Aggressioni agli infermieri nel Pronto soccorso: no ai poliziotti nelle corsie

Dopo gli ultimi episodi al pronto soccorso la risposta della direzione medica del presidio

Aggressioni agli infermieri nel Pronto soccorso: no ai poliziotti nelle corsie
di Nazareno DINOI
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Mercoledì 25 Maggio 2022, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 08:46

Si torna a parlare degli episodi di violenza nei pronto soccorso della provincia di Taranto. La direzione medica del presidio ospedaliero centrale Santissima Annunziata, ha inviato una lettera di risposta alla direzione strategica della Asl che la sollecitava ad adottare le più opportune misure per eliminare o comunque limitare il fenomeno che comincia a preoccupare. 

Gli ultimi episodi

Due gli ultimi episodi a distanza di 24 ore avevano visto il tentato strangolamento di un infermiere del triage e un altro suo collega buttato a terra, sempre ad opera di pazienti o parenti di questi, insoddisfatti per i lunghi tempi di attesa.

La risposta della direzione medica prende sostanzialmente atto del grave fenomeno facendo presente di avere già intrapreso misure consistenti nella discussione multidisciplinare con incontri sul tema tra il personale coinvolto e il responsabile del Servizio di prevenzione e protezione, dottor Guido Cardella, a capo di una equipe composta da specialisti dei servizi rischio clinico, psicologia clinica e del lavoro, sorveglianza sanitaria e responsabili dell'istituto di vigilanza i cui agenti assicurano la propria presenza nei pronto soccorso per 24 ore al giorno.

Rispondendo poi al presidente dell'Ordine degli infermieri, Pierpaolo Volpe, che oltre al vigilante chiedeva la presenza costante di un agente della polizia di Stato, il dottor Cardella risponde con un rifiuto ritenendo la presenza di persone in divisa contraria al processo di umanizzazione delle strutture sanitarie. Così risponde Volpe a cui non è piaciuta per niente la posizione del dirigente della prevenzione e protezione.

«Prima di pensare al processo di umanizzazione delle cure - afferma -, bisogna procedere alla modifica del modello organizzativo consentendo all'infermiere, così come avviene in altre regioni d'Italia, di occuparsi dei codici bianchi e verdi con protocolli rigidi ben definiti in modo da decongestionare il pronto soccorso e ridurre i tempi d'attesa».
Il rappresentante della categoria infermieristica auspica insomma una maggiore autonomia dell'infermiere in grado di risolvere da solo i casi di bassissima criticità che sono poi quelli che più di tutto intasano le strutture. «Se non si interviene immediatamente sul modello organizzativo - avverte il presidente Volpe -, le aggressioni saranno sempre all'ordine del giorno perché il cittadino è stremato per le ore di attesa inaccettabili».

La richiesta di un incontro

Volpe chiederà per questo un incontro al prefetto e al questore di Taranto. L'unica concessione accordata, per ora, richiesta questa oltre dall'Ordine anche dalla Uil Sanità, è che il personale dei pronto soccorso può omettere di esporre il proprio nome e cognome ma solo il numero identificativo della matricola. Questo per evitare, come è successo, che gli operatori vengano individuati e contattati attraverso i social diventando così bersaglio mediatico oltre che fisico.
Per quanto riguarda infine la carenza di personale lamentata dalla categoria, è sempre il responsabile della prevenzione e sicurezza, Cardella a ricordare che oltre il 90% degli ospedali si lamenta di questo ed invita le parti sociali e l'ordine degli infermieri ad indirizzare tali richieste nei tavoli di concertazione regionali e nazionali.
 

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