Confindustria si ricompatta, le imprese dell'indotto rientrano nei ranghi

Confindustria si ricompatta, le imprese dell'indotto rientrano nei ranghi
di Domenico PALMIOTTI
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Sabato 14 Gennaio 2023, 05:00

Tregua. Confindustria Taranto ritrova l’unità sul problema Acciaierie d’Italia, ex Ilva, dopo le tensioni delle ultime settimane e gli interventi delle aziende dell’indotto che si sono mosse in modo autonomo dall’associazione chiedendo di essere ascoltate dal ministro Adolfo Urso e dalle commissioni parlamentari.

Il documento

Al termine della riunione di ieri pomeriggio durata alcune ore, “il consiglio generale di Confindustria Taranto, dopo un ampio e approfondito dibattito, si è espresso unanimemente a favore di una linea comune dando pieno mandato al presidente di Confindustria Taranto, Salvatore Toma, di portare al Mimit, il 19 gennaio prossimo, un documento unitario”. Così recita la breve nota diffusa in serata dall’associazione. “Ci siamo ritrovati tutti d’accordo - dichiara a Quotidiano Salvatore Toma, presidente di Confinfustria Taranto -. È prevalsa una linea unitaria che riflette la posizione dei tre livelli della nostra organizzazione, cioè Taranto, Bari e Roma. Dal dibattito ho raccolto molti spunti e suggerimenti. Nei primi giorni della prossima settimana verrà messo a punto un documento, che ovviamente condivideremo, e questo documento lo porterò a Roma   al ministro Urso. Quella sarà la nostra posizione”.

I lavori del consiglio generale sono cominciati nel primo pomeriggio e durati alcune ore. Presenti una quarantina di persone tra cui Luigi Sportelli, ex presidente di Confindustria ed ex presidente della Camera di Commercio ed ora procuratore di Acciaierie d’Italia nella stessa Confindustria, che è intervenuto nel dibattito.  Secondo fonti ascoltate da Quotidiano, ci sarebbe stata una sostanziale retromarcia da parte delle imprese che si erano smarcate dal vertice associativo. Un rientro nei ranghi. Smentiti anche tentativi di scissione o di passare in altre organizzazioni datoriali. Si era ventilato un possibile passaggio a Confapi ma quest’organizzazione ha dichiarato a Quotidiano di non essere interessata alle “migrazioni”. “Non abbiamo voluto contestarti presidente Toma - avrebbero detto alcuni esponenti delle imprese dell’indotto secondo la ricostruzione fatta da Quotidiano -. Ma non abbiamo approvato quando tu hai detto che non condividevi la nostra iniziativa”. In effetti, tra Natale e primi dell’anno l’iniziativa dell’indotto ha avuto un crescendo. Prima le imprese hanno chiesto lo sblocco immediato per Acciaierie d’Italia delle risorse che lo Stato aveva promesso all’atto della nascita di Acciaierie d’Italia, poi si sono rivolte al ministro delle Imprese e alle commissioni di Camera e Senato chiedendo di essere ascoltate, quindi hanno disapprovato, definendolo inopportuno, lo sciopero che Fiom Cgil, Uilm e Usb hanno messo in cantiere per il 19 nel siderurgico, proprio nel giorno del vertice convocato a Roma dal ministro. Un crescendo che ovviamente non è passato inosservato. Anzi, è stato stoppato sia a Taranto che a Bari. Toma ha infatti dichiarato di non condividere “nel merito e nel metodo” la linea autonoma delle imprese, mentre per Sergio Fontana, presidente regionale della Puglia, “chi è associato a Confindustria ne rispetta la linea, che è una sola”. E prima dei due presidenti, era intervenuto anche il sindaco Rinaldo Melucci, definendo “grossolano” il dissenso dell’indotto e dicendosi “certo che non corrisponda alla sensibilità diffusa di Confindustria Taranto”.

“Sul tema dell’ex Ilva - dichiara a Quotidiano Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia - abbiamo avuto un confronto anche col presidente nazionale Carlo Bonomi.

Siamo allineati”. D’altra parte, già in questi giorni di fibrillazione dell’indotto c’era stato uno scambio costante tra Taranto e i vertici di Bari e Roma. “La nostra posizione - sostiene Fontana - è chiara. Dice che l’acciaio è strategico e che la produzione a caldo dell’acciaio é imprescindibile e di importanza nazionale. Possiamo anche vivere di sole, mare e turismo, ma se siamo la seconda potenza manifatturiera d’Europa bisogna che lo Stato sia consapevole di questo”. “Chiunque sia a gestire l’azienda Ilva - aggiunge Fontana -, abbia in massima considerazione il fatto che dev’esserci nel concreto un chiaro profilo economico, sociale e ambientale. Se l’importanza dell’azienda è ritenuta strategica, se tutti siamo d’accordo su questo, anche un socio di minoranza deve condividere un piano industriale serio”. “Ad Acciaierie d’Italia o a chi verrà, qualunque esso sia, diciamo che serve un’azienda che funzioni e che è importante creare ricchezza, utile, perché non si può vivere di cassa integrazione - sostiene il numero 1 degli industriali pugliesi -. Ecco perché rimarco la necessità di un piano industriale serio che sia condiviso con i portatori di interesse. Quest’azienda deve riprendere quota, risalire la china, tornare a produrre, altrimenti la paghiamo dieci volte e ne facciamo un altro caso Alitalia”. 

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