Ex Ilva, sulla cassa integrazione sindacati divisi e versioni diverse

È variegato il quadro delle interpretazioni date dai sindacati all’intesa della settimana scorsa tra chi vede dei miglioramenti rispetto al passato e chi invece boccia l’accordo, ritenendolo addirittura peggiorativi

Ex Ilva, sulla cassa integrazione sindacati divisi e versioni diverse
di Domenico PALMIOTTI
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Martedì 4 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21:51

Dopo l’accordo separato al Ministero del Lavoro sulla nuova cassa integrazione straordinaria in Acciaierie d’Italia (ex Ilva) e lo strappo tra i sindacati, con Uilm e Usb che non hanno accettato l’accordo mentre Fim Cisl, Fiom Cgil, Ugl e Fismic lo hanno sottoscritto, parola alle assemblee. Insieme Uilm e Usb sondano per primi i lavoratori partendo dai cassintegrati di Ilva in amministrazione straordinaria.

Lo fanno oggi dalle 9.30 alle 12 al Salina Hotel. Ma saranno ascoltati anche i dipendenti di Acciaierie d’Italia. Nell’ex Ilva ci saranno più assemblee e partiranno dopo Pasqua, annuncia la Uilm. Anche Fim Cisl e Fiom Cgil le faranno congiuntamente, probabilmente dopo il 17 aprile. Le richieste all’azienda sono state fatte, si attendono le autorizzazioni. La cassa è scattata per 3.000 dipendenti del gruppo, di cui 2.500 a Taranto.

Terminerà in tutti i siti a marzo 2024 tranne che a Taranto, dove il 19 giugno sarà aperta la procedura per la cassa in deroga per arrivare a marzo prossimo. Il caso del personale di Ilva in as, che è in cassa integrazione a zero ore da alcuni anni, è stato uno dei motivi dello strappo tra Uilm e Usb e le altre sigle metalmeccaniche. La Uilm ha diffuso un volantino in cui ha pubblicato la prima bozza di accordo, con le proposte sindacali, la seconda bozza, con le diverse cancellazioni fatte dall’azienda, infine il testo finale accettato al tavolo da quattro organizzazioni su sei.

Le rivendicazioni

Tra i punti che evidenzia la Uilm c’è quello, cancellato da Acciaierie d’Italia, relativo al riconoscimento dell’accordo al Mise di settembre 2018. «Accordo - dice Davide Sperti, segretario Uilm - che prevedeva il rientro al lavoro dei cassintegrati di Ilva in as col completamento, ad agosto 2023, del piano ambientale del siderurgico. Al ministero del Lavoro abbiamo appreso che, con l’accordo di marzo 2020 tra commissari Ilva e ArcelorMittal Italia, i cassintegrati dell’amministrazione straordinaria sono stati esclusi dal perimetro della società che gestisce gli impianti, cioè Acciaierie d’Italia. Il fatto che AdI non abbia voluto riconoscere l’intesa del 2018 è purtroppo una conferma in tale direzione. Si sono così create le condizioni per dichiarare in esubero questi lavoratori quando invece era previsto il loro rientro in attività. E non escludiamo che anche tra i dipendenti di AdI possano esserci esuberi».

Secondo Valerio D’Alò, segretario nazionale Fim Cisl, «una procedura di cassa integrazione firmata per Acciaierie d’Italia non può in nessun modo determinare esuberi in un’altra società che è Ilva in amministrazione straordinaria. A chi ci dice di dover avere la responsabilità di aver licenziato le persone, rispondiamo che noi non saremo mai quelli che licenziano. Siamo il sindacato che pone tutele a questi lavoratori. Bisogna avere il coraggio di dire che i patti parasociali sono stati modificati dal contratto tra azienda e l’allora Governo Conte II nel marzo 2020, cosa che come Fim denunciamo da tanto tempo chiedendo di voler conoscere i contenuti di quell’accordo e che quei patti parasociali devono essere discussi con noi» afferma D’Alò.

«Non è un mistero la richiesta del sindacato tutto di voler conoscere quell’accordo. Noi continueremo nel sostenere il nostro accordo perché ha portato un salario migliore per quei lavoratori posti in cassa integrazione ed una gestione della cassa che finalmente non é più nelle mani della sola azienda» conclude D’Aló. In un volantino, la Fiom Cgil afferma che dalla trattativa si sono ottenute «migliori condizioni per i lavoratori». La Fiom indica poi queste condizioni, che partono, afferma, «dalla piena corresponsione della tredicesima (4° livello con anzianità, da gennaio 2023, 1.935,28 euro lordi e al netto degli scatti e degli aumenti contrattuali di giugno 2023)». Inoltre, sostiene la Fiom, «garantito il principio della rotazione per distribuire in modo equo il ricorso alla Cigs e ridurne il più possibile l’impatto; prevista la verifica da parte delle rsu della rotazione stessa e possibili internalizzazioni di funzioni e/o attività attraverso un monitoraggio mensile in ogni stabilimento del gruppo e quindicinale per lo stabilimento di Taranto data la complessità industriale e occupazionale del sito».

La Fiom dichiara che «è urgente avviare presso il Mimit il confronto sul piano industriale e sull’efficacia dell’accordo sottoscritto fra le parti nel 2018, a partire dalla tutela occupazionale dei lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria, per i quali è già partita il 20 marzo 2023 la richiesta unitaria di Fim, Fiom e Uilm di incontro alla stessa Ilva in as. In questo quadro - dice la Fiom - l’impegno che il ministero si è assunto nel verbale è per noi immediatamente esigibile, così come sostenuto anche dalle dichiarazioni di tutte le Regioni presenti al tavolo, e per questo chiederemo a tutte le altre organizzazioni sindacali di formalizzare immediatamente una richiesta di incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy».

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