Crispiano, posti ridotti e distanziati, ma il teatro si riempie: «Alla Siae metà dell'incasso, seppelliteci ora»

Crispiano, posti ridotti e distanziati, ma il teatro si riempie: «Alla Siae metà dell'incasso, seppelliteci ora»
di Paola ANCORA
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Mercoledì 14 Ottobre 2020, 11:52 - Ultimo aggiornamento: 22 Ottobre, 19:48

Il Covid mette in ginocchio il settore degli spettacoli in tutto il Paese, ma saranno tasse e burocrazia a dargli, probabilmente, il colpo di grazia. A meno che la storia che stiamo per raccontare e che arriva da Crispiano, provincia di Taranto, non convinca chi tiene le redini del settore e dell'industria culturale italiana a invertire la rotta e cambiare passo, perché di cultura si mangia, eccome: a ricordarlo, sabato scorso, centinaia di bauli sistemati da attori, musicisti e operatori dello spettacolo in piazza Duomo, a Milano. Bauli come fossero bare per dire che la pandemia ha cancellato la cultura dall'agenda del Governo Conte bis.

A Crispiano accade, dunque, che si riesca a riempire il teatro comunale nonostante le rigide norme di contenimento del contagio da coronavirus: «Il teatro - spiega Enrico Messina - ha normalmente 200 posti. Ora, a causa delle limitazioni Covid, ne sono disponibili 70. Riusciamo a occuparne 62 (praticamente sold out) continuando una politica di prezzi accessibilissimi (6 euro per le famiglie), perché siamo alla periferia dell'impero e ci siamo con un progetto della Regione Puglia, con Teatro Pubblico Pugliese, che si intitola proprio “Periferie al Centro”».

Messina è, fra le altre cose, direttore artistico di Armamaxa teatro e direttore del teatro comunale di Ceglie Messapica ed è responsabile, con Daria Paoletta, della rassegna crispianese “Il ‘nuovo’ Posto delle Favole”.

Grazie allo spettacolo “Il Fiore Azzurro” della compagnia Burambo, spettacolo programmato proprio nell'ambito di tale rassegna, il piccolo teatro si è quindi riempito. Perché non di sola movida si vive, e per fortuna. 

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La serata è un piccolo successo: il teatro incassa 354 euro. Ed è a questo punto che la Siae, cioè la Società Italiana degli Autori e degli Editori preposta alla protezione e all'esercizio dell'intermediazione del diritto d'autore in Italia, batte cassa. E chiede al piccolo teatro di Crispiano di pagare ben 128,80 euro. I conti sono presto fatti: nelle casse del teatro restano 225 euro e pochi spicci, insufficienti persino a pagare la corrente elettrica necessaria a tenere aperta la struttura. 

«La Siae - scrive Messina - fa finta di niente, come se per lei non fossero valide le stesse nostre restrizioni sul Covid. E a domanda precisa risponde che hanno applicato la tariffa minima applicabile, cioè quella per i teatri da 0 a 300 posti. Sa di presa in giro. Se ci si mette anche la Siae, seppelliteci adesso». Lo sfogo di Messina, affidato ai social, diventa ben presto virale e lo rilancia, fra gli altri, anche il noto comico Natalino Balasso con un post intinto nell'ironia più amara: «Per la Siae - scrive - “non ce n'è Coviddi”», una frase pronunciata da una donna siciliana, in spiaggia, ai microfoni di una emittente televisiva e divenuta tormentone di questi ultimi mesi di pandemia. 

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