Il Covid mette in ginocchio il settore degli spettacoli in tutto il Paese, ma saranno tasse e burocrazia a dargli, probabilmente, il colpo di grazia. A meno che la storia che stiamo per raccontare e che arriva da Crispiano, provincia di Taranto, non convinca chi tiene le redini del settore e dell'industria culturale italiana a invertire la rotta e cambiare passo, perché di cultura si mangia, eccome: a ricordarlo, sabato scorso, centinaia di bauli sistemati da attori, musicisti e operatori dello spettacolo in piazza Duomo, a Milano. Bauli come fossero bare per dire che la pandemia ha cancellato la cultura dall'agenda del Governo Conte bis.
A Crispiano accade, dunque, che si riesca a riempire il teatro comunale nonostante le rigide norme di contenimento del contagio da coronavirus: «Il teatro - spiega Enrico Messina - ha normalmente 200 posti. Ora, a causa delle limitazioni Covid, ne sono disponibili 70. Riusciamo a occuparne 62 (praticamente sold out) continuando una politica di prezzi accessibilissimi (6 euro per le famiglie), perché siamo alla periferia dell'impero e ci siamo con un progetto della Regione Puglia, con Teatro Pubblico Pugliese, che si intitola proprio “Periferie al Centro”».
Messina è, fra le altre cose, direttore artistico di Armamaxa teatro e direttore del teatro comunale di Ceglie Messapica ed è responsabile, con Daria Paoletta, della rassegna crispianese “Il ‘nuovo’ Posto delle Favole”.
La serata è un piccolo successo: il teatro incassa 354 euro. Ed è a questo punto che la Siae, cioè la Società Italiana degli Autori e degli Editori preposta alla protezione e all'esercizio dell'intermediazione del diritto d'autore in Italia, batte cassa. E chiede al piccolo teatro di Crispiano di pagare ben 128,80 euro. I conti sono presto fatti: nelle casse del teatro restano 225 euro e pochi spicci, insufficienti persino a pagare la corrente elettrica necessaria a tenere aperta la struttura.
«La Siae - scrive Messina - fa finta di niente, come se per lei non fossero valide le stesse nostre restrizioni sul Covid. E a domanda precisa risponde che hanno applicato la tariffa minima applicabile, cioè quella per i teatri da 0 a 300 posti. Sa di presa in giro. Se ci si mette anche la Siae, seppelliteci adesso». Lo sfogo di Messina, affidato ai social, diventa ben presto virale e lo rilancia, fra gli altri, anche il noto comico Natalino Balasso con un post intinto nell'ironia più amara: «Per la Siae - scrive - “non ce n'è Coviddi”», una frase pronunciata da una donna siciliana, in spiaggia, ai microfoni di una emittente televisiva e divenuta tormentone di questi ultimi mesi di pandemia.