Il concerto mai fatto di David Bowie a Taranto, il ricordo del superfan Marcello Nitti

Il concerto mai fatto di David Bowie a Taranto, il ricordo del superfan Marcello Nitti
di Claudio FRASCELLA
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Lunedì 18 Gennaio 2016, 16:32

«La mattina dell'11 gennaio, appena acceso il cellulare, la prima telefonata, Lucia, un’amica: Marcello, è morto David Bowie!». Un lungo silenzio, un velo di tristezza, poi la conferma a una riflessione, la sera precedente, ascoltando una canzone dell’ultimo album, appena pubblicato. «Non mi sono meravigliato: ascoltando “Lazarus” dal suo ultimo “Blackstar”, avevo avuto un brivido, ricacciato una brutta sensazione: “Guardatemi, sono in paradiso, ho vissuto come un re!”, più che un testo, un testamento».

Marcello Nitti, tarantino, cinquantanove anni, per quaranta sulle tracce del Duca bianco, come era stato ribattezzato il grande artista inglese. Tredici volte David Bowie, dallo “Stage Tour” al “Serious MoonlightTour”, il primo a Monaco di Baviera, l’ultimo a Roma, anche insieme con i Tin Machine, passando ancora per Monaco, Montreux, due volte a Parigi, Firenze e Modena, sei volte in tutto nella capitale. Tanti i concerti e i biglietti che custodisce gelosamente e che rispolvera in una sorta di “memorabilia”. Bowie, visto, fotografato, registrato, applaudito in tutte le salse, dal rock al pop, proseguendo in un’inattesa incursione nel mondo della dance.



In giro per l’Italia e per il mondo. Marcello Nitti, dipendente del Ministero dei Beni culturali a Taranto, uno dei nomi noti della musica locale per mille ragioni, racconta la sua epica vissuta per decenni alle caviglie della sua rockstar. Ovunque fosse Bowie, Nitti era lì. Con il suo “Nagra” ai tempi di Radio Taranto, prima emittente locale cittadina; poi i primi servizi dall’estero per il Corriere del giorno, che ospitava le sue cronache rock; una delle sue macchine fotografiche, a immortalare la sua unica grande passione: “Mr. Ziggy Stardust”.

Anche manager, promoter. Organizzatore negli anni 80 di decine di concerti importanti, al Tursport di San Vito, complesso turistico con palasport annesso a dieci minuti dalla città. È lì che Marcello ha ospitato Simple Minds, Ultravox, Siouxsie, Style Council, Bauhaus, New Order e altri ancora. «Ma il mio obiettivo principale – confessa Nitti – era lui, David Bowie, quel concerto lo avrei organizzato mettendoci oltre ad attenzione e professionalità, anche il cuore».

La scomparsa di Bowie. «Non mi ha colto del tutto di sorpresa – racconta Nitti, addolorato – le parole in inglese ascoltate nel suo ultimo album mi avevano gettato nello sconforto; per la prima volta un disco di Bowie invece di mettermi felicità e curiosità insieme, mi aveva lasciato l’amaro in bocca, poi quel lunedì mattina, una telefonata dietro l’altra e la conferma che il “Duca” ci aveva lasciati con un suo ricordo».

Una vita ad ascoltare le sue canzoni. «La stanzetta, il primo stereo, amici, flirt e viaggi, audiocassette e bootleg che mi procuravo attraverso mille passaggi obbligati: oggi è tutto più semplice, ma se una volta volevi entrare in possesso di questa o quella versione, copertina compresa, quel concerto registrato chissà come, chissà dove, anche di discreta qualità, dovevi avere una rete di amicizie, fra Italia ed estero, fatta di telefonate e lettere».

Quel Bowie a Taranto appena sfiorato. «Incontrai David Zard, il suo manager – ricorda – all’hotel Oriente di Bari, era il 1987, era in tour con i Duran Duran; dalla mia, una corposa documentazione dei concerti fino ad allora organizzati, solo di grandi rockstar: per questo fui tenuto in debita considerazione, diversamente a Bowie non sarebbe nemmeno arrivata voce che a Taranto ci fosse un “pazzo” che sfidava piazze come Milano, Torino, Firenze e Roma; stavolta, però, Rocco Ture, proprietario del Tursport, grande imprenditore, uomo di cuore, non c’entrava; ma se avesse potuto farlo, mi avrebbe accontentato, mi ha sempre voluto un sacco di bene, ma occorreva uno spazio enorme per allestire un concerto di proporzioni indescrivibili ».

Nitti, la speranza, il lavoro per convincere che Taranto può andare bene per Bowie. «Un impegno, il mio, durato un anno – spiega – gli incontri presso l’Ente per il turismo di corso Umberto con l’allora presidente Bruno Pignatelli; mi ricevette, nonostante fossi giovane, mi ascoltò con molta attenzione, gli spiegai quanto fosse importante per la città un attrattore simile, e soprattutto che smacco sarebbe stato per altre piazze più importanti sfilargli da sotto il naso una leggenda del rock».

L’idea della location c’era già. «E anche un altro imprenditore straordinario – rivela – Donato Carelli, ma non scegliamo lo stadio “Iacovone”, ci orientiamo sull’Ippodromo: uno, due, tre incontri con Pignatelli; lo stesso con l’ex presidente del Taranto calcio, dal quale incasso la massima disponibilità; Zard mi chiede foto e pianta dell’intero complesso, ed è con questa che mi presento da lui: tutto viene meno, però, quando parliamo di cifre: un miliardo di vecchie lire! Pignatelli contropropone, ma il sogno svanisce; c’era la possibilità di fare anche due concerti consecutivi e abbattere i costi: niente da fare, Bowie stava prendendo un’altra strada».