L'allarme del procuratore generale: «Le mani della Scu su elezioni ed economia». Così i politici cercano i clan

L'allarme del procuratore generale: «Le mani della Scu su elezioni ed economia». Così i politici cercano i clan
di Erasmo Marinazzo
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Domenica 31 Gennaio 2021, 10:22 - Ultimo aggiornamento: 16:14

Riequilibrare il rapporto fra giustizia ed impresa. E fra giustizia penale e pubblica amministrazione, lasciando a quest'ultima la discrezionalità nei suoi ambiti. Senza interferenze. Per favorire lo sviluppo economico. Ed anche ridurre gli squilibri e le differenze nella società. E dare risposte agli ultimi. Mantenendo alta l'attenzione sui tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione delle amministrazioni pubbliche. Perché intanto è successo. È successo nelle elezioni amministrative del 2020, l'allarme lanciato ieri dal procuratore generale del distretto di Corte d'Appello di Lecce, Brindisi e Taranto durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. Nell'aula magna Vittorio Aymone del polo penale di Lecce, Antonio Maruccia ha ricordato anche l'opportunità rappresentata dai capitali in odore di mafia per aggredire le aziende indebolite o messe in ginocchio dal Covid.

Il numero uno della magistratura inquirente del distretto ha voluto dedicare qualche passaggio fuori dal canovaccio all'inchiesta della Procura salentina condotta con i carabinieri del Reparto operativo e del Ros che nel giro di una settimana ha fatto finire in carcere lo studente di Scienze infermieristiche Antonio De Marco, 21 anni, di Casarano. L'assassino reo confesso che aveva seminato il panico per avere ammazzato senza un motivo scatenante gli ex conquilini Daniele De Santis ed Eleonora Manta: 79 coltellate inferte la sera del 21 settembre nella casa di quella giovane coppia. Un serial killer, verosimilmente, lo ha definito il procuratore Leonardo Leone De Castris nella sua relazione sullo stato della criminalità. Con in programma la tortura, la violenza sessuale e la distruzione dei corpi.

La cerimonia in forma ridotta (durata un'ora, non più di 85 ospiti nell'aula magna) è stata aperta dal presidente della Corte d'Appello, Lanfranco Vetrone. Tema portante del suo intervento, il condizionamento impresso dalla pandemia alle attività giudiziarie: «Si tratta di esporre e fare consuntivo di un arco temporale che, partito dall'inizio di luglio 2019 e terminato a fine giugno 2020, è stato caratterizzato nel secondo periodo da una fase drammatica per l'intera comunità mondiale. La pandemia, che ha avuto i suoi negativi riverberi nel nostro sistema Paese. E, fra l'altro, anche sulla giurisdizione, compresa quella del distretto di Lecce, in particolare».
Il procuratore generale ha parlato degli obiettivi che dovranno darsi le Procure del distretto.

Primo fra tutti, garantire il rispetto delle competenze degli altri poteri, come previsto dalla Costituzione: «A noi spetta perseguire i reati. Non spetta stabilire le scelte di contemperamento degli interessi che sono assegnate alla discrezionalità della pubblica amministrazione. Una discrezionalità che deve essere esercitata in piena libertà morale».

Un cenno veloce ai casi più rilevanti delle Procure: Lecce, con la chiusura della delicata indagine sul gasdotto Tap e le condanne in primo grado dei magistrati di Trani. Brindisi impegnata nel contrasto alla crescita della criminalità comune. Taranto sul fronte del processo Ilva ambiente svenduto Ed un plauso agli uffici delle Procure per i minorenni di Lecce e di Taranto per la qualità e l'estensione degli interventi.

Infine l'allarme sul rischio di condizionamento della criminalità organizzata del tessuto economico: «Una criminalità, la nostra, che si orienta verso le risorse e le opportunità che offre la pubblica amministrazione e lo fa con sofisticate tecniche di infiltrazione. Turismo, servizi di guardiania, servizi di sicurezza delle attività economiche, ristorazione, gaming, commercio di idrocarburi, smaltimento di rifiuti: sono le attività in cui sono state in concreto rilevate le iniziative di insediamento delle nostre organizzazioni criminali».

La politica, una parte della politica, non sembra immune da questi richiami: «Fa fronte a questo scenario - per fortuna non generalizzato - il persistente atteggiamento di più candidati alle elezioni di rivolgersi agli esponenti della criminalità per avere l'appoggio elettorale. E questo - spiace dirlo - è accaduto anche nelle ultime elezioni amministrative del 2020. I criminali non si espongono, oramai. Sanno che in periodo elettorale vanno cercati. Come puntualmente avviene».

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