«Mittal, piano inaccettabile»: il Governo va allo scontro

«Mittal, piano inaccettabile»: il Governo va allo scontro
di Alessio PIGNATELLI
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Martedì 16 Giugno 2020, 09:45
«Non consentiremo che un progetto venga snaturato. Non riteniamo accettabile il piano degli esuberi. Il piano di ArcelorMittal non può essere accettato». Il premier Giuseppe Conte è tornato a parlare, in maniera netta, del futuro del siderurgico. Già dall'altro giorno, Palazzo Chigi aveva fatto sentire la propria voce tramite alcune agenzie di stampa. Ieri, a margine degli Stati generali a Villa Pamphilj, il presidente del Consiglio ha detto: «Abbiamo le idee molto chiare e non consentiremo che un progetto strategico per il Paese possa essere snaturato e reso non idoneo. Questo vale anche per gli esuberi che non riteniamo accettabili».

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Parole nette, quelle del premier, nel giorno della ripresa del dialogo tra Regione Puglia e sindacati. E non era scontato visti i precedenti. Si è tornati a confrontarsi su ArcelorMittal e, più in generale, sulla vertenza del siderurgico. Da Bari c'è ormai la certezza che la multinazionale è totalmente inaffidabile, sulla stessa lunghezza i sindacati. Però, al di là della dialettica, si è avuta l'impressione che le vecchie ruggini tra il presidente Emiliano e - parte del - sindacato non siano svanite. Anche ieri ci sono state punzecchiature, prese di posizione ed è mancato quel passo concreto in più. Fiom, Fim, Uilm, Usb e Ugl - avranno oggi a mezzogiorno un altro incontro col prefetto di Taranto, Demetrio Martino: stesso argomento, ovviamente e in più saranno protagonisti anche le sigle dell'indotto - non possono dirsi del tutto soddisfatte dalla call conference presieduta dal presidente Michele Emiliano.

Era stata fortemente voluta dai sindacati dopo la rottura definitiva delle relazioni con l'azienda: l'obiettivo era fare fronte comune con le istituzioni ma poi ci si scontra con la realtà e con contesti differenti. Quello politico per esempio. Estremamente delicato e in bilico tra prossime elezioni regionali e strategie comuni tra Pd e M5S al governo. «Noi non crediamo in questa gestione - le parole di Emiliano - Crediamo in un intervento dello Stato attraverso altri soci che abbiano una diversa responsabilità. Purtroppo il presidente del Consiglio e i ministri che si occupano di questa storia ci dicono che sganciarsi da Mittal, che secondo me è il più grande errore che abbiamo fatto, non è una cosa facile».

Immediata la stroncatura del co-presidente del gruppo europeo Ecr-Fratelli D'italia, Raffaele Fitto che ha ricordato quando lo stesso Emiliano, a novembre, disse di sentirsi a casa durante una conferenza in stabilimento. Parole ben differenti e Fitto non ha risparmiato un commento caustico: «Che dire: lungimiranza, coerenza ma soprattutto visione».

Non sono mancati anche gli attriti tra Emiliano e i sindacati quando è stato ricordato lo sciopero col sit-in di settimana scorsa dove ha ricevuto insulti da diversi operai. «L'atteggiamento altalenante con la Regione e con me, non me lo spiego ma io sono pronto, ancora una volta, a dire sì al sindacato - ha aggiunto il presidente - Devo fronteggiare spesso un'ostilità da parte vostra. Quando avete fatto lo sciopero, non mi avete chiamato e io non mi presento agli scioperi dove non sono chiamato. Ma mi posso mai presentare ad uno sciopero in fabbrica senza essere invitato?».

Le organizzazioni sindacali hanno ribadito, anche in una nota unitaria, la necessità che le istituzioni a tutti i livelli, compreso la Regione Puglia, intervengano sulla vertenza superando la stagione degli annunci. Inoltre è stata rimarcata la necessità di interventi esigibili di sostegno al reddito con la richiesta che la Regione Puglia metta a disposizione strumenti per i lavoratori sia in Amministrazione straordinaria, sia in ArcelorMittal investiti dalla Cassa Integrazione.

Sulla formazione dei cassintegrati a zero ore, il coordinatore della task force sulle crisi occupazionali Caroli ha specificato che ci sarà «formazione accompagnata da una indennità. Il modo sperimentato in passato, adesso sarà reso più snello per renderlo fruibile». Rimane fermo l'impegno sul futuro ha chiosato il coordinatore della task force «ma non è con la cassa integrazione che si risolve. Il problema dello stabilimento si risolve con un piano industriale che faccia salvi i livelli occupazionali e con l'innovazione».
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