Amianto killer a bordo delle navi della Marina: 45 si trovano a Taranto

Amianto killer a bordo delle navi della Marina: 45 si trovano a Taranto
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Mercoledì 8 Gennaio 2020, 10:50 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 17:14
Amianto killer nelle unità militari e nelle basi a terra della Marina militare: lo denuncia l'Ona, l'Osservatorio Nazionale Amianto, una Onlus che segue il tema e raccoglie dati e denunce circa la presenza del minerale killer. L'Ona segnala  570 casi di mesotelioma fino al 2015; almeno 2000 morti per amianto. Sono stati invece 1001 casi segnalati alla Procura della Repubblica di Padova fino al 2015 (relazione Commissione Parlamentare d’Inchiesta).

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Nella relazione tecnica all'emendamento, voluto dal M5S alla legge di bilancio appena entrata in vigore, la Marina Militare, dopo decenni di silenzi e di parziali ammissioni, «ammette  - scrive Ona - che ben 136 unità navali ancora in servizio contengono amianto nei punti più disparati, dagli impianti elettrici alle caldaie, dai dormitori alle infermerie, dalle sale mensa ai magazzini. Di queste, 45 sono dislocate nella sede di Taranto, 60 in quella di La Spezia e 31 nella sede di Augusta, in provincia di Siracusa».

L’emendamento ha permesso di stanziare 12 milioni di euro per il triennio 2020 – 2022, che saranno impiegati per avviare il processo di bonifica di circa 30 unità navali. Quindi ne rimarranno in servizio ancora un centinaio con l’amianto a bordo. L’ammontare complessivo necessario per la bonifica integrale ammonta a circa 54 milioni di euro. «Certamente questi 12milioni di euro sono insufficienti, una goccia nell'oceano rispetto alla condizione di rischio effettiva nelle Forze Armate» afferma il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Ezio Bonanni, da anni impegnato nella tutela dei Militari e dei loro familiari, che, seppur accogliendo positivamente il provvedimento governativo, denuncia: «La legge è una confessione e una palese ammissione della presenza di amianto nelle unità navali, di conseguenza della responsabilità della Marina e del Ministero della Difesa. Se l'unità navale è piena di amianto bisogna chiuderla e preservare la salute dei militari che non possono essere mandati a lavorare in condizioni di rischio».

«Chiediamo alla Nostra Marina Militare uno scatto di orgoglio e di riconoscere tutte le vittime e di porre fine al contenzioso giudiziario» dichiara il legale, che si prepara così al giudizio che inizierà presso la Corte di Appello di Venezia il prossimo 6 febbraio e che vede al banco degli imputati i più alti Ammiragli della Nostra Flotta Navale, ritenuti responsabili, a vario titolo, della morte di centinaia di marinai riconosciuti come vittime del dovere. 
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