Ex Ilva ai dipendenti: «Volete trasferirvi al Nord?»

E intanto nuova denuncia dei sindacati sulle ferie tramutate in cassa integrazione

Ex Ilva ai dipendenti: «Volete trasferirvi al Nord?»
di Domenico PALMIOTTI
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Domenica 12 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio, 08:57

Acciaierie d’Italia, ex Ilva, cerca a Taranto personale da portare nei propri stabilimenti del Nord. Una breve comunicazione è stata inviata in questi giorni a tecnici e impiegati. Vi si legge: “Caro collega, è in corso un progetto di Internal Mobility per offrire opportunità di sviluppo interno presso i siti AdI dell’area Nord. Se interessato, sei pregato di inviare un cv aggiornato all’indirizzo di posta elettronica hrmilano@acciaierieditalia con oggetto ‘Internal Mobility’”.

Le reazioni

La comunicazione non è firmata ma porta solo la dicitura HR Area Nord. Parte quindi dalla direzione del personale dei siti settentrionali di AdI (Genova, Novi Ligure, Racconigi) guidata da Virginia Piccirilli, la stessa dirigente che di recente ha inviato a Taranto due comunicazioni. La prima ai responsabili delle varie aree, invitandoli a mettere in cassa integrazione coloro che sinora non l’hanno fatta, soprattutto impiegati. La seconda, invece, ai sindacati, convocandoli per il 16 febbraio ad un nuovo incontro dopo quelli del 30 gennaio in Confindustria nazionale e di lunedì scorso in fabbrica a Taranto. Piccirilli che, insistenti indiscrezioni, danno come nuovo, prossimo direttore del personale al posto di Arturo Ferrucci. E se avvenisse, questo sarebbe il secondo cambio importante dopo quello del direttore di stabilimento, dove Salvatore Del Vecchio ha preso il posto di Alessandro Labile che era stato nominato lo scorso agosto. 

Non è noto cosa sottenda questo processo di mobilità interna, che naturalmente è su base volontaria. «Certo - commenta a Quotidiano Davide Sperti, segretario Uilm - in Acciaierie d’Italia stanno accadendo cose davvero strane. A parte che la fabbrica è al collasso, ma facciamo gli incontri a Roma e a Taranto e non ci dicono assolutamente nulla. Nè del nuovo direttore, né di questa iniziativa sulla mobilità interna. Come sempre, AdI a parole dichiara apertura e importanza del confronto ma poi i fatti la smentiscono perché vanno in direzione opposta».

Di nuovo il caso ferie

E scoppia di nuovo il caso delle ferie tramutate in cassa integrazione come nella scorsa estate.

Lo denuncia la Fim Cisl. La scoperta è avvenuta con i cedolini paga di gennaio che vanno ora in pagamento. «I lavoratori, pur avendo programmato le giornate di ferie utilizzando la nuova modulistica comunicata attraverso le relazioni industriali, hanno riscontrato che alcune giornate di ferie programmate e autorizzate dai preposti aziendali, sono state trasformate in cassa integrazione. Riteniamo tale condotta del tutto inaccettabile e lesiva nei confronti dei lavoratori - protesta la Fim - che, nonostante si siano attenuti alla procedura impartita dall’azienda, ancora una volta, dopo innumerevoli solleciti, comunicati e denunce all’Ispettorato del Lavoro, si vedono trasformare le giornate di ferie programmate regolarmente in cassa integrazione». La Fim sollecita AdI a correggere «tali anomalie, in caso contrario denunceremo quanto segnalato alla Procura della Repubblica».

La stessa Fim ha invitato i dipendenti AdI che si ritengono danneggiati da questa trasformazione, che può riguardare le ferie ma anche altri istituti, «a consegnare ai delegati di reparto cedolini, cartellini e ricevuta dell’autorizzazione firmata dai preposti». E anche la Uilm invita i lavoratori a consegnare le buste paga interessate che saranno poi consegnate «direttamente alla Guardia di Finanza per l’indagine in corso, avviata dalla Uilm, e che ci risulta in fase di chiusura».

Per la Uilm, che segnala però un caso diverso, «paradossale quanto è emerso dai cedolini paga questo mese. Acciaierie d’Italia, pur di recuperare risorse economiche, depreda soldi dalle tasche dei dipendenti». «L’indicazione di AdI è quella di fare cassa integrazione coinvolgendo tutti e per un numero prestabilito di giorni alla settimana e questo indipendentemente dagli organici tecnologici degli impianti - rileva Sperti -. Tuttavia ci sono lavoratori che nei giorni prestabiliti di cassa, si sono visti attribuire permessi non retribuiti. L’azienda, per non smaltire tutta la cassa integrazione col rischio di esaurirla, ha agito unilateralmente su altre voci individuali dei dipendenti. Ma poiché molti di questi lavoratori non avevano residui di ferie, ecco che sono scattati i permessi non retribuiti. In concreto, un danno economico che in alcuni casi va da 250 a oltre 500 euro». 

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