Caso Scazzi, la docufiction in Tv dal 23 novembre

Caso Scazzi, la docufiction in Tv dal 23 novembre
Caso Scazzi, la docufiction in Tv dal 23 novembre
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Venerdì 19 Novembre 2021, 12:21 - Ultimo aggiornamento: 17:13

Una docufiction sul tragico caso di Sarah Scazzi che sconvolse l'Italia intera. Molte le ipotesi che si alterneranno durante i quarantadue giorni di ricerca. Ipotesi che sveleranno segreti e rancori, arrivando a costruire un incredibile reality show dell'orrore e del grottesco. Avetrana, il paese dove tutto si svolge, ne sarà un vero set a cielo aperto. Sarah.

La ragazza di Avetrana è la nuova docu-serie Sky Original prodotta da Groenlandia e tratta dall'omonimo libro scritto da Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni (Fandango Libri, 2020) che, in quattro puntate, ricostruisce tutta la vicenda non solo dal punto di vista giudiziario ma anche mediatico, concentrandosi sulla sua spettacolarizzazione.

La serie

Su Sky Documentaries dal 23 novembre alle 21.15, disponibile anche on demand e in streaming su NOW, la serie cerca di spiegare come Avetrana rappresenti il caso che più di ogni altro ha canalizzato l'attenzione mediatica creando un vero e proprio circo per il quale non interessava più la ricerca della verità, quanto sviscerare tutti gli aspetti più morbosi. Il punto di non ritorno è rappresentato da quanto accadde in diretta tv quando Concetta Serrano, madre di Sarah, venne a sapere che la figlia non era in realtà scomparsa e che lo zio Michele Misseri aveva fatto ritrovare il suo corpo senza vita.

L'attenzione spasmodica

Da allora l'attenzione su Avetrana divenne spasmodica, tanto che tutte le persone coinvolte diventarono personaggi televisivi. Anche i passanti, gli abitanti, i vicini di casa e tutta la comunità avetranese divennero protagonisti di uno show dell'orrore.

Il documentario, per la prima volta partendo da Avetrana, pone un interrogativo che tocca tutti i casi di cronaca diventati mediatici: quanto può influire un racconto che insegue il macabro e il morboso nella ricerca della verità? Quanto può influire una narrazione così «inquinata» anche nelle indagini giudiziarie? 

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