Ex Ilva, nuovo allarme a Taranto. Per il nuovo anno si prevede un aumento della cassa integrazione

Uno degli scioperi dei lavoratori ex Ilva a Taranto
Uno degli scioperi dei lavoratori ex Ilva a Taranto
di Domenico PALMIOTTI
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Venerdì 3 Febbraio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 22:00

Nuove tensioni di addensano su Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Si profila, secondo i sindacati metalmeccanici Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm, ulteriore cassa integrazione straordinaria con un aumento dei numeri attuali, cioè tremila addetti nel gruppo di cui 2.500 a Taranto

La lettera


«Abbiamo appreso - scrivono le tre sigle all’ad Lucia Morselli e al direttore delle risorse umane, Arturo Ferrucci - del cambio del direttore di stabilimento e di una nuova ipotetica responsabile delle risorse umane che ha inoltrato una comunicazione ai direttori di area in cui annunciava un piano in merito ad un incremento dei numeri della cassa integrazione». «Chiediamo un immediato intervento - questa la richiesta all’azienda - per conoscere il nuovo organigramma aziendale e sospendere qualsiasi iniziativa intrapresa». 

Il cambio nelle direzioni. Ecco chi è stato nominato


Il nuovo direttore di stabilimento è, come anticipato da  Quotidiano qualche giorno fa, Salvatore Del Vecchio, ingegnere che lavora in Acciaierie d’Italia nell’area di laminazione con un contratto di consulenza e che era già stato per molti anni nell’Ilva gestita dai Riva. Del Vecchio prende il posto di Alessandro Labile, che era stato nominato dall’ad Morselli lo scorso agosto e che dovrebbe tornare ad occuparsi degli investimenti ambientali e dell’attuazione dell’Aia. Invece il nuovo direttore delle risorse umane dovrebbe essere Virginia Piccirilli, già in forza all’azienda negli uffici di Milano.

Dell’arrivo della Piccirilli si parla già da qualche settimana. Piccirilli prenderebbe il posto di Ferrucci che era ritornato a Taranto nel 2019 con l’insediamento dell’ad Morselli con cui aveva lavorato alle Acciaierie di Terni. Secondo i sindacati, sarebbe stata proprio la Piccirilli ad inoltrare ai capiarea la comunicazione sulla cassa. 


Appena lunedì scorso Acciaierie d’Italia aveva incontrato i sindacati, nazionali e territoriali, a Roma nella sede di Confindustria. Il clima era stato disteso, l’azienda aveva mostrato disponibilità a confrontarsi sito per sito, aveva riconfermato l’avvio del rifacimento dell’altoforno 5 entro fine anno, e i sindacati ne avevano preso positivamente atto. Dichiarando che certo i problemi non erano risolti, che il conflitto non era spento, ma che quantomeno si apriva una spazio di discussione e di trattativa. Tutto da vedere e verificare, evidentemente, ma utile in primo luogo per cercare di finalizzare, nella più ampia misura possibile, i 680 milioni in arrivo da Invitalia (e su cui ora c’è il bis libera del ministero dell’Economia) alla ripartenza degli impianti e alla risalita della produzione. Eppoi per prepararsi al confronto sulla cassa integrazione straordinaria la cui prima annualità scade a marzo, cercando di ridurne i numeri. Gli incontri realtà per realtà devono ancora partire ed ecco che arriva la mossa dell’azienda. Sicuramente inaspettata. “Continuiamo ad assistere ad una riorganizzazione interna che non coinvolge il sindacato e che determina di fatto modifiche sugli organici tecnologici” scrivono le tre organizzazioni all’azienda. 
Lo scenario che sembrerebbe profilarsi, quindi, è quello di un possibile aumento della cassa integrazione insieme ad un nuovo, certo assetto di vertice. Fonti sindacali collegano l’incremento della cassa alla fermata di alcuni impianti ma esprimono la preoccupazione che, a fronte di 4 milioni di tonnellate di produzione stimati per quest’anno, anche la cassa da rinnovare a marzo per un altro anno possa crescere rispetto ai 3mila attuali.

L'intervento dell'Usb

Dichiara l’Usb: “Si è fermato il Pla 2 ed è stato spento anche il forno. Questo fa pensare ad una fermata lunga. La settimana prossima fonti vicine all’azienda dicono che è previsto lo stop dell’acciaieria 1, l’80% del Laf, invece, è già stato bloccato. Di conseguenza, aumenta la cassa integrazione soprattutto nello staff e nei servizi come officine generali. Questi sono fatti che vanno a smentire quello che l’azienda ha dichiarato, durante l’incontro con Fim, Fiom e Uilm a Roma su fantomatici investimenti e risalita produttiva”. Chiosa alla fine Usb: “Il ministro Urso auspica la ripresa del dialogo. Noi pensiamo che con questa azienda, ma soprattutto con un management che ha a capo Lucia Morselli, qualsiasi forma di dialogo, laddove ci fosse, sarà sempre inutile e priva di prospettive”. 

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