Ex Ilva, Acciaierie d'Italia al ministero del Lavoro conferma la cassa per 3mila operai. Morselli: «​Serve senso di responsabilità da parte di tutti»

Ex Ilva, Acciaierie d'Italia al ministero del Lavoro conferma la cassa per 3mila operai. Morselli: « Serve senso di responsabilità da parte di tutti»
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Mercoledì 16 Marzo 2022, 15:06 - Ultimo aggiornamento: 15:07

«Concentriamoci su questo anno, ribadisco l'impegno che questo percorso ha l'obiettivo di recuperare tutta la forza lavoro attiva. Confermo la disponibilità». Lo ha dichiarato oggi al tavolo aperto al ministero del Lavoro sulla cassa integrazione straordinaria per Acciaierie d’Italia, ex Ilva, l’amministratore delegato Lucia Morselli.

La richiesta della cassa integrazione straordinaria per un anno per 3mila dipendenti, di cui 2.500 a Taranto, è stata ribadita oggi dall’azienda.

La forza lavoro attiva nei vari siti è di circa 10mila unità di cui 8.200 a Taranto.

«Serve responsabilità»

«Il 2018 non c'è più», ha dichiarato Morselli riferendosi all’accordo sottoscritto al Mise quando ArcelorMittal subentró nella gestione del gruppo ad Ilva in amministrazione straordinaria. «Il 2020 e il 2021 sono stati travolti dal Covid e il 2022 è attraversato dalla guerra. Serve senso di responsabilità da parte di tutti. Chiedo ai territoriali di organizzare singoli incontri negli stabilimenti», ha aggiunto l’ad.

Gambardella (Uilm): senza garanzia occupazionale, mancano presupposti per cigs

«L’incontro odierno non ha fugato le nostre preoccupazioni sulle prospettive occupazionali e industriali dell’ex Ilva. Continuiamo a essere perplessi sulla richiesta di cassa integrazione per il numero di 3mila addetti che, a nostro avviso, sarebbe finalizzata esclusivamente a una riorganizzazione per il ridimensionamento complessivo del gruppo siderurgico, e su questo non siamo d’accordo».

Così Guglielmo Gambardella, Coordinatore nazionale del settore siderurgico. «Con l’accordo del settembre 2018 - continua - furono già dimensionati gli organici a 10.700 addetti, per il raggiungimento del break even, sulla base di un volume produttivo a 6 milioni di tonnellate senza Afo 5 e successivo incremento a 8 milioni con il riavvio di quest’ultimo per il reintegro dei lavoratori in AS. Se l’azienda intende superare la fase congiunturale - spiega Gambardella - dovuta all’incremento del costo dell’energia, alle difficoltà finanziarie e al reperimento delle materie prime, occorre trovare altre soluzioni. Se invece l’azienda intende cambiare il piano industriale condiviso in sede ministeriale nel 2018, esca allo scoperto, ne faccia richiesta e si confronti al MiSE con i sindacati e il socio Invitalia, in rappresentanza del governo, dichiarando che intende licenziare quasi 5mila lavoratori».

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