Ex Ilva, condanna della Corte Europea: «Il Governo rompa il silenzio»

Ex Ilva, condanna della Corte Europea: «Il Governo rompa il silenzio»
di Nicola SAMMALI
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Martedì 21 Maggio 2019, 10:44
Cosa ha fatto o cosa intende fare il governo rispetto alla sentenza Cedu sul caso Ilva? E ancora. Il governo ha impugnato la sentenza oppure si sta adeguando alle prescrizioni contenute nel dispositivo? Nella Pec inviata al premier Conte e ai ministri Di Maio, Costa, Grillo, Lezzi e Bonafede, le associazioni Liberiamo Taranto e Genitori Tarantini chiedono agli esponenti M5s al governo di rompere il silenzio sulla vicenda, e di dare una risposta prima del 24 giugno, quando il vicepremier Di Maio dovrebbe ritornare a Taranto. «Ci saremmo aspettati, infatti - hanno dichiarato Liberiamo Taranto e Genitori Tarantini nel corso della conferenza tenuta ieri - che già in occasione della visita a Taranto di un corposo gruppo di rappresentanti del Governo, il 24 aprile scorso, il vicepresidente Luigi Di Maio e i ministri Barbara Lezzi, Sergio Costa, Grillo e Bonisoli, avessero informato i cittadini tarantini delle decisioni e azioni che lo Stato ha intrapreso per rimediare alle gravi violazioni rilevate dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo». Ma in quell'occasione, hanno detto, il governo avrebbe dovuto soprattutto «chiarire se lo Stato italiano avrebbe presentato ricorso alla Grande Camera». Il dispositivo della sentenza, dal punto 178 al punto 180, come ha ricordato ieri in conferenza stampa Monica Altamura di Liberiamo Taranto, indica le modalità attraverso cui lo Stato è chiamato a rimediare alle violazioni di alcuni diritti fondamentali, riconosciute a danno dei cittadini di Taranto, per cui l'Italia a gennaio è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. «Gradiremmo sapere, inoltre, se Governo ritiene di aver recepito le prescrizioni della sentenza Cedu mediante le recenti modifiche apportate all'articolo 46 del decreto crescita. In tal caso, riterremmo molto grave l'azione di questo esecutivo perchè, nonostante le modifiche apportate a quella norma, verrebbe confermato l'ultimo piano ambientale approvato, ritenendo che lo stesso risolva l'emergenza sanitaria». C'è un altro quesito, quindi, che Liberiamo Taranto e Genitori Tarantini rivolgono nella missiva al governo. Con l'emanazione del decreto crescita lo Stato ritiene di aver adempiuto alle disposizioni contenute nella sentenza? «Il nostro sospetto - ha commentato la Altamura - è che aggiungendo la parola ambientale dopo la parola piano nel decreto crescita all'articolo 46, previsto nel 2015 per Ilva, il governo pensi di aver adempiuto alla sentenza». Le disposizioni prevedono che il piano ambientale approvato dalle autorità nazionali, e recante l'indicazione delle misure e delle azioni necessarie ad assicurare la protezione ambientale e sanitaria della popolazione, dovrà essere messo in esecuzione nel più breve tempo possibile. «Lamentiamo - ha sottolineato invece Lina Ambrogi Melle, promotrice e prima firmataria di un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e di un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica per la questione Ilva - la mancata indicazione da parte della Corte di misure e tempi precisi per risolvere la questione e chiediamo che ci sia un risarcimento morale, non solo per i ricorrenti ma per tutta la popolazione». L'ultimo tema affrontato ha riguardato invece gli ampliamenti delle discariche e le emissioni odorigene, con l'intervento di Angela Pagano, del Comitato Articolo 32 Diritto alla Salute di Statte. A proposito di Italcave, ha annunciato la Pagano, «chiediamo di eliminare il conferimento in cava di tutto l'umido e di tutti i codici Cer che non siano ben identificati; il ritiro delle autorizzazioni del terzo lotto; l'applicazione della sentenza della Cassazione 36/905 del 18 giugno 2015, dove si riconosce la rilevanza penale delle emissioni in atmosfera di cattivi odori». La puzza, ha raccontato la Pagano, «io la sento tutti i giorni, la mattina faccio un passo indietro perché non riesco a mettere un piede fuori di casa, tanto è nauseabonda. Anche i miei bambini vivono così».
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