Bracciante morta nel vigneto. La Regione Puglia parte civile

Bracciante morta nel vigneto. La Regione Puglia parte civile
di Dino MICCOLI
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 1 Dicembre 2021, 08:18 - Ultimo aggiornamento: 09:40

Si allarga il fronte di parte civile nel processo che si sta celebrando a Trani in cui il titolare dell'azienda ortofrutta di Corato, Luigi Terrone è imputato per la morte di Paola Clemente, l'operaia agricola di San Giorgio Ionico che morì per un infarto a soli 49 anni.

Paola era partita la mattina presto all'alba di quel 13 luglio 2015, una giornata afosa, quando in un vigneto di Andria si sentì male sino a perdere la vita. Da allora nel suo ricordo e nel suo nome è avvenuto qualcosa come un movimento tellurico, un segno di risveglio e di condivisione. Un po' come quello che accade in aula di Tribunale dove sono state ammesse come parte civile, dopo il marito e il figlio già in sede di udienza preliminare, anche il fratello e la sorella della vittima, la Regione Puglia e il Comitato «12 giugno» Vittime del Lavoro, del Dovere e del Volontariato di Taranto. Terrone si difende dall'accusa del reato di omicidio colposo, mentre a Trani è in corso un altro processo a carico di sei persone accusate di intermediazione illecita, truffa e sfruttamento del lavoro a carico di referenti di un'agenzia interinale che forniva braccianti agli imprenditori agricoli.
La cronaca giudiziaria ci consegna i dati che nel processo per omicidio colposo, il pm Alessandro Pesce ha chiesto al giudice di nominare come periti un medico legale e un medico del lavoro per fare chiarezza sulle questione che divide a vario titolo i consulenti sinora interpellati. Se ne riparlerà a febbraio del nuovo anno come stabilito nel corso dell'udienza, dinanzi al giudice monocratico Sara Pedone.

L'obiettivo: sensibilizzare sul problema


Ma il fronte pro- Paola, si allarga a macchia d'olio come testimoniato anche dal nuovo entrato nelle vesti di parte civile dell'Associazione Comitato 12 giugno, istituito e portato avanti in modo coriaceo e battagliero dall'ex operaio dell'Ilva Cosimo Semeraro. Quest'ultimo oltre ad un certosino lavoro di sensibilizzazione sul territorio in memoria delle morti bianche sui posti di lavoro, non ha lesinato energie e coraggio nel farsi avanti come parte civile nel processo che tiene sulla linea di galleggiamento, ben in vista, la presunta violazione del contratto di lavoro in materia di obblighi di informativa, addestramento, formazione e obblighi di prevenzione e protezione a beneficio dei lavoratori. Sempre. La tesi accusatoria sostenuta dal pubblico ministero recita di inadeguata valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori e la mancata adozione dei provvedimenti in materia di primo soccorso.
Non sarebbe stata fatta un'adeguata valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori e non sarebbero stati adottati i provvedimenti in materia di primo soccorso. Paola Clemente, tuttavia, a parte la storia giudiziaria in corso, sembra essere la bussola di un argomento che non può essere disatteso. A lei sono stati dedicati, diremmo a carattere internazionale, inchiostro, aule di prestigio che portano il suo nome, vie cittadine, cortometraggi, versi in poesia, in una voragine di emozioni che sembra dare speranza e in qualche modo conforto a chi è rimasto come suo marito Stefano e i tre figli tanto amati da Paola, che non hanno cancellato quel triste giorno. C'è il conforto di assistere a quanto Paola abbia portato germoglio. Forse poco nel paese che l'accoglieva, quella San Giorgio Ionico che forse è tra le poche realtà a non avere colto la possibilità di smantellare le zone grigie del perbenismo, dove per meritare una targa ricordo, la sensibilità della gente, c'è bisogno ancora di vecchio e consolidato lignaggio. La storia di Paola dimostra ancora di essere più vera anche rispetto alle debolezze umane.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA