Ex Ilva, ancora cassa integrazione. Acciaierie d’Italia chiederà il rinnovo

Lavoratori ex Ilva di Taranto
Lavoratori ex Ilva di Taranto
di Domenico PALMIOTTI
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Giovedì 23 Febbraio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 20:09

Parte il conto alla rovescia per la nuova cassa integrazione straordinaria in Acciaierie d’Italia. Domani pomeriggio l’ex Ilva ufficializzerà la richiesta di proroga per un altro anno inviando una comunicazione ai sindacati metalmeccanici e convocando le rappresentanze sindacali unitarie. 

I numeri degli ammortizzatori 


La cassa straordinaria sarà sino a marzo prossimo e, a quanto pare, dovrebbe restare invariata come tetto massimo numerico: cioè 3.000 addetti nel gruppo. L’attuale cassa scade il 28 marzo e la procedura tecnica prevede che 25 giorni prima l’azienda formalizzi l’istanza di rinnovo. Teoricamente dovrebbe farlo intorno al 3 marzo, ma siccome questa data coincide con le elezioni per il rinnovo delle Rsu in fabbrica, con i sindacati impegnati (questa mattina è a Taranto, per un incontro con la sua organizzazione, il segretario generale della Fim Cisl, Roberto Benaglia), Acciaierie d’Italia ha anticipato i tempi di qualche giorno. 
L’anno scorso, non trovando alcuna intesa in sede locale, la trattativa sulla cassa straordinaria fu spostata al ministero del Lavoro. Ma anche qui le parti rimasero distanti e alla fine la cassa per 3.000 unità - di cui 2.500 a Taranto - fu autorizzata ed erogata senza accordo sindacale. Se i 3.000 fossero confermati, si avrebbe lo stesso numero massimo sia nel 2022, nel quale l’azienda si era impegnata a produrre 5,7-6 milioni di tonnellate - ma poi in realtà ne ha prodotte assai meno, appena 3 milioni -, che nel 2023. Anno, quest’ultimo, nel quale AdI, attraverso l’ad Lucia Morselli intervenuta al ministero delle Imprese su convocazione del ministro Adolfo Urso, ha dichiarato che produrrà 4 milioni di tonnellate. 

La tendenza


La proroga della cassa straordinaria per un altro anno non è una novità. Si sapeva dall’anno scorso che tale ammortizzatore sociale sarebbe proseguito per più anni poiché la sua finalità, a differenza di quella ordinaria, è quella di accompagnare processi di ristrutturazione industriale. Che AdI però deve ancora cominciare col passaggio dagli altiforni a ciclo integrale ai forni elettrici. A luglio saranno ormai cinque anni che l’ex Ilva, prima ArcelorMittal e poi Acciaierie d’Italia, ricorre in modo continuato alla cassa. Si è cominciato a luglio 2019 con quella ordinaria per 1.200 unità e si è proseguito tra ordinaria e cassa Covid aumentando sensibilmente i numeri. Nel periodo pandemico ci sono state punte di 4.000 dipendenti in cassa. Quella ordinaria è stata rinnovata ogni 13 settimane. Poi, a marzo 2022, è arrivata la straordinaria. 

L'incontro


Intanto domattina alle 11, in un incontro a Taranto, Virginia Piccirilli dovrebbe presentarsi ai sindacati come nuovo responsabile del personale. 
Piccirilli, che ha guidato le risorse umane dell’area nord del gruppo (stabilimenti di Genova, Novi Ligure ed altri), subentra così ad Arturo Ferrucci che l’ad Morselli, appena arrivata a Taranto nell’autunno 2019, aveva voluto alla guida di una delle direzioni più importanti, le risorse umane. Ferrucci, tarantino, è professionalmente nato nella vecchia Italsider ma ha lavorato insieme alla Morselli alle Acciaierie di Terni quando lei ne era amministratore delegato. Piccirilli, quasi ad anticipare il suo arrivo, già dall’inizio di febbraio ha inviato alcune comunicazioni ai responsabili di area di Taranto tra cui una sulla cassa integrazione. 
Inoltre, dalla direzione Nord HR è anche partita una comunicazione ai dipendenti di Taranto (tecnici, impiegati, operai) invitandoli, se interessati ad un trasferimento nei siti del Nord, ad inviare il proprio curriculum.

I dipendenti hanno trovato questa nota giorni fa sul portale del gruppo, laddove vedono il cedolino dello stipendio, alla voce comunicazioni aziendali. 

L'indotto siderurgico


«Bene i pagamenti dei debiti, ma bisogna tornare a produrre. La cassa integrazione costa e non garantisce futuro né alle 3.700 famiglie coinvolte né al resto del territorio, che rischia, a catena, un impoverimento senza fine», dichiara Fabio Greco, presidente dell’associazione Indotto Acciaierie d’Italia e grandi imprese dopo il via libera del Senato al nuovo decreto legge sugli impianti strategici. L’associazione che raggruppa 60 imprese, molte delle quali fuoriuscite da Confindustria Taranto un mese fa, si dichiara «a favore di una fabbrica ambientalizzata e degli investimenti necessari a renderla tale, ci vorrà tempo. Noi, nel frattempo, non possiamo vivere in una situazione di perenne emergenza. Le due attività, quella di ambientalizzare gradualmente la fabbrica e di continuare a produrre, devono essere parallele e, a tal proposito, abbiamo chiesto la possibilità per tutte le aziende dell’indotto dell’area tarantina di avviare la cassa integrazione con pagamento diretto da parte dell’Inps, indipendentemente dall’indice di liquidità». «Questo - si afferma - aiuterebbe le imprese a traghettare questo periodo». 
L’associazione dell’indotto valuta poi positivamente l’incontro dell’altro ieri a Roma tra il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. «Parlare concretamente - afferma Greco -, come avvenuto tra Urso e Melucci, di decarbonizzazione e innovazione, oltre che del Tecnopolo del Mediterraneo, è essenziale se si vuole davvero svincolare Taranto dalla monocultura dell’acciaio. La nostra associazione è pronta a fare la sua parte all’interno dell’accordo di programma sull’ex Ilva. Il sindaco Melucci ha tutta la nostra disponibilità». Al ministro Urso gli imprenditori dell’indotto chiedono poi «di prendere in considerazione di inserire i crediti riconosciuti come privilegiati e garantiti in attesa della transizione. È necessario fare un tavolo tecnico con tutti gli attori coinvolti - conclude Greco -. Abbiamo bisogno di pianificare, progettare e soprattutto di concretizzare». 

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