto, l’attualità del pericolo”.

A proposito del sequestro degli impianti, i legali hanno evidenziato “come la cautela in oggetto sia stata adottata in relazione ai reati commessi tra il 1996 e il 2013, nel corso della gestione privata da parte del Gruppo Riva”. Oggi, invece, il quadro ambientale e gestionale dell’acciaieria è complessivamente cambiato, hanno ancora detto gli avvocati di Ilva in as, e quindi “non sussistono i presupposti di una prognosi di pericolosità concreta ed attuale, idonea a giustificare il mantenimento del vincolo cautelare”. Ma la Procura è stata di diverso parere. Ora si attende il responso della Corte d’Assise.

L'appello dei sindacati

Fim, Fiom, Uilm e Usb di Taranto hanno scritto al prefetto di Taranto Demetrio Martino chiedendo un incontro urgente in merito alla vertenza Acciaierie d'Italia «che - affermano - evidentemente continua a subire slittamenti e modifiche su impegni precedentemente assunti dal Governo e che non trovano risposte alle tante problematiche presenti sul territorio ionico». Le organizzazioni sindacali fanno rilevare che «l'altissima adesione» allo sciopero del 6 maggio scorso «di fatto ha mostrato una situazione di criticità e disagio per i lavoratori di Acciaierie d'Italia, Ilva in As e Appalto sia in termini lavorativi che economici, ma soprattutto ad un'incertezza rispetto al futuro ambientale ed occupazionale di tutto il territorio». Per questo ritengono che la situazione sia «diventata non più sostenibile nè rinviabile, oltre ad essere oramai ingestibile».

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