Confindustria: «Nell'eolico possibilità di sviluppo per le nostre imprese»

Confindustria: «Nell'eolico possibilità di sviluppo per le nostre imprese»
di Domenico PALMIOTTI
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Giovedì 2 Giugno 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17:23

Confindustria Taranto esplora le possibilità che può offrire l’eolico per lo sviluppo di nuove filiere industriali. “Il 7 giugno - annuncia a Quotidiano il presidente di Confindustria Taranto, Salvatore Toma - faremo un convegno con Renexia, la società che in Mar Grande ha costruito il primo parco eolico offshore del Mediterraneo, e cominceremo a discutere che spazi possono aprirsi per le nostre aziende tra manutenzione e produzione”.

Il quadro

Ma se le ricadute dell’eolico sono una prospettiva interessante ma tutta da scoprire, tema del giorno, per Confindustria Taranto, è l’Ilva. D’altra parte, si è all’indomani di due passaggi importanti: il no al dissequestro degli impianti siderurgici, pronunciato con ordinanza dalla Corte d’Assise di Taranto, e gli accordi che prorogano a maggio 2024 gli attuali rapporti tra Ilva in amministrazione straordinaria e Acciaierie d’Italia, rispettivamente proprietario e gestore del siderurgico, e tra i soci di Acciaierie d’Italia, cioè ArcelorMittal per il privato e a Invitalia per il pubblico. “Noi - spiega Toma - avremmo senz’altro preferito che ci fosse stato il dissequestro degli impianti perchè questo avrebbe configurato una situazione stabile a medio e lungo termine. Visto, purtroppo, che il dissequestro non c’è stato e che non è stato nemmeno possibile perfezionare l’acquisto dell’azienda Ilva da parte di Acciaierie d’Italia, diciamo che la proroga, al momento, è la soluzione migliore che si potesse ottenere. Non assicura la stessa stabilità, ma due anni costituiscono comunque un tempo importante per programmare”. Certo, il no della Corte d’Assise è arrivato nello stesso giorno in cui si firmava la proroga di 24 mesi degli accordi, ma il verdetto del collegio non è che abbia influito molto, considerato che, fiutando l’aria negativa, le parti si erano messe al lavoro già da settimane proprio sulla proroga. “Sì - osserva Toma -, si è verificato quello che era nell’aria. Era già stato previsto che i punti chiave del contratto di dicembre 2020 non sarebbero stati rispettati per il mancato dissequestro. Adesso, però, non pensiamo solo all’avvenuta proroga. Concentriamoci, piuttosto, sul fatto che l’azienda non può restare così com’è e continuare a produrre ad un livello basso. Confindustria vuole che l’azienda, così come dichiarato dal gestore, aumenti la produzione e arrivi all’obiettivo annunciato, cioè 5,7 milioni di tonnellate di acciaio a fine 2022.

Ben venga, dunque, l’incremento, ma, lo dico chiaramente, senza superare le soglie di emissione, senza creare alcun danno alla salute dei lavoratori e dei cittadini”. Ma a proposito di salute ed ambiente, la Corte d’Assise ha detto che “attualmente lo stabilimento ancora produce immissioni che mettono in pericolo la salute pubblica”. Che pensa Confindustria Taranto? “Non ci vogliamo sostituire alla Magistratura che svolge il suo compito - risponde Toma - ma bisognerebbe essere orbi nel non vedere quello che è stato fatto a livello di ammodernamento e bonifica. Negli ultimi due anni si sono fatti molti passi avanti. Bastano? Bisogna farne altri, siamo d’accordo, ma la situazione non é la stessa di due anni fa. Bisogna raccontare correttamente la realtà. Non entriamo nel merito delle valutazioni della Corte e ribadisco che rispettiamo la Magistratura. Però, mi sembra pure inutile fare una specie di ping pong su questi temi. Insisto nel sollecitare un comportamento costruttivo. Che non significa assolutamente che non dobbiamo salvaguardare la salute di lavoratori e cittadini, ma nemmeno stare col fucile pronto, spianato. Non accettiamo le emissioni inquinanti ma dobbiamo anche far sì che, accanto alla salvaguardia della salute e alla decarbonizzazione del ciclo produttivo, su cui vigileremo, la produzione di acciaio si risollevi per dare un futuro all’azienda e anche pagare i fornitori”. Taranto è ormai stufa dell’Ilva e ben volentieri volterebbe pagina? Se continuiamo a narrare il mostro dei veleni - risponde Toma -, è chiaro che i cittadini accusino stanchezza e guardino la fabbrica come un qualcosa di cui liberarsi. Stessa cosa vale per chi chi ci vede come la cittá dei veleni. Mettiamo un argine a questi discorsi negativi. Vogliamo intensificare il turismo? Va benissimo. Raccontiamo allora di questa città meravigliosa, che può essere super turistica, ma non pensiamo che il turismo possa sostituire l’industria. Turismo e industria, ovviamente sostenibile ed ecocompatibile, devono andare a braccetto. Ecco perché si deve decarbonizzare. Ci sono le risorse per farlo adesso e sono quelle del Pnrr. Non si decarbonizza in due mesi, ovvio, ci vorranno degli anni, ma incamminiamoci su questa strada. Noi saremo attenti sui programmi e sull’impiego delle risorse. Vorrei poi dire a tutti coloro che portano avanti le bandiere della propaganda, ma dove ricollochiamo diecimila e piú lavoratori? Sfido chiunque a portarmi un progetto serio, fattibile, non chiacchiere o slogan”. 

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