«Invitalia in fabbrica, pronti tre miliardi»: il futuro dell'ex Ilva. Oggi vertice a Roma

«Invitalia in fabbrica, pronti tre miliardi»: il futuro dell'ex Ilva. Oggi vertice a Roma
di Alessio PIGNATELLI
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Giovedì 24 Settembre 2020, 11:29 - Ultimo aggiornamento: 13:00
Il nuovo assetto societario che prevede il coinvestimento dello Stato con ArcelorMittal è in via di definizione. Probabilmente entro la prossima settimana si avrà una chiarezza maggiore ma già si può affermare che serviranno non meno di 3 miliardi di euro secondo quanto stimato dagli esperti di Invitalia.

Risorse per cui sarà fondamentale attingere ai fondi europei e che servirebbero per riprogettare e modernizzare lo stabilimento tarantino. Intanto, il calendario di incontri si infittisce a stretto giro: oggi a mezzogiorno, di nuovo al Mise, confronto sui temi della sicurezza tra i sindacati e i vertici di ArcelorMittal. L'appuntamento successivo è previsto per lunedì 28 settembre tra ministero dello Sviluppo economico, sindacati e Invitalia: al centro saranno i temi dell'accordo di marzo e della manutenzione degli impianti.

Si può sintetizzare così il confronto di ieri al Mise tra organizzazioni sindacali e ministro Stefano Patuanelli. Circa tre ore di serrato faccia a faccia a causa di una situazione che negli ultimi tempi era diventata esplosiva e aveva determinato scioperi e blocchi. Può essere considerato un passo in avanti dopo lo stallo sul dossier tant'è che le organizzazioni sindacali hanno sospeso lo sciopero che si sarebbe dovuto tenere oggi. Fiom, Fim, Uilm e Usb passano all'incasso ottenendo confronti già fissati per oggi e lunedì prossimo mentre in un secondo momento saranno programmati ulteriori incontri monotematici a partire dalla questione della sicurezza, dell'occupazione, dell'appalto e del salario dei lavoratori.

«Il ministro ha ribadito con fermezza che nessun piano industriale che prevede la partecipazione dello Stato potrà prevedere un solo licenziamento a partire dai lavoratori di Ilva in A.S» hanno dichiarato Fim, Fiom, Uilm e Usb che hanno ribadito ai commissari straordinari e al ministro Patuanelli la necessità di fermare la fabbrica per le scarse condizioni di sicurezza legate ai mancanti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Il governo ha però assicurato di essere in contatto con l'azienda perché sia garantita l'attività ispettiva da parte dei commissari e siano assicurate le manutenzioni occorrenti all'interno dello stabilimento.

Stando all'accordo di marzo - Patuanelli avrebbe assicurato che comunque è migliorabile - entro novembre governo e ArcelorMittal devono trovare un nuovo accordo definitivo sull'ingresso dello Stato, con la formula del coinvestimento, accanto al privato. Se questo non avverrà, ArcelorMittal potrà disimpegnarsi pagando una penale di 500 milioni. Per Gianni Venturi, della Fiom Cgil, «è necessario avviare una trattativa vera con governo, azienda, Ilva in amministrazione straordinaria e organizzazioni sindacali: se non ci sarà una virata decisa nella trattativa già la prossima settimana, il quadro sarà molto complicato».

Insomma, un passo in avanti sì ma non certo una soluzione definitiva. Anche per Guglielmo Gambardella, segretario Uilm, «il primo impegno che chiediamo è quello di obbligare immediatamente ArcelorMittal a ristabilire le condizioni di sicurezza minime: restiamo basiti sull'affittuario che non ha fatto gli investimenti che si era impegnato a fare nei due anni e ha distrutto quello che era un patrimonio industriale del Paese». Presente ieri Valerio D'Alò, segretario Fim Cisl: «Siamo riusciti finalmente a trasmettere al ministro Patuanelli e ai commissari Ilva la forte criticità che c'è su Taranto e che rinviene, per la gran parte, dal disinteresse dell'azienda, soprattutto verso le manutenzioni. Che sono ferme mentre gli impianti vengono cannibalizzati». Anche per Ugl «non è possibile che nel sito di Taranto non ci sia più sicurezza, né manutenzioni e la cassa integrazione comunicata senza nessuna spiegazione in merito. Ad oggi l'azienda è inadempiente anche per le rate di fitto previsto dall'accordo».

Tutti temi che già oggi a mezzogiorno al Mise saranno esposti ai massimi rappresentanti di Am Italia con particolare focus sulle questioni relative alla sicurezza dello stabilimento di Taranto.
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