Arsenale, operaio ucciso dalle bramme: ci sono le condanne

Arsenale, operaio ucciso dalle bramme: ci sono le condanne
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Mercoledì 23 Dicembre 2015, 09:23
Tre condanne, compresa l’azienda del sub appalto chiamata in causa per responsabilità amministrativa, per l’incidente avvenuto all’interno dell’Arsenale di Taranto il 25 gennaio del 2010, che costò la vita al lavoratore stattese Giovanni De Cuia, schiacciato da una catasta di bramme.

È stato il tribunale di Taranto (giudice dottoressa Fulvia Misserini) a definire la posizione degli imputati, all’esito del processo istruito sull’incredibile infortunio sul lavoro costato la vita all’operaio stattese.
Giovanni De Cuia, che prestava servizio presso la Divisione Sistema Nave dell’Arsenale, si trovava a passare sul marciapiede adiacente all’area di stoccaggio dei materiali quando, il 25 gennaio del 2010, fu travolto da una catasta di bramme, decedendo sul colpo.

A suo tempo, allorchè il caso era finito all’esame del gup del tribunale gli imputati sott’accusa erano molti di più, nell’ambito del procedimento aperto dal pm dottoressa Antonella De Luca.

Sott’accusa, infatti, figuravano il responsabile del procedimento e dei lavori designato dalla direzione del Ministero della Difesa, il coordinatore per la progettazione dei lavori, quello per l’esecuzione dei lavori, un addetto al cantiere designato dall’Aeronautica militare, l’amministratore della stessa azienda «Joule Srl», delegata ai lavori di sostituzione di coperture metalliche nell’officina costruzioni metalliche e nell’officina attrezzatori. Si trattava del colonnello dell’Aeronautica Renato Beatrice, di Rocco Capone, Fabio Boccasino, Sergio Antelmi, Giovanni Sciurti, dei quali l’accusa pubblica aveva richiesto il processo. E poi di Giuseppe Calasso e Francesco Valente, rispettivamente dipendente e capo cantiere della crispianese «Joule», i cui difensori avevano richiesto il patteggiamento.

All’esito delle discussioni, il gup aveva assolto per non aver commesso il fatto Capone (assistito dall’avvocato Marco Pomes), Boccasino (avvocato Antonio Altamura) e Beatrice (avvocato Michele La Forgia). Sciurti (difeso dall’avvocato Franco Castronovo) e Antelmi (avvocato Altamura) erano stati rinviati a giudizio. Assistiti dall’avvocato Massimiliano Madio, avevano invece patteggiato la pena Calasso e Valente.

L’incidente che costò la vita a De Cuia avvenne a causa di un probabile errato deposito delle bramme: la catasta era precipitata nel preciso al momento in cui il De Cuia passava da quelle parti. Le lamiere zingate con politeurano espanso, che pesano svariati quintali, avevano travolto irrimediabilmente l’operaio. De Cuia era un addetto alla vigilanza dell'Arsenale: il suo decesso fece particolarmente scalpore, proprio perchè il povero lavoratore non aveva nulla a che vedere con le attività in corso nell’area dell’Arsenale su appalto della direzione Genio-Dife per la cui esecuzione era stata chiamata in causa l’Aeronautica militare. Quest’ultima aveva affidato una parte degli interventi proprio alla «Joule Srl».

All’esito di una lunga e complessa istruttoria, il tribunale di Taranto ha condannato ad un anno e otto mesi di reclusione sia Sciurti che Antelmi, mentre ha condannato la Joule Srl alla sanzione amministrativa di centomila euro.

Società e imputati, in solido fra loro, sono pure stati condannati a pagare una provvisionale in favore delle parti civili costituite, rappresentate dall’avvocato Massimiliano Del Vecchio: in tutto 210mila euro.
Peraltro, il tribunale ha condizionato la sospensione della pena agli imputati nei termini di legge proprio al pagamento della provvisionale.
Li. Cam.