«Abbiamo bisogno di tutelare i nostri interessi. E con Confindustria, ultimamente, non riuscivamo a tutelarli perché è una struttura piramidale che ci crea difficoltà e ci blocca anche nella possibilità di fare un’assemblea».
Il divorzio
Fabio Greco, presidente dell’associazione indotto Acciaierie d’Italia e grandi industrie, “battezza” così la prima uscita pubblica della nuova realtà ieri pomeriggio all’hotel Salina. I numeri: al momento sono 56 imprese, 46 fuoriuscite da Confindustria e altre 10 che non erano in alcuna organizzazione datoriale. Circa 3.500 i lavoratori che fanno capo alle imprese, parte di un indotto che vanta verso AdI crediti per circa 80 milioni. Aderiscono all’associazione anche 2 consorzi di trasportatori con una trentina di componenti.
Presenti ex esponenti di Confindustria come Vladimiro Pulpo, Antonio Lenoci e Mimmo Abbrescia (i primi due erano, rispettivamente, vice presidente e presidente dei metalmeccanici), il debutto avviene con i parlamentari. Invitati però solo quelli della maggioranza (Dario Iaia e Giovanni Maiorano di Fratelli d’Italia e Vito De Palma di Forza Italia) perché il focus dell’azione si concentra per ora sulla modifica o soppressione dell’articolo 2 del nuovo decreto legge sugli impianti strategici. «Va modificato o soppresso» sollecita Greco.
L’articolo 2 è quello sull’amministrazione straordinaria. Prevede che l’ammissione all’amministrazione straordinaria “può avvenire, su istanza del socio pubblico che detenga almeno il 30 per cento delle quote societarie, quando il socio stesso abbia segnalato all’organo amministrativo la ricorrenza dei requisiti”. Invitalia, che ha il 38 per cento di AdI, può quindi farlo qualora sussistano le condizioni. È lo stesso articolo che disapprova l’ad Lucia Morselli, che, citando un parere del costituzionalista Sabino Cassese, lo ha definito “incostituzionale”.
«La nostra paura è quella di tornare al 2015» dice Greco, evocando l’anno dell’amministrazione straordinaria di Ilva. «Il 2015 è stato per le aziende dell’indotto tarantino un segno indelebile», si è creato un rating bancario negativo e «queste società non riescono ad avere altri finanziamenti».
Si potrà modificare l’articolo 2? «Ogni emendamento deve avere un suo fondamento giuridico - risponde Iaia -, non è sufficiente presentarlo. Va fatto uno studio se un emendamento di questo tipo può essere presentato, quanto sia giuridicamente sostenibile, e poi noi, chiaramente, faremo la nostra parte come FdI accanto al territorio e alle aziende. L’amministrazione straordinaria è una misura già prevista dalla legge Prodi - osserva Iaia -. Ora il decreto legge prevede un’estensione della possibilità. Anticostituzionale l’articolo 2? La Morselli ha rappresentato queste sue perplessità, ma il Governo ha inserito la norma. Siamo sicuri che poteva essere inserita. È una norma che delinea un’evenienza che scongiuriamo e rispetto alla quale siamo assolutamente lontani». Per De Palma, va ascoltata «la voce dell’indotto. Se l’emendamento è necessario per dare una risposta di concretezza ai lavoratori e alle imprese, attenzioneremo la questione».
Sullo Stato in maggioranza in AdI, Greco si dice favorevole, ma no allo Stato al 100 per cento. «Non siamo filo nessuno, né siamo manovrati - aggiunge -. Abbiamo già chiesto a Morselli un incontro urgente perché deve delineare la riapertura degli ordini e il pagamento dello scaduto. Confindustria? Non abbiamo nessun tipo di problema. Nessuna difficoltà. Non c’è nessuna polemica. Con Confindustria avremo modo di poter chiarire le piccole crepe che si sono create».
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