Nuovo indotto ex Ilva: «Ci tuteliamo da soli»

Un momento dell'assemblea dell'indotto
Un momento dell'assemblea dell'indotto
di Domenico PALMIOTTI
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Domenica 29 Gennaio 2023, 05:00

«Abbiamo bisogno di tutelare i nostri interessi. E con Confindustria, ultimamente, non riuscivamo a tutelarli perché è una struttura piramidale che ci crea difficoltà e ci blocca anche nella possibilità di fare un’assemblea». 

Il divorzio

Fabio Greco, presidente dell’associazione indotto Acciaierie d’Italia e grandi industrie, “battezza” così la prima uscita pubblica della nuova realtà ieri pomeriggio all’hotel Salina. I numeri: al momento sono 56 imprese, 46 fuoriuscite da Confindustria e altre 10 che non erano in alcuna organizzazione datoriale. Circa 3.500 i lavoratori che fanno capo alle imprese, parte di un indotto che vanta verso AdI crediti per circa 80 milioni. Aderiscono all’associazione anche 2 consorzi di trasportatori con una trentina di componenti. 
Presenti ex esponenti di Confindustria come Vladimiro Pulpo, Antonio Lenoci e Mimmo Abbrescia (i primi due erano, rispettivamente, vice presidente e presidente dei metalmeccanici), il debutto avviene con i parlamentari. Invitati però solo quelli della maggioranza (Dario Iaia e Giovanni Maiorano di Fratelli d’Italia e Vito De Palma di Forza Italia) perché il focus dell’azione si concentra per ora sulla modifica o soppressione dell’articolo 2 del nuovo decreto legge sugli impianti strategici. «Va modificato o soppresso» sollecita Greco. 
L’articolo 2 è quello sull’amministrazione straordinaria. Prevede che l’ammissione all’amministrazione straordinaria “può avvenire, su istanza del socio pubblico che detenga almeno il 30 per cento delle quote societarie, quando il socio stesso abbia segnalato all’organo amministrativo la ricorrenza dei requisiti”. Invitalia, che ha il 38 per cento di AdI, può quindi farlo qualora sussistano le condizioni. È lo stesso articolo che disapprova l’ad Lucia Morselli, che, citando un parere del costituzionalista Sabino Cassese, lo ha definito “incostituzionale”. 
«La nostra paura è quella di tornare al 2015» dice Greco, evocando l’anno dell’amministrazione straordinaria di Ilva. «Il 2015 è stato per le aziende dell’indotto tarantino un segno indelebile», si è creato un rating bancario negativo e «queste società non riescono ad avere altri finanziamenti». 
Ammonta a 150 milioni, infatti, il volume di crediti delle imprese esterne al siderurgico ancora “congelati” per effetto dell’amministrazione straordinaria. «Ricadere nel 2015 ci crea preoccupazioni - afferma Greco -. Stiamo preparando un emendamento, lo vogliamo portare al Senato e abbiamo chiesto un incontro. L’emendamento parla chiaramente solo dell’articolo 2. Se resta invariato come è nel decreto, crea la possibilità di ritornare al 2015 bis e l’amministrazione straordinaria creerebbe problemi a tutte le aziende. Non ci sarebbe la garanzia dei crediti. Tutte le imprese andrebbero tra i chirografari. I 680 milioni di Invitalia a chi andranno? Non entro nel merito - afferma Greco sulle nuove risorse -. Vogliamo un piano industriale, una fabbrica ambientalizzata, vogliamo che i finanziamenti che arrivano, servano a proseguire su questa strada. Gli 80 milioni dell’indotto sono una minima parte rispetto a tutti gli altri debiti di AdI. E il ministro ha chiesto all’ad Morselli di sanare urgentemente questo debito. Oggi ci sono ordini attivi solo per una minima parte per mantenere in sicurezza l’impianto. Abbiamo chiesto di tutelare una parte dell’economia specializzata di Taranto affinché non venga persa» aggiunge Greco. 
Si potrà modificare l’articolo 2? «Ogni emendamento deve avere un suo fondamento giuridico - risponde Iaia -, non è sufficiente presentarlo. Va fatto uno studio se un emendamento di questo tipo può essere presentato, quanto sia giuridicamente sostenibile, e poi noi, chiaramente, faremo la nostra parte come FdI accanto al territorio e alle aziende. L’amministrazione straordinaria è una misura già prevista dalla legge Prodi - osserva Iaia -. Ora il decreto legge prevede un’estensione della possibilità. Anticostituzionale l’articolo 2? La Morselli ha rappresentato queste sue perplessità, ma il Governo ha inserito la norma. Siamo sicuri che poteva essere inserita. È una norma che delinea un’evenienza che scongiuriamo e rispetto alla quale siamo assolutamente lontani». Per De Palma, va ascoltata «la voce dell’indotto. Se l’emendamento è necessario per dare una risposta di concretezza ai lavoratori e alle imprese, attenzioneremo la questione».
Sullo Stato in maggioranza in AdI, Greco si dice favorevole, ma no allo Stato al 100 per cento. «Non siamo filo nessuno, né siamo manovrati - aggiunge -.

Abbiamo già chiesto a Morselli un incontro urgente perché deve delineare la riapertura degli ordini e il pagamento dello scaduto. Confindustria? Non abbiamo nessun tipo di problema. Nessuna difficoltà. Non c’è nessuna polemica. Con Confindustria avremo modo di poter chiarire le piccole crepe che si sono create».

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