Anziano morto dopo le torture, il gip: tutti in carcere. L'arrestato: «Ho lo schifo addosso»

Anziano morto dopo le torture, il gip: tutti in carcere. L'arrestato: «Ho lo schifo addosso»
di Mario DILIBERTO
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Venerdì 3 Maggio 2019, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 10:58

La gip Paola Morelli ha accolto le richieste della pm Pina Montanaro e deciso per il carcere: gli otto ragazzi accusati di aver bullizzato e picchiato ripetutamente il 66enne di Manduria Antonio Stano, pensionato affetto da disturbi psichici, morto in ospedale il 23 aprile, saranno trasferiti nel carcere minorile Fornelli di Bari. Anche per i due maggiorenni, di 19 e 22 anni, sottoposti anch'essi a fermo il 30 aprile, la giudice ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere come richiesto dal pm Remo Epifani.

Le accuse sono pesantissime: tortura, danneggiamento, violazione di domicilio e sequestro di persona aggravati dalla crudeltà. Ad incastrarli, i filmati contenuti sui cellulari dei giovani, filmati che hanno fatto il giro del web provocando sgomento, rabbia e indignazione.

I cellulari sono stati sequestrati dalla polizia e sottoposti a una consulenza tecnica da parte di un perito nominato dalla Procura ordinaria e da quella dei minori di Taranto, coordinate dal procuratore Carlo Maria Capristo e dalla procuratrice Pina Montanaro.

Tutti dentro, dunque.  La decisione è giunta al termine della lunga giornata dedicata alle convalide degli otto fermi decretati dalle due procure che indagano sul dramma del pensionato. A sciogliere per prima la riserva è stata Paola Morelli, dinanzi alla quale ieri mattina sono sfilati i sei indagati che non hanno superato i diciotto anni di età. A tutti sono stati mostrati i video che li hanno incastrati. Il magistrato non ha ritenuto di convalidare i fermi dopo i quali, martedì mattina, i ragazzi erano stati condotti nei centri di prima accoglienza di Lecce e Bari. Il magistrato non ha ritenuto fondato il pericolo di fuga da parte degli indagati. Ma ha disposto la misura cautelare per tutti i giovanissimi manduriani, valutando sussistente il rischio di inquinamento delle prove e di reiterazione di atteggiamenti violenti.

Per loro ieri sera si sono spalancate le porte dell'istituto penale minorile barese. Troppo gravi le condotte ravvisate dai giudici per adottare un verdetto diverso. E a nulla sono valse le ammissioni, le spiegazioni e le scuse, oltre al dispiacere espresso nel corso dei confronti con il giudice, durante i quali sono stati assistiti dagli avvocati Antonio Liagi, Lorenzo Bullo, Cosimo Micera, Davide Parlatano Nicoletta Monaco. E uno dei minori ha risposto così, dopo aver visionato i video: «Come mi sento? Mi sento lo schifo addosso come una seconda pelle...».

Tutti sono stati trasferiti nell'istituto minorile sotto il peso delle contestazioni di tortura, danneggiamento, violazione di domicilio e sequestro di persona aggravati. Alcuni degli inquisiti hanno tentato di ridimensionare il ruolo svolto nelle aggressioni subite da Stano e testimoniate da quelle orribili immagini da loro stessi registrate e rintracciate dagli investigatori su cellulari e chat sequestrati con l'indagine lampo. Una carrellata di sequenze horror in cui il povero pensionato viene aggredito, terrorizzato e umiliato. Con i ragazzini che lo circondano in strada e gli saltano addosso con pugni e calci, mentre lui invoca l'intervento di Polizia e Carabinieri. Oppure lo colpiscono dopo aver sfondato la porta della sua abitazione, a Manduria, picchiandolo e sputandogli addosso nonostante la vittima mendichi pietà. Episodi in larga parte scovati nella chat del gruppo che si era denominato degli orfanelli.

Un'escalation di malvagità che alla fine ha sconfitto quell'uomo solo. Sino a spingerlo a rinchiudersi in casa rinunciando ad alimentarsi e sostanzialmente a vivere.
Una sorta di autocondanna che ha spianato la strada alla sua morte, sopraggiunta in ospedale il 23 aprile scorso dopo 18 giorni di coma.

Dinanzi al gip Rita Romano, inoltre, ieri sono sfilati il 19enne Gregorio Lamusta, difeso dagli avvocati Armando Pasanisi e Franz Pesare, e il 23enne Antonio Spadavecchia, assistito dagli avvocati Lorenzo Bullo e Gaetano Vitale. Anche loro sono stati fermati con quelle pesantissime accuse e hanno avuto modo di visionare le immagini sequetrate dai poliziotti.

I due si sono detti profondamente dispiaciuti di quanto avvenuto. Lamusta, già sentito nel corso delle indagini preliminari, ha ribadito le dichiarzioni rese dinanzi agli investigatori. Ha spiegato di non aver mai colpito il pensionato e di essersi fatto coinvolgere da quei conoscenti che avrebbe accompagnato in auto nei raid serali organizzati per sfottere lu pacciu.
Spadavecchia, dal suo canto, ha ammesso un solo episodio in cui ha spiegato di non aver colpito la vittima.

Ha insistito anche di non aver fatto parte di alcuna gang, sottolineando come il suo nome e il suo numero non comparissero nella chat denominata degli orfanelli. Dichiarazioni messe a verbale durante l'interrogatorio.

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