A teatro mamma in una fila e figlia disabile dietro: «E' stata discriminata»

A teatro mamma in una fila e figlia disabile dietro: «E' stata discriminata»
di Dino MICCOLI
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Mercoledì 19 Febbraio 2020, 11:55 - Ultimo aggiornamento: 11:57

Uno sfogo social, forse molto di più. Ecco esplodere l'ira di una mamma con una bambina di 10 anni costretta su una sedia a rotelle. Al Teatro Fusco di Taranto va di scena un concerto di musica jazz, un evento di nicchia, musica da palati fini, il genio e la liberazione dei musicisti afroamericani originariamente come gesto di ribellione da pregiudizi e forme scoraggianti di nichilismo e di sopraffazione.

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Quanto accaduto e denunciato da Loredana Alfieri Bianchi ha fatto discutere. Le sue parole affidate ai social sono state di dura reprimenda. Ha spiegato le proprie ragioni di mamma, per chi la conosce di mamma speciale che ha deciso di ascoltare un concerto jazz con la figlia Caterina. L'incipit è perentorio e nel mirino c'è il rigenerato contenitore culturale tarantino. «Questo è il teatro Fusco di Taranto dove questa sera (l'altro ieri per chi legge ndc) io e mia figlia Caterina in sedia a rotelle siamo andate per ascoltare un concerto jazz. Entriamo e pago il biglietto per entrambe, ci accompagnano in platea e pretendono che io lasci mia figlia di 10 anni da sola dietro la sesta fila e che io mi accomodi tra le prime file per godermi lo spettacolo. Con molta eleganza - ha spiegato Loredana Alfieri Bianchi - ho chiesto gentilmente di parlare con un responsabile ed hanno chiamato il presidente».

Cosa è venuto fuori dal conciliabolo avuto con il responsabile? La mamma di Caterina non ha avuto esitazione a spiegare che «l'interlocutore si è rivolto con toni poco adeguati ad una signora che manteneva la calma, nonostante il ribrezzo, che non era assolutamente possibile che mia figlia potesse stare con me fra le prime file, ma dovevo necessariamente “parcheggiarla” dietro e che se non avessi acconsentito a tale proposta, lui sarebbe stato, piuttosto, propenso a restituirmi i soldi del biglietto purché ce ne andassimo».

Questo è accaduto secondo la ricostruzione della signora. «Infatti - prosegue nel racconto la signora - ho preferito la cosa più giusta, ricordando al tizio che oggi negli ospedali entrano anche i cani, lui ha ribadito che i disabili devono stare dietro e che, altrimenti, il Comune gli avrebbe fatto chiudere i battenti». Il lungo e articolato sfogo della mamma conclude poi con una riflessione: «Non mi vergogno affatto di lavorare nel comune di Taranto e precisamente al Comando di Polizia Locale e non ho nessuna intenzione di vergognarmi nei prossimi anni a venire, perché non ho creduto nemmeno ad una virgola a quel tale vestito a festa, in un posto dove entravano persone che hanno assistito alla vergognosissima scena, dove vi erano diverse altre persone vestite a festa».

L'amarezza di Loredana Alfieri Bianchi sconfina in un j'accuse pesantissimo censurando quelli che le saranno sembrati atteggiamenti di indifferenza e perbenismo. «Mia figlia è tetraparesica - ha spiegato Loredana - non muove gambe e braccia e non parla, avrei dovuto lasciarla in un luogo pubblico da sola nelle file da loro indicate affianco a sconosciuti? Questa è Taranto? Questo è l' abbattimento delle barriere architettoniche di cui tanto si parla negli ambienti in? Nei salotti di Taranto? Ma di quale salotto si parla? Se avessi portato mia figlia nella città vecchia per vedere un qualsiasi spettacolo, sono convinta che l' avrebbero messa gli stessi abitanti in prima fila. L' educazione, un tempo, voleva che una persona si alzasse per cedere il posto a che era diversamente abile oppure agli anziani, è questo che ho insegnato ai miei figli che molti definiscono problematici».

Già.

Perché Loredana Alfieri Bianchi non ha avuto timore di raccontare sui social di avere fatto una scelta ben precisa nella vita «ed è quella di adottare figli con disabilità che certamente si sarebbero alzati tutti per cedere il posto per un caso così». 

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