ArcelorMittal, avviata la cassa integrazione per altri 3 mesi

ArcelorMittal, avviata la cassa integrazione per altri 3 mesi
di Alessio PIGNATELLI
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Mercoledì 6 Gennaio 2021, 13:50

La discussione con i sindacati si terrà domani alle ore 11 ma il nuovo ciclo di cassa integrazione con causale Covid in ArcelorMittal è già iniziato da lunedì.
Anomalie legittimate e consentite dalla normativa sull'ammortizzatore legato alla pandemia che prevede entro i tre giorni, anche retroattivi appunto, la discussione con le organizzazioni sindacali. Tuttavia, nonostante queste stranezze, il clima tra azienda e metalmeccanici sembra essere più dialogante. Magari non si arriverà a grossi risultati ma, rispetto al totale muro contro muro dei mesi scorsi, sembrano esserci più spiragli. Per il resto, la comunicazione firmata dal capo del personale di Am Italia, Arturo Ferrucci, ripercorre stessi schemi e numeri. La sospensione interesserà lo stabilimento di Taranto per 12 settimane, a partire quindi dal 4 gennaio, per un numero totale di 8.132 unità di cui 5.616 operai. Ovviamente, si tratta di un numero massimo mentre la media in questi mesi ha toccato più o meno le 3mila persone in base ai periodi e agli assetti di marcia.
Anche la motivazione resta la stessa: a causa del perdurare della riduzione dell'attività lavorativa riconducibile alla situazione di emergenza epidemiologica da virus Covid19 in atto a livello nazionale, ArcelorMittal è costretta suo malgrado a utilizzare per ulteriori dodici settimane il ricorso alla Cigo con la causale emergenza Covid19. Trattandosi di un evento oggettivamente non evitabile che rende indifferibile la riduzione dell'attività lavorativa, la società propone dunque un confronto per domani alle 11.


I sindacati insisteranno sulla necessità di far ruotare i lavoratori per evitare che a fare sacrifici siano sempre gli stessi operai. Chiederanno anche un'integrazione al reddito anche se qui non dovrebbero esserci margini di trattativa. Anche se con numeri differenti, l'utilizzo dell'ammortizzatore sociale in ArcelorMittal dura ormai da due anni. A luglio 2019, infatti, iniziò il ricorso alla cassa ordinaria a causa della crisi del settore dell'acciaio: i numeri erano profondamente differenti in quanto l'azienda prospettò una soglia massima di 1.395 unità per 13 settimane e così ripartita: 1.011 operai, 106 intermedi, 278 tra impiegati e quadri. I cicli si sono susseguiti e alternati nel corso del 2019 fino ad arrivare all'anno scorso quando, con la diffusione del virus che ha sconquassato l'economia a livello mondiale, è iniziata da marzo la cassa con la causale Covid.
Nonostante queste premesse, comunque, è bene ribadire che l'approccio tra le parti è più conciliante rispetto alle distanze siderali che si erano create ormai da mesi.

Incide certamente anche la nuova situazione disegnata dal governo. L'ingresso dello Stato tramite Invitalia, società del Mef, aspetta solo l'ok dell'Antitrust europeo su cui c'è grande fiducia. Sia l'ad di Invitalia Domenico Arcuri, sia l'ad di Am Italia Lucia Morselli, infatti, hanno più volte dato quasi per scontato un via libera di Bruxelles. E nella remota ipotesi non arrivasse, è pronto comunque un piano alternativo.


C'è parallelamente il negoziato con i sindacati che è stato solo abbozzato il 23 dicembre tramite una videocall con il governo. Tra una settimana, quasi certamente il 12 gennaio, ci sarà una nuova riunione per cominciare ad approfondire gli elementi di piano industriale e occupazionale a livello tecnico. Al momento sono note solamente le linee guida che prevedono un ciclo misto per il siderurgico di Taranto: due altiforni - Afo4 e Afo5, quest'ultimo da riattivare dopo anni di fermo tramite revamping - affiancati da forni elettrici e impianto di preriduzione. Per il personale, i 10.700 del gruppo sarebbero confermati a regime, cioè nel 2025, ma è prevista negli anni una serie a scalare di cicli di ammortizzatori per gestire gli esuberi. Si partirebbe già quest'anno con circa 3mila in cassa ma i sindacati dovranno trattare sui numeri. Insomma, volente o nolente, bisogna dialogare e allora tanto vale provare a scardinare il conflitto che si era creato affrontando i temi a livello locale.

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