«È il terrore dei migranti»: carceriere ghanese arrestato a Taranto

«È il terrore dei migranti»: carceriere ghanese arrestato a Taranto
di Mario DILIBERTO
3 Minuti di Lettura
Venerdì 13 Ottobre 2017, 05:50 - Ultimo aggiornamento: 18:11
Lo hanno bloccato e condotto in una comunità. Con la gravissima accusa di essere uno degli aguzzini dei migranti. Proprio lui che in Italia è giunto a bordo di un barcone, insieme a centinaia di disperati compagni di viaggio di uomini, donne e ragazzini che avrebbe perseguitato.
Nella rete della Polizia di Taranto, infatti, è caduto un 17enne di nazionalità ghanese riconosciuto da altri stranieri come uno dei carcerieri di una delle tante prigioni fantasma sparse in mezza Africa, in cui i migranti vengono rinchiusi, torturati e perseguitati da bande di malviventi. Il tutto per spillare denaro alle vittime.
Il giovane, che da ieri si trova rinchiuso in una comunità su disposizione del gip presso il Tribunale per i Minorenni, è accusato di «associazione a delinquere transnazionale finalizzata al favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina nello Stato Italiano, per aver promosso ed organizzato in Niger, Libia ed Italia, sino al maggio 2017, insieme ad altre persone al momento ignote, il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato, tra i quali anche dei minori, esponendoli a pericolo per la vita e l’incolumità e sottoponendoli a trattamenti inumani e degradanti».
Una contestazione pesantissima che è il frutto dell’attività di indagine condotta dagli investigatori agli ordine del capo della Squadra Mobile di Taranto Carlo Pagano.
Il minore ghanese sarebbe il nipote del capo della prigione lager del ghetto di Sabah, in Libia.
Le indagini sul suo conto da parte della Polizia italiana, coordinate dalla procura minorile, guidata dal procuratore Antonella Montanaro, sono partite dopo lo sbarco di 952 migranti africani, avvenuto nel porto di Taranto lo scorso 22 maggio.
 
Quel giorno i disperati misero piede a Taranto sbarcando dall’unità della Guardia Costiera “U.
Diciotti”. Tra loro c’era anche quel diciassettenne che fece ingresso nell’hotspot con tutti gli altri. Pochi giorni dopo, però, proprio lui fu protagonista di una violenta rissa avvenuta nel centro allestito nello scalo jonico. Contro il ragazzo si erano scagliati alcuni giovani stranieri che lo accusavano di essere uno dei terribili carcerieri di Sabah. I rivali del ghanese raccontarono di essere stati rinchiusi, minacciati e picchiati. E di essere usciti da quell’inferno solo dopo aver pagato un riscatto. Tutti, peraltro, hanno aggiunto di aver riconosciuto quel giovane come uno dei loro aguzzini. Hanno spiegato di essere stati costretti a vivere per giorni ammassati in una stanza di pochi metri quadri, sorvegliati a vista da uomini armati fino ai denti, e di ricevere da mangiare una volta sola al giorno in una ciotola che serviva per diverse persone. Il minore fermato dalla Polizia è stato indicato come uno dei più feroci carcerieri del capo della prigione. Sarebbe stato lui a bastonare selvaggiamente le vittime dopo averle costrette a telefonare ai familiari.
Un pestaggio “in diretta” per convincere i parenti dei malcapitati a inviare altro denaro per pagare la libertà dei reclusi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA