Conte torna a Taranto: vigilia di Natale nell'ex Ilva

Conte torna a Taranto: vigilia di Natale nell'ex Ilva
di Alessio PIGNATELLI
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Martedì 24 Dicembre 2019, 12:23 - Ultimo aggiornamento: 20:04
Una vigilia di Natale in fabbrica. Il premier Conte decide di tornare a Taranto a poco più di un mese da quel famoso 8 novembre. Quella volta affrontò la piazza, colloquiò con gli operai e parlò con i rappresentanti delle associazioni ambientaliste. Una lunga giornata, insomma, mentre oggi dovrebbe essere solo una toccata e fuga. Condizionale d'obbligo perché l'etichetta è sempre passibile di stravolgimenti. L'idea, però, è di un breve saluto ai dipendenti dello stabilimento ArcelorMittal, un segnale, un messaggio a poche ore dal Natale.
Il presidente del Consiglio, secondo fonti sindacali, dovrebbe entrare nel Siderurgico intorno alle ore 16: un momento per fare gli auguri di una serenità che certamente manca. Ci saranno i turnisti e le delegazioni sindacali richiamate in fretta e furia dall'azienda per questa visita ufficiale. Non potrà esservi il pienone come durante il precedente blitz del capo del governo anche perché questa volta arriva a pochissime ore dal Natale. Una scelta chiaramente consapevole perché da Palazzo Chigi si cerca di lanciare messaggi distensivi nel pieno di un negoziato complesso tra ArcelorMittal e governo. Una trattativa che lascia col fiato sospeso proprio gli operai che si aspettano di ricevere rassicurazioni reali. Finora, quanto emerso non lascia propriamente tranquilli. Perché in ballo c'è un piano industriale da cui dovrebbero scaturire degli esuberi. Sicuramente non i 4.700 prospettati inizialmente dalla multinazionale ma il team del Mise guidato da Francesco Caio e dai commissari straordinari di Ilva in as necessariamente ritoccherà il piano occupazionale del 6 settembre 2018. Proprio quello che i sindacati non vogliono.
I binari della trattativa sembrano abbastanza lineari e il preaccordo firmato venerdì scorso è un'ulteriore conferma. Si chiama Heads of Agreement, è un memorandum di quattro pagine in cui Am e commissari straordinari di Ilva in As pongono le basi per una possibile intesa vincolante da trovare entro il 31 gennaio. Si parla del nuovo piano industriale con investimenti in tecnologia verde da realizzarsi anche attraverso una nuova società finanziata da investitori pubblici e privati e c'è un passaggio determinante che interesse proprio gli operai di Am: è stabilito che saranno formulati i dettagli dei livelli di occupazione durante il periodo considerato e coerenti con il nuovo piano industriale. Al fine di raggiungere tali livelli di occupazione, tutte le parti che hanno firmato l'accordo sindacale di settembre 2018, il giorno della firma del nuovo accordo, stipuleranno un nuovo accordo sindacale coerente con i termini ivi stabiliti. Insomma, c'è da mettere mano all'attuale forza lavoro composta da 10.700 unità su tutto il gruppo, di cui 8.200 a Taranto. Il green new deal del governo italiano vorrebbe trasformare l'ex Ilva in un'industria poco impattante: produzione di acciaio a 8 milioni di tonnellate entro il 2023 con il revamping di Afo5 accoppiato ad Afo4 e in aggiunta la realizzazione di due forni elettrici. In più sarebbe pronto il progetto di un impianto per la produzione del preridotto - un semilavorato siderurgico contenente prevalentemente ferro metallico ottenuto a partire da pellets (palline) di minerale ferroso trattate per mezzo di monossido di carbonio e idrogeno - che servirebbe ad alimentare i due forni elettrici. Lo Stato entrerebbe nel capitale sociale di Am Investco dove, comunque, ArcelorMittal resterebbe la prima azionista. Sono le indiscrezioni che compongono un puzzle che le fonti ufficiali non hanno mai smentito in attesa del 30 dicembre, giorno in cui il Riesame darà il suo responso definitivo sullo spegnimento di Afo2.
Chissà se la visita del presidente Giuseppe Conte possa servire a fare un po' di chiarezza anche se gli aspetti propriamente tecnici sono demandati alla struttura di Caio e coperti da riservatezza nella trattativa. Di sicuro, sindacati e lavoratori pretenderanno almeno una cosa: una tranquillità per il futuro. A maggior ragione visto il contesto della vigilia di un Natale, forse mai così delicato e incerto.
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