Esplode la barca dei migranti, il finanziere si tuffa e ne salva quattro: «Ma quel bambino non respirava più»

Esplode la barca dei migranti, il finanziere si tuffa e ne salva quattro: «Ma quel bambino non respirava più»
di Mario DILIBERTO
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Martedì 1 Settembre 2020, 08:57 - Ultimo aggiornamento: 13:45
Ha salvato dalle onde quattro migranti. Una gioia amara perché in quel fazzoletto di mare, al largo della costa calabrese, sono morti in tre. E tra loro un bimbo di neanche dieci anni.
«Le urla di quei disperati mi rimbombano ancora nella testa», racconta il maresciallo della Guardia di Finanza Andrea Novelli, tarantino purosangue di trent'anni.

L'altro giorno era al timone della sua motovedetta quando le fiamme si sono sviluppate all'improvviso sul veliero con a bordo una ventina di rifugiati somali e di etnia curda. E quando ha visto quei disperati e i suoi colleghi in mare dopo l'esplosione sull'imbarcazione, non ha esitato un attimo. Si è lanciato tra i flutti cercando di salvare più vite possibile. Armato solo del suo coraggio da leone e di un cuore grande quanto i due mari. «Sono stati momenti terribili nei quali abbiamo fatto di tutto per aiutare uomini e donne che erano davvero allo stremo delle forze», spiega il comandante del natante delle Fiamme Gialle, di Taranto.

Andrea Novelli era in servizio sulla sua motovedetta W817 della sezione operativa navale di Crotone, quando dalla centrale gli hanno indicato di recarsi al largo di Sellia Marina dove era alla fonda un veliero con a bordo un gruppo di migranti. Una decina di loro, invece, era sbarcato poco prima con un piccolo gommone, lasciando sullo scafo quelli che non sapevano nuotare in attesa dei soccorsi.
Con il suo equipaggio, composto da altre tre militari, il maresciallo Novelli ha fatto rotta verso quel braccio di mare. Due suoi uomini sono balzati sul veliero e seguendo le indicazioni della centrale operativa hanno azionato i motori dell'imbarcazione. Così è partita la lenta navigazione verso il porto più vicino, con il veliero scortato dalla Finanza e dalla Capitaneria di Porto. Al largo di Le Castella la barca dei migranti si è fermata all'improvviso e mentre ci si apprestava a rimorchiarla dallo scafo si è alzata una colonna di fumo nero.

I finanzieri a bordo, entrambi baresi, hanno compreso il pericolo e hanno fatto scendere in acqua i migranti, mentre dalle motovedette sono state lanciate ciambelle di salvataggio e tutto quello che poteva rappresentare un appiglio galleggiante per i disperati. Pochi secondi dopo, sulla barca c'è stata un'esplosione, che ha sbalzato in acqua anche i due finanzieri, gli unici rimasti a bordo. In quell'inferno di fiamme, fumo e onde, i militari italiani hanno messo in acqua il loro coraggio.

«Ho sentito quelle grida e la voce di uno dei miei colleghi che diceva di non riuscire a farcela. E mi sono lanciato in mare» - racconta il comandante tarantino. «Non è stato semplice - spiega Andrea Novelli - perché purtroppo quasi tutti non erano in grado di nuotare. Quando ho raggiunto uno di loro, mi si è appeso al collo e non è stato facile trascinarlo a nuoto sino alla motovedetta».

Per quattro volte il maresciallo ha sfidato le onde per soccorrere uomini e donne. E ha tentato anche di salvare il bimbo che purtroppo non è sfuggito alla morte. «Quando l'ho visto non respirava più. Abbiamo fatto di tutto per rianimarlo. Ma non c'è stato niente da fare». Da quell'incubo Novelli e gli altri militari eroi hanno tirato fuori diciassette persone. Una di loro è ricoverata in gravi condizioni, a causa delle ustioni riportate, nell'ospedale Perrino di Brindisi. In tre, purtroppo, hanno perso la vita. Tra loro anche quel bimbo. Un piccolo angelo che il finanziere tarantino non è riuscito a strappare ad un destino ingiusto.
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