Bullismo, Adiba torna in Marocco: era stata presa di mira da due compagne di classe

Bullismo, Adiba torna in Marocco: era stata presa di mira da due compagne di classe
di Nazareno DINOI
4 Minuti di Lettura
Giovedì 2 Febbraio 2023, 21:10 - Ultimo aggiornamento: 21:43

Demoralizzata e vinta dagli atti di bullismo e razzismo di due compagne di classe, la quindicenne di origini marocchine ha deciso di abbandonare la scuola e tornare con la madre in Marocco

Finisce così la sua breve esperienza in Italia dove con la madre aveva deciso di rifarsi una nuova vita insieme al padre, da anni impiegato come operaio in un’azienda di autodemolizione di un Comune del brindisino. È il triste epilogo della brutta storia di intolleranza razziale venuta alla luce in una scuola media di un comune del versante orientale della provincia di Taranto, finita all’attenzione del Tribunale per i minorenni che indaga due studentesse italiane per i reati di molestie e istigazione a sfondo razziale in concorso. Su di loro pende una richiesta di rinvio a giudizio sulla quale deve esprimersi il giudice minorile.

La storia

La vittima, che attualmente si trova a Casablanca e che chiameremo Adiba, ha deciso con i suoi genitori che la rappresentano, di non costituirsi parte civile nell’eventuale processo mentre il padre ha fatto sapere al suo avvocato, Alessandro Cavallo, che la figlia non intende perseguire in nessun modo le presunte autrici di quegli atti di bullismo. 

Una grande lezione di civiltà della famiglia marocchina che dovrebbe insegnare molto alle due indagate e a tanti sostenitori delle barriere ai confini dei Paesi più “progrediti”.

A denunciare l’accaduto non era stata nemmeno la ragazzina, che chiameremo Adiba, ma una delle sue insegnanti. La professoressa si era presentata nella caserma dei carabinieri del paese raccontando un episodio avvenuto all’uscita di scuola quando una delle due indagate avrebbe aggredito violentemente Adiba. 

«Sono intervenuta per separarle chiedendo urlando che qualcuno intervenisse, ma non è venuto nessuno, neanche i genitori che assistevano indifferenti alla scena», racconta la donna nella denuncia. Dalla vittima che è stata sentita come persona informata, è poi venuto fuori un clima di intolleranza con isolamento e insulti sino alle minacce vere e proprio sfociate, appunto, con l’aggressione fisica denunciata dalla docente. La deposizione della presunta vittima, la testimonianza della professoressa che per prima aveva parlato del clima di intolleranza che si respirava nella classe e le indagini condotte dai carabinieri, hanno convinto il pm della Procura minorile, Ferrieri Caputi, a chiedere il rinvio a giudizio per le due italiane con questi capi d’imputazione: «In concorso morale e materiale tra di loro – scrive il pm -, all’interno dell’istituto scolastico dicendole ripetutamente “sei sporca”, “sei una m...a”, “marocchina di m...a”. In più occasioni mostrandole il dito medio e chiamandola in continuazione durante le lezioni per poi non dirle alcunché, molestavano per biasimevole motivo la loro compagna di classe con l’aggravante del fatto commesso per finalità di discriminazione razziale». 

Adiba ha vissuto sin dall’inizio il suo disagio anche perché non ha una buona conoscenza della lingua. Ai carabinieri ha confessato di non partecipare ai dialoghi tra compagni di scuola perché preferisce starsene da sola. «Io ho un carattere chiuso e preferisco stare da sola anche perché non comprendo bene l’italiano», aveva spiegato la ragazza che già in fase di interrogatorio aveva fatto verbalizzare l’intenzione di voler perdonare: «non voglio denunciare nessuno - aveva detto -, ora va tutto bene, se la situazione peggiora ci penserò». Per fortuna ci ha pensato la sua insegnante.

© RIPRODUZIONE RISERVATA